giovedì 20 agosto 2015

I MENU DEI TURISTI PUZZANO DI FRODE

Olio scadente 

e ricette “violentate” 
I menu per turisti 

puzzano di frode

La maggior parte degli italiani in vacanza vuole degustare
la cucina tipica del posto, ma molti ristoranti in luoghi di villeggiatura servono dei prodotti di bassa qualità, spacciandoli per autentici Dop o Igp. Tra le ricette di cui diffidare, gli spaghetti alla carbonara con prosciutto cotto al posto del guanciale
Il 78% degli italiani in vacanza nell’estate 2015 quando mangia fuori è attratto dalla cucina tipica del luogo in cui si trova mentre solo il 15% vuole continuare a mangiare le pietanze a cui e abituato a casa durante l’anno e solo un 6% preferisce la cucina internazionale. È quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixè divulgata in occasione del primo bilancio del piano estivo di controlli della Guardia di finanza a tutela dei consumatori nelle località turistiche contro i falsi e le contraffazioni. Il desiderio della maggioranza degli italiani si scontra infatti con il rischio “tarocco” molto diffuso nella vendita di prodotti alimentari tipici e nei menu acchiappaturisti.



Il pericolo frodi riguarda anche il souvenir enogastronomico del luogo di vacanza come extravergini, formaggi, salumi e conserve e per non cadere negli inganni e nelle frodi il consiglio della Coldiretti è quello di rivolgersi direttamente agli agricoltori e agli allevatori nei mercati e nelle fattorie certificati da Campagna Amica, quello di scegliere uno dei 4.886 prodotti tradizionali censiti dalle regioni, uno dei 415 vini Doc/Docg o uno dei 271 prodotti Dop/Igp italiani riconosciuti dall’Unione europea e distinguibili dal caratteristico logo (Dop/Igp) a cerchi concentrici blu e gialli con la scritta per esteso nella parte gialla “Denominazione di origine protetta” o “Indicazione geografica protetta” mentre nella parte blu compaiono le stelline rappresentative dell’Unione europea.

Per l’extravergine di oliva è in vigore dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza delle olive anche se la provenienza va ricercata con attenzione in etichetta con il vero olio italiano riconoscibile da scritte come “ottenuto da olive italiane”, “ottenuto da olive coltivate in Italia” o “100 % da olive italiane” mentre per i miscugli di provenienza diversa sarà specificato se si tratta di “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o di “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari”. 

Nelle località più turistiche più battute è più facile imbattersi in ristoranti che offrono ricette “violentate” come la cotoletta alla milanese preparata con carne di pollo o maiale, fritta nell’olio di semi al posto della carne di vitello fritta nel burro, ma anche più semplicemente l’oliera contenente olio di dubbia qualità e provenienza spacciato come italiano Dop. Secondo la Coldiretti è bene fuggire rapidamente di fronte ad una locanda romana che offre spaghetti alla carbonara con prosciutto cotto al posto del guanciale e formaggio grattugiato al posto del pecorino romano.

Tra i piatti più traditi nella costiera amalfitana ci sono la tipica caprese servita con formaggio industriale al posto della mozzarella di bufala o del fiordilatte, mentre in quella ligure non mancano i casi di pasta al pesto proposta con mandorle, noci o pistacchi al posto dei pinoli e con il formaggio comune che sostituisce l’immancabile parmigiano reggiano e il pecorino romano. Un inganno che colpisce anche la tradizione siciliana con la pasta alla Norma preparata spesso con semplice formaggio grattugiato al posto della ricotta salata. Ma tra i falsi culinari più sfacciati lungo tutta la penisola durante l’estate figurano anche il tiramisù con la panna al posto del mascarpone e gli spaghetti alla bolognese, una invenzione per stranieri completamente sconosciuta nella città emiliana.
ITALIAATAVOLA

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