Pronti per un "anno breve"
che farà da cerniera
fra quello orribile
e quello del bene
Mancano poche ore alla fine del 2020, ma in realtà il '21 comincerà solo a fine gennaio, quando forse le cose inizieranno a cambiare in meglio con la ripresa di scuole e ristoranti . E dall'autunno si potrebbe entrare in un nuovo ciclo positivo che segnerà l'avvio anticipato del 2022.
Da calendario, pertanto, ed ovvietà più banale di questa è proprio difficile scovarla, risulta che tra pochissime ore finisce dicembre, ergo finisce l’anno 2020 e di conseguenza al primo di gennaio saremo nel 2021.
Potremmo mica dire che ciò non corrisponde al vero? Potremmo, ma a passare per matti non piace a nessuno, e allora non osiamo ed approcciamo il tema in modalità altra.
Arguta fu la definizione che lo storico inglese Hobsbawn diede dello scorso secolo: “il secolo breve”. Praticamente ne pospose la nascita all’anno dello scoppio di quella che fu poi chiamata la Prima Guerra Mondiale (1914) e ne anticipò la fine all’anno 1991 (quando è nato Internet). Ma di secoli brevi per gli storici ce ne sono stati anche altri.
Ecco, e se del XX secolo si è data ex-post la definizione di secolo breve, si parva licet, azzardiamo la definizione dell’anno che verrà, il 2021, come un “anno breve”.
Se c’è un anno breve, allora ci deve essere un anno “lungo” (o anche due anni “lunghi”).
E difatti, questo orribile anno 2020, d’imperio, un po’ con le buone e molto con le cattive, de facto si concede una proroga e decide che avrà termine nei giorni della merla, gli ultimi tre giorni di gennaio. Perché?
Perché gennaio, tredicesimo mese (!) dell’anno 2020 è troppo simile ai due mesi precedenti: ancora imperversa il flagello della pandemia, atroce il bollettino giornaliero con la conta dei decessi, triste e devastante il perdurare delle zone “a colori”, chiusi ristoranti e bar, pericoloso il perdurare della didattica a distanza e la non riapertura di quel cantiere del futuro che è la scuola.
E chissà se dopo l’Epifania non sarà addirittura peggio. E però, però, però... c’è anche l’accendersi di speranza per adesso flebile e tremolante: il vaccino. Si comincia con le vaccinazioni e ciò potrebbe significare l’inizio della fine della pandemia. E gli ultimi giorni di questo gennaio anomalo, questo gennaio tredicesimo mese dell’anno 2020, sono i giorni della merla: i giorni più freddi dell’anno. E con questo picco del gelo, finalmente l’anomalo lungo ed orribile 2020 va via.
Ed entra allora l’anno 2021, l’anno breve. Il peggiore gelo è alle spalle. Ci sono la Candelora, San Biagio, la festa degli innamorati, il dì che si allunga fino a tendere alla parità con le tenebre che raggiunge all’equinozio di primavera (20 marzo).
Va tutto bene?
No, non è che va tutto bene, però va tutto meglio. Gli early warnings, i cosiddetti segnali precoci, indicano che sarà primavera sotto tutti i punti di vista, la situazione migliora. E cominciano ad essere visibili anche ai pigri mentali le innovazioni conseguenti all’orribile anno 2020. La maggiore attenzione all’igiene, il controllo frequente della temperatura corporea, un distanziamento divenuto prassi, calche ed assembramenti abitudine solo di scalmanati.
Il cammino lento ma irreversibile verso la nuova normalità.
Riapertura a pieno regime dei ristoranti. Ristoranti innovati nella modalità di conduzione e di approccio sia verso la clientela che verso i fornitori. Servizi di delivery e di take away non vissuti né come calici amari, né come esclusivamente ancillari. Tecnologia che permea tutta l’attività, quella strumentale in cucina, quella gestionale d’impresa, quella di relazione e comunicazione con i pubblici interessati.
Riappropriazione degli spazi verdi: riaprono i parchi. E riaprono i musei, i teatri, i cinema.
Tutto bene allora? No, siamo costretti a ripeterci: tutto meglio, ma non ancora tutto bene.
Ancora restrizioni sugli spostamenti dall’estero verso l’Italia ed anche dall’Italia verso l’estero. I voli riprendono gradualmente. Per il turismo altra stagione strana. Vistose e considerevoli le assenze dei flussi turistici extraeuropei. Sono provenienze che pianificano il viaggio in Italia (ma diremmo meglio “in Europa”) con un displacement di circa sei mesi. Non essendoci state situazioni chiare e certe nello scorso inverno, non si addiviene al “trip in Italy” nella stagione corrente. Va meglio il turismo continentale, si preferisce l’utilizzo dell’auto propria, un altro anno di forte turismo interno con modalità preferita, anche in questo caso, la propria auto.
