giovedì 12 giugno 2025

Il valore di mangiare da soli al ristorante

 

Il valore di mangiare 

da soli al ristorante: libertà, pausa 

e ascolto di sé

In un Paese come l'Italia, dove il cibo è fortemente sinonimo di socialità, mangiare da soli al ristorante viene spesso visto con sospetto. Eppure, in molte parti del mondo è già la norma. Sdoganare il pasto in solitaria significa riconoscere che può essere una scelta consapevole, intima, sana. Un momento di libertà e cura di sé

di Luca Bassi
25 aprile 2025 | 05:00
Il valore di mangiare da soli al ristorante: libertà pausa e ascolto di sé

Mangiare da soli, in Italiaè ancora un atto sospetto. Non ufficialmente, certo. Nessuna legge lo vietanessuna regola lo scoraggia apertamente. Ma basta provare a farlo per capire che, sotto sotto, resta qualcosa che gli altri fanno fatica a inquadrare. Lo sguardo del cameriere, quando si entra in un ristorante e si chiede un tavolo per uno, è spesso il primo segnale. Non ostile, ma nemmeno neutro. Un misto tra sorpresa e commiserazione. “È solo?” Sì. Ma magari, proprio per questo, sta meglio di molti.

In Italia aumentano le prenotazioni al ristorante per una sola persona

Quella del cliente solitario continua a essere una figura difficile da normalizzare. In un Paese come l'Italia, dove il cibo è rito collettivo e chiacchiera perenne, il pasto vissuto in solitaria rimane un'eccezionespesso percepita come un'anomaliaEppurei dati dicono altro. Secondo TheForkuna delle piattaforme digitali più utilizzate per le prenotazioni onlinenel 2024 le prenotazioni per una sola persona in Italia sono aumentate del 15,3% rispetto all'anno precedente.

Il valore di mangiare da soli al ristorante: libertà, pausa e ascolto di sé

Mangiare da soli al ristorante: un gesto da sdoganare tra libertà e consapevolezza

È un dato significativo, soprattutto se si considera che la crescita complessiva delle prenotazioni è stata inferiore. Il dato assoluto rimane basso - appena il 4,1% del totale - ma la tendenza è chiarasiamo sempre più disposti a sederci da solia ordinare da solia mangiare da soli. La vera domanda allora è: perché ci fa ancora così strano?

Il mangiare da soli in Italia 

è un gesto da sdoganare

Mangiare da soli è un gesto che, in altri Paesi, è già ampiamente sdoganatoIn molte capitali europee è normale vedere persone sedute da sole nei caffè o nei ristoranti, con un libro, un tablet o semplicemente il proprio piatto. In Giapponeesistono catene intere dedicate ai pasti individualiNegli Stati Unitila solitudine a tavola non è mai stata un tabù.


In Italia, invece, il pasto è ancora vissuto come atto sociale per definizione. Si mangia insieme, si commenta insieme, si ordina per tutti, si dividono i piatti. Sedersi da soli, per cultura, significa ancora essere “senza”. Senza amici, senza famiglia, senza storia. Ma forse è il momento di smettere di leggere la solitudine come una mancanza. Perché spesso è una scelta.

Mangiare da soli aiuta ad ascoltarsi 

e a prendersi una pausa vera

E una scelta che può essere, paradossalmente, molto più consapevole della routine condivisaChi mangia da solo non lo fa necessariamente perché non ha nessunoMagari non ha voglia di nessuno, e va benissimo così. Ci sono giornate in cui la compagnia è un lusso. Altre in cui è un peso. Sedersi a tavola senza dover rispondere a domandesenza dover riempire silenzisenza dover sincronizzare le posate con nessuno è, per molti, un gesto di cura.

Il valore di mangiare da soli al ristorante: libertà, pausa e ascolto di sé

Mangiare da soli al ristorante è un atto consapevole (e liberatorio)

Una pausa vera. Un tempo non condiviso, e proprio per questo pieno di presenza. Mangiare da soli aiuta anche ad ascoltarsi. A capire di cosa si ha davvero voglia. A scoprire se quel piatto, al netto delle chiacchiere, ci piace sul serio. Se mangiamo per fame, per noia o per abitudine. È una forma di consapevolezza. Eppurela resistenza culturale restaLo si vede nella struttura dei localiquasi sempre pensati per coppietavolategruppi. Lo si vede nella disposizione dei tavoli, nell'assenza di spazi raccolti per chi non vuole condividere il pranzo con perfetti sconosciuti a venti centimetri di distanza.

Lo si vede nella reazione di chi osservadi chi passa accanto a un tavolo occupato da una sola persona e pensa - magari senza volerlo - “che tristezza”. Non è tristezzaè libertà. E anche se non è per tutti, merita rispetto. Il fatto che il numero di clienti singoli stia crescendo è un segnale. Forse stiamo cambiandoForse iniziamo a capire che non tutto deve essere socialche non tutto ha bisogno di essere condiviso. Che anche mangiare può essere un gesto individuale, intimo, e profondamente sano. E che forse, il tavolo da uno, non è un segnale di solitudine. È solo una scelta diversa. E in certi giorni, quella giusta.

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