lunedì 17 febbraio 2014

"PROTOCOLLO MILANO"

Dopo Kyoto arriva il "protocollo Milano" 
per una politica alimentare collettiva
Il sindaco di Milano Giuliano