Soffermiamoci su questo aspetto del trasporto privato su gomma.Cosa comporta ciò come fenomeno derivato prevalente?
Il turismo on the road che al contempo sia anche “far from the madding crowd”.
Saranno state sufficienti le esperienze delle calche sulle spiagge e nelle discoteche della scorsa estate?
E allora le scoperte delle aree interne, di quella “montagna del Mediterraneo” che è il nostro bellissimo Appennino e del pittoresco arco prealpino.
L’enoturismo, il turismo gastronomico e la valorizzazione di quella emergente struttura di ospitalità che è il D&B: Dinner&Bed. Ristoranti di destinazione, elevatissima la qualità, con poche confortevoli camere a beneficio dei clienti che ivi cenano e che l’indomattina fruiscono anche di memorabile prima colazione.
Un turismo gastronomico che significa D&B ma che significa anche visitare oltre alle cantine (enoturismo), anche frantoi, oleifici, caseifici, salumifici, forni e gli spacci aziendali delle realtà di eccellenza del nostro agroalimentare che il mondo ci invidia.
Cosa comporterà ciò?
Fare acquisti oggi per domani!
Ben oltre il prodotto in modica quantità, funzione della capienza del bagagliaio, che è il take away “souvenir” per degustazione conviviale una volta che si è tornati a casa, è insorgente la modalità della “pedana elettronica”. Si acquistano negli spazi fisici i prodotti che vorremo consumare a casa. E l’insieme dei prodotti, sebbene di produttori diversi, grazie alla nuova logistica, verranno recapitati a casa in un’unica consegna.
Luci ed ombre tra situazione sanitaria, con segnali preoccupanti di un virus che non si rassegna ad estinguersi completamente e che camaleonticamente riappare e spaventa. Recall di vaccini, contagi non del tutto estinti.
Insomma, non va tutto bene, però va meglio e quell’anno orribile che fu il 2020 è solo più uno spettro malefico: si guarda avanti.
Si vendemmia, le scuole riaprono, i presìdi sanitari funzionano. L’economia riprende. In Italia, il volano di ripresa, con la meraviglia di molti, è dato dalla green economy. I virtuosi e le persone di buona volontà comprendono quale formidabile lezione è stata quella impartitaci dal feroce Covid-19.
Ahinoi, per quanti (tantissimi) però, la lezione a nulla è valsa. Costoro, nel settembre 2021, a settecento anni dalla morte del Sommo Poeta, nulla imparano neanche dalla terzina più bella che l’uomo abbia mai scritto: “considerate la vostra semenza, fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” (Inferno, canto XXVI).
E il 22 settembre è equinozio di autunno: il dì che comincia a durare meno di dodici ore.
A maggior ragione è utile ai fini delle attività all’aperto, l’ausilio dell’ora legale.
Tutto volge al meglio. Il turismo autunnale va meglio del previsto: tornano i primi turisti extraeuropei e le nostre meravigliose città d’arte accolgono i nuovi turisti, con gli operatori dell’hospitality che hanno formato per bene le persone.
Aeroporti ben funzionanti in termini di safety sanitaria, ligi all’osservanza delle doverose norme poste a tutela della salute di tutti noi, escono dalla desolazione dei voli cancellati.
Lo smart working è comunque abitudine adusa e ha mutato connotazione dei centri direzionali delle nostre metropoli tascabili.
I ristoranti, bene attenti a non ricadere nelle nefaste prassi del passato, e ben consapevoli delle nuove aspettative dei clienti nuovi, erogano il servizio di sala senza aver cancellato delivery e take away.
La pandemia non è notizia da prima pagina.
Sono giunte a compimento tutte le vendemmie, anche buona parte delle tardive. E per forza, siamo a San Martino, dove ogni mosto diventa vino!
San Martino e la sua eponima estate: tepore frammisto ad aria frizzantina.
Finalmente va tutto quasi bene.
E adesso avviene cosa strana. Il 2021, subentrato all’orribile 2020 nei giorni della merla, si dimette adesso, nell’estate di San Martino.
Motivazione: “ho esaurito il mio compito che, con l’aiuto delle persone di buona volontà, ritengo di aver svolto diligentemente. Il mio compito, lo manifesto adesso per quanti non lo avessero ancora capito, è stato quello di traghettarvi da un lungo annus horribilis ad un lungo annus mirabilis. E visto che ho avuto l’onore di essere l’anno (breve) del settimo centenario della morte del Sommo Poeta, mi congedo da Voi con un monito; compete a Voi poter dire: “e quindi uscimmo a riveder le stelle” (Inferno, canto XXXIV).
© Riproduzione riservata
di Vincenzo D’Antonio
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