giovedì 29 ottobre 2020

Siamo alla fiera... dell'assurdo: perché discriminare i congressi?

 

Siamo alla fiera... dell'assurdo:
perché discriminare 

i congressi?


Convegni e congressi impattano sul Pil per 36 miliardi. Però hanno subìto le restrizioni. A differenza dei grandi eventi fieristici. Nonostante i rigidi protocolli. Ora pure il 2021 è bruciato. E gli alberghi piangono: «Fate i controlli sui reali assembramenti, ma lasciateci lavorare».

Per qualcuno siamo alla fiera... dell'assurdo: nel Decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) di domenica 18 ottobre Giuseppe Conte ha detto stop a convegni e congressi (niente assembramenti di persone: saranno possibili solo da remoto) e vietato pure fiere e sagre locali, non consentite nemmeno con mascherine e ingressi contingentati. Tutto fermo tranne gli eventi fieristici maggiori, quelli cioè nazionali e internazionali organizzati in luoghi dove deve essere possibile rispettare la distanza interpersonale di almeno un metro.


Sono permesse le fiere, ma solo quelle nazionali e internazionali - Siamo alla fiera... dell'assurdo: perché discriminare i congressi?
Sono permesse le fiere, ma solo quelle nazionali e internazionali

PERICOLOSITÀ RIDOTTA CON PROTEZIONI E POSTI ALTERNATI
Ma chi quantifica la pericolosità di certi appuntamenti, che di solito sono organizzati con obblighi e controllo su dispositivi di protezione e alternanza di posti? E soprattutto perché dovrebbero essere più a rischio, per esempio, delle palestre che hanno avuto in concessione una settimana aggiuntiva di "tregua"?

IMPATTO SUL PIL DI 36 MILIARDI: ITALIA SESTA AL MONDO
Perplessità a cui si aggiungono i funerei numeri che certificano la crisi economica del settore: con le ultime sospensioni rischia la chiusura un comparto che genera un indotto di 64,7 miliardi di euro, con un impatto diretto sul Prodotto interno lordo (Pil) di 36,2 miliardi di euro all'anno e che impiega 569 mila addetti. Per dare una dimensione del fenomeno, l’Italia rappresenta la sesta nazione al mondo per l'effetto economico generato da eventi e congressi.

IL TURISTA CONGRESSUALE SPENDE: 5-10 VOLTE PIÙ DEL "NORMALE"
Senza dimenticare che, secondo tutti i principali osservatori del comparto, il turista congressuale arriva a una spesa giornaliera che è da cinque a 10 volte più alta di quella di un turista "normale". Una gallina dalle uova d'oro. Solo in Veneto il valore di questa fetta di turismo è stimata nel 5% del totale, con una ricaduta di oltre 3 miliardi. E così da marzo la regione sta vedendo andare in fumo 100 milioni al mese.

OSSIGENO PER GLI ALBERGHI ANCHE IN BASSA STAGIONE
Confindustria alberghi e Federalberghi hanno ricordato che il settore assicura l’occupazione alberghiera anche in bassa stagione, riveste un peso importantissimo per le città d’arte attualmente in crisi e promuove all’estero l’immagine dell’Italia, coinvolgendo tutta la filiera - alberghi, centri congressi, agenzie organizzatrici, aziende di trasporti, società di catering e di servizi tecnici - e l’intera destinazione: ristorantitaximuseishopping, eccetera.

METÀ DEGLI EVENTI 2020 CANCELLATA: ANCHE IL 2021 BRUCIATO
E ora? La chiusura dei congressi mette in definitivo lockdown un settore che ha già cancellato più della metà degli eventi previsti per il 2020 e che, privato della possibilità di programmazione, non ha nessuna possibilità di lavorare anche nel 2021. Perché un congresso, un convegno o qualsiasi altra tipologia di evento pubblico o privato richiede mesi se non anni di programmazione.


Congressi e convegni, a differenza delle grandi fiere, sono stati bloccati dal Dpcm - Siamo alla fiera... dell'assurdo: perché discriminare i congressi?
Congressi e convegni, a differenza delle grandi fiere, sono stati bloccati dal Dpcm

EPPURE SANIFICAZIONE E RIGIDI PROTOCOLLI NON MANCANO
Eppure a livello di misure anti-contagio si parla di un ambiente estremamente professionalizzato e sicuro: i centri congressi, gli alberghi e tutta la filiera connessa all’organizzazione hanno investito molto in sistemi di sanificazione, si sono dotati di protocolli di sicurezza ancora più rigidi di quelli stabiliti nelle linee guida approvate dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. Per gli operatori del settore si tratta di una discriminazioneperché in una location è possibile svolgere attività di spettacolofieristica, o una manifestazione sportiva in presenza di pubblico, ma non un’attività “convegnistica”?

