venerdì 28 febbraio 2014

NIENTE VACANZE PER 5 MILIONI

Turismo estivo, crisi nera delle imprese 
Niente vacanze per 5 milioni di italiani
Nel 2013 gli italiani hanno effettuato più di 63 milioni di viaggi con almeno un pernottamento
, contro i 78 milioni 703mila dell’anno precedente, facendo registrare una netta contrazione, che sfiora il 19%. Cursano (Fipe) rifiuta il contratto collettivo del lavoro: le imprese non sono in grado di programmare il futuro.
Il turismo estivo non fa eccezione alla situazione di crisi della domanda interna. Rispetto a cinque anni fa, oltre 5 milioni di italiani hanno smesso di andare in vacanza tra luglio e settembre. È quanto dimostrato dal centro studi Fipe-Confcommercio in occasione di Balnearia, la fiera per il mercato della balneazione, in corso a Carrara fino al 27 febbraio.
«Le difficoltà del turismo estivo - ha commentato il vicepresidente vicario Fipe-Confcommercio, Aldo Cursano (nella foto) - stanno assumendo dimensioni allarmanti, con un impatto preoccupante sulla tenuta del sistema imprenditoriale e dei livelli occupazionali».
«Più del calo delle presenze - fa eco Riccardo Borgo, presidente Sib, il sindacato dei balneari aderente a Fipe - ci preoccupa la riduzione della capacità di spesa dei clienti. Prima si usufruiva del ristorante e della tavola calda all’interno dello stabilimento; adesso i clienti tendono a utilizzare solo i servizi gratuiti e riducono il periodo di vacanza».
Secondo i dati forniti, nel 2013 gli italiani hanno effettuato più di 63 milioni di viaggi con almeno un pernottamento a fronte dei 78 milioni 703mila dell’anno precedente, facendo registrare una contrazione robusta che sfiora il 19%. Meno pesante è stata invece la riduzione (10%) dei viaggi nel periodo fra luglio e settembre che sono passati da 31 milioni 458mila a 28 milioni 274mila. Il trend negativo dei viaggi per vacanza degli italiani iniziato nel 2010 è peggiorato nel corso degli anni fino ad arrivare, con riferimento al solo periodo estivo, a -35,4% del 2013. 

L’impatto sulle presenze è forte. Solo nell’ultima estate il calo è stato di 21 milioni di unità (da 309 milioni a 288 milioni). In termini cumulati la riduzione nel periodo 2013/2008 è stata del 28,3% pari a 114 milioni di presenze. Senza un leggero allungamento della permanenza media (rispetto al 2008 è cresciuta dell’11%, da 9,2 a 10,2 giorni), la situazione sarebbe stata ancora più critica. 
È calata in modo significativo la quota di italiani che fa vacanze estive: nel 2008 era il 48,2%, nel 2013 è stata del 38,3%. 
Le località balneari confermano una naturale capacità attrattiva nei riguardi del turismo estivo sia nel caso di vacanze brevi che di vacanze lunghe. Nel 2013 in testa alla graduatoria delle destinazioni troviamo l’Emilia Romagna per le vacanze brevi e la Puglia per i soggiorni di quattro o più notti.
Il turismo internazionale ha mostrato una dinamica “strabica”. I viaggi sono cresciuti, sempre in estate, del 3,9% mentre le presenze sono calate dell’1,4%. Particolarmente negativa è stata la contrazione delle presenze (7,2%) registrata nel mese di agosto. Sul piano delle spese c’è stata una sostanziale tenuta con un incremento nominale del 2,8% tra gennaio e novembre 2012 e gennaio e novembre 2013. Da segnalare che le spese del turismo internazionale durante l’estate rappresentano circa il 40% del totale anno.
«Non è casuale - dichiara Cursano - che Fipe si sia rifiutata di sottoscrivere il rinnovo del contratto collettivo di lavoro che ci riguarda, anche in considerazione delle decine di migliaia di imprenditori che operano sul demanio, che non sono in grado di programmare il futuro e di mantenere quello che promettono nel rinnovo contrattuale. Ci hanno fatto scoprire che oltre alla precarietà dei lavoratori ci sta, per legge, la precarietà delle imprese che fanno turismo sul demanio e che oggi non sono in grado nemmeno di sottoscrivere un contratto che le impegni per il futuro».
«Non nascondo - continua Cursano - le preoccupazioni anche per la sorte dei nostri preziosi collaboratori, i quali se in un domani ci esproprieranno le attività, resteranno in mezzo ad una strada insieme a noi ed alle nostre famiglie. Diciamo no a tutto questo e se il nuovo Governo propone un contratto unico a tutele crescenti per combattere il precariato del lavoro dipendente, altrettanto dovrebbe fare per evitare la precaria azione delle nostre attività, voluta da Bruxelles e dai Paesi dove il mare serve solo per farci navigare le petroliere». 
«Per tutti questi motivi - ha concluso Aldo Cursano - non posso che concordare con le proposte degli imprenditori e in particolare con la richiesta di costituire un tavolo per assumere decisioni condivise con le imprese sul futuro del turismo balneare le cui dimensioni sono tali da costituire la massima attrattiva del nostro Paese. Voglio ricordare che sul demanio concorrono alla esclusività della nostra offerta anche bar, ristoranti, pub, discoteche, esercizi commerciali, alberghi, campeggi. E questa molteplicità di fattispecie imprenditoriali deve essere garanzia del più ampio impegno nella comune battaglia».

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