Gli “esitanti” del vaccino, oltre a non proteggersi, stanno rallentando il raggiungimento dell’immunità di gregge e contribuiscono al persistere della pandemia di Covid-19. Uno studio internazionale condotto dall’Università Cattolica, analizza le ragioni del fenomeno e propone delle possibili soluzioni. Riportiamo integralmente un articolo tratto da panoramasanita.it.
Una corsa contro il tempo
La pandemia di Covid-19 non accenna a fermarsi e l’unica arma a disposizione per flettere le curve dei nuovi casi giornalieri, soprattutto quelle di mortalità, è la vaccinazione. Ed è una corsa contro il tempo, anche perché a breve si porrà la necessità di cominciare tutto da capo, con la somministrazione della terza dose ai primi vaccinati, ma soprattutto ai “fragili”. «Vale la pena ricordare – sottolinea Fidelia Cascini, docente di Igiene generale e applicata presso il Dipartimento di Scienze della vita e sanità pubblica della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, campus di Roma e primo autore dello studio – che le persone attualmente ricoverate in ospedale per complicanze legate al Covid-19 o che muoiono per queste complicanze, sono per la quasi totalità non vaccinate. In Italia, il bollettino ISS di metà luglio, riportava che la protezione generata dai vaccini rispetto al ricovero in ospedale è del 94,57%, per il ricovero in terapia intensiva del 97,3% e per i decessi del 95,8%. Anche per la variante Delta, attualmente quella predominante in Europa, l’aumento del rischio di ospedalizzazione è soprattutto tra chi non è vaccinato o lo è parzialmente».
Esitanti non sono no vax
Eppure, nonostante le robuste evidenze sull’efficacia del vaccino, la schiera degli “esitanti” (una popolazione molto diversa dai no-vax) continua ad essere numerosa, rendendo così una chimera il raggiungimento dell’immunità di gregge che, secondo gli esperti, nel caso del Covid-19, avverrebbe solo al superamento dell’82,5% di popolazione vaccinata. Uno studio internazionale appena pubblicato su EclinMedicine del gruppo The Lancet, frutto della collaborazione tra Università Cattolica, New York Medical College, Università di Belgrado e Università di Verona ha analizzato le possibili ragioni alla base del fenomeno, nella speranza di trovare le parole giuste per vincere i dubbi di queste persone, aiutando così loro e l’intera comunità.
«L’esitazione vaccinale – spiega Cascini – è un fenomeno multifattoriale influenzato da una serie di fattori: cognitivi, psicologici, socio-demografici, politici e culturali. Nel caso del Covid-19, la velocità alla quale sono stati sviluppati i vaccini ha rappresentato un importante contribuito. Ma i pilastri su cui questa esitazione si fonda sono essenzialmente quattro: il tempo, la consapevolezza, la personalizzazione, e la confidenza». IAT
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