SPESSO SI UTILIZZANO LE REGOLE FIERISTICHE
Tra l'altro, come ha ricordato Maurizio Danese, il presidente di Veronafiere e dell'Associazione esposizioni e fiere italiane (Aefi), «spesso per i convegni utilizziamo le regole fieristiche» e gli spazi sono enormi. La speranza è dunque che per alcuni di questi eventi alla fine arrivi un via libera.

IL BUSINESS CAMBIA: MA LE REALTÀ LOCALI NON CE LA FANNO
Intanto il business, per chi è riuscito ad adeguarsi, si è già in parte trasformato con un cambio di paradigma che ha reso le manifestazioni sempre più ibride, con una profonda metamorfosi digitaleLa parola d'ordine è diventata phygital, cioè l'uso della tecnologia per costruire un ponte col mondo fisico. Una toppa che permette di traghettare il settore per almeno un annetto, in attesa di ripristinare - quando arriverà un vaccino - il contatto umano, l'incontro reale tra domanda e offerta, che per una fiera è fondamentale, non c'è internet che tenga. Ma se riescono a tenere botta le grandi piattaforme come Fiera Milano, che lavorano tanto in modalità specializzate business to business (b2b, cioè tra operatori del settore), sono le piccole realtà a soccombere.


Il business delle fiere e dei congressi si digitalizza - Siamo alla fiera... dell'assurdo: perché discriminare i congressi?Il business delle fiere e dei congressi si digitalizza

L'APPELLO DELL'ADA: «LASCIATECI LAVORARE»
In questo quadro gli alberghi restano i più penalizzati dalla stretta. Per loro quella dei congressi era l'ultima spiaggia per (provare a) salvare la stagione. E così Alessandro D’Andrea, presidente nazionale dell'Associazione italiana dei direttori d'albergo (Ada), ha lanciato un appello alle istituzioni: «Lasciateci lavorare, no a interventi generalizzati, sì ai controlli sui reali assembramenti».

RICAVI AZZERATI E NESSUNA FORMA DI SOSTEGNO
Non bastavano infatti le limitazioni dei viaggi dall'estero e degli spostamenti locali, ora è arrivata anche quest'ultima mazzata. «Negli alberghi ci siamo adoperati da subito per adeguare le strutture ai nuovi standard e protocolli per garantire sicurezza ai collaboratori e agli ospiti», continua D'Andrea, «per formare il personale, per convertire spazi e servizi, anche con importanti investimenti economici e nonostante i ricavi azzerati senza nessuna forma di sostegno per le imprese».

GLI INCONTRI DI LAVORO FANNO GIRARE L'ECONOMIA
Secondo i direttori d'albergo le vere emergenze sono dunque altrove: «Si intervenga sull'assembramento urbano, quando inutile, si risolva la questione dei trasporti pubblici, si aumentino i controlli nei locali che permettono gli assembramenti, anche al loro esterno, e non vigilano sull’obbligo del distanziamento e dell’uso delle mascherine. Ma perché limitare, se possono essere organizzati secondo i protocolli di sicurezza, gli incontri di lavoro, convegni, congressi, eventi, attività che servono per far girare l’economia e far ripartire le aziende già in crisi per il precedente lockdown?». Anche perché «le norme già in essere, istituite dai decreti precedenti, hanno bloccato le attività di banqueting sferrando un colpo doloroso al settore che ora, nuovamente, è messo mortalmente alle corde».

E SENZA TURISMO ED EVENTI I PREZZI DEGLI HOTEL CROLLANO
Non solo. Con la mancanza di turismo ed eventi, i prezzi degli alberghi sono crollati. L’Unione nazionale consumatori elaborando i dati Istat sull’inflazione di settembre, ha calcolato i ribassi applicati sulle tariffe degli hotel: Milano ha tagliato il 20,2%, Firenze è a -19,6% (ad agosto era a -7,5%, un calo quindi quasi triplicato nel giro di 30 giorni) mentre gli alberghi veneziani hanno tagliato i prezzi del 17,6%. E questo nonostante a settembre in una città come Firenze, a fronte del crollo dei flussi turistici internazionali, si è invece registrata un’impennata della domanda interna con un +20% di visitatori italiani: secondo una ricerca di Palazzo Vecchio siamo a oltre 80mila arrivi in città rispetto ai 66mila registrati a settembre 2019. Ma senza congressi e convegni gli affari sono un'altra cosa.

Marcello Pirovano
Marcello Pirovano

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