lunedì 2 marzo 2020

Ritardi nei pagamenti Danni per 10mila euro alle aziende

Ritardi nei pagamenti
Danni per 

10mila euro 

alle aziende


Tanto perde mediamente in un anno ogni impresa, secondo una ricerca di Sap Concur sulle Piccole e medie imprese italiane. Una situazione che potrebbe addirittura precipitare con l’emergenza da coronavirus.

Irallentamento delle attività economiche e commerciali di queste settimane dovuto all’emergenza da coronavirus sta mettendo in difficoltà numerosissime aziende italiane, soprattutto tra le Piccole e medie imprese. Difficoltà che, tra qualche settimana, potrebbero tradursi nell’impossibilità di gestire come d’abitudine i pagamenti per clienti e fornitori.

I ritardi nei pagamenti generano danni per le Pmi italiane - Ritardi nei pagamenti Danni per 10mila euro alle aziende
I ritardi nei pagamenti generano danni per le Pmi italiane

È una delle conseguenze di questo periodo di grande incertezza nel Paese, che potrebbe fiaccare una situazione già oggettivamente difficile per tante piccole realtà italiane. Una ricerca condotta al termine dello scorso anno da BVA-Doxa per SAP Concur (azienda specializzata in soluzioni tecnologiche per i business traveller) sulle Pmi italiane ha evidenziato infatti che a causa delle difficoltà riscontrate d’abitudine nel gestire i pagamenti di clienti e fornitori, ogni anno i ritardi accumulati causano, in media, danni per 10mila euro a ogni Pmi. E il settore dei servizi è quello che soffre più ritardi, a causa anzitutto della mancanza di liquidità.

In Italia il pagamento ritardato delle fatture è un fenomeno tuttora molto diffuso: 2 aziende su 5 devono infatti fare i conti quotidianamente con questo problema. Nell’ultimo anno il 40% delle PMI ha riscontrato ritardi, soprattutto nel Nord Est dell’Italia (tra l’altro la zona più colpita dall’emergenza coronavirus), principalmente in micro imprese che impegnate nei settori della manifattura e della produzione.

Si viene a creare così un circolo vizioso: emerge infatti che circa il 20% delle fatture non viene pagata alla scadenza. Gli acquirenti che pagano in ritardo si giustificano soprattutto adducendo a problemi di liquidità. Questi sono più frequenti nel Centro-Sud, ma sono numerosi anche al Nord dove la problematica crea ulteriori ritardi a cascata: ciò significa che l’acquirente non salda la fattura finché a sua volta non viene pagato.

Tra i clienti “ritardatari” non si evidenziano particolari differenze in base alla tipologia di azienda: tra privati, imprese e Pubblica amministrazione, la percentuale di acquirenti che paga in ritardo è più o meno la stessa e si aggira attorno al 55% sul totale.

La mancanza di liquidità tocca in particolar modo le aziende impegnate nei settori della manifattura e della produzione, mentre nei servizi emerge, come altro ostacolo, il problema della complessità delle procedure che comportano ulteriori ritardi nei pagamenti. Le aziende B2C segnalano inoltre difficoltà con le banche. Il pagamento ritardato riverbera in primis sul cash flow, la differenza tra entrate e uscite di cassa, anche se non mancano ricadute su investimenti e taglio delle spese.

Da notare il fatto che i ritardi nei pagamenti siano più frequenti nel settore dei servizi e in Lombardia. Tutto ciò, secondo l'azienda che ha condotto l'indagine, è dovuto probabilmente allo sviluppo elevato del settore terziario nella regione locomotiva d’Italia. Di conseguenza, più alto è il numero di transizioni, il monte di lavoro e le attività commerciali, maggiore è il rischio che ci siano ritardi. Spesso la virtualizzazione dello scambio della “merce” nel settore dei servizi porta purtroppo a una superficialità nei pagamenti.

«Si tratta di un problema che abbiamo e stiamo riscontrando anche con i nostri clienti – ha detto Alessia Poletti, Senior Field Marketing Manager di SAP Concur Italia - per questo la gestione intelligente delle spese aziendali per viaggi d'affari è fondamentale e non incide solo sugli utili netti. Uno dei nostri primi obiettivi è quello di aiutare le aziende a risparmiare, ma anche a migliorare la produttività delle risorse sia in ufficio che fuori sede».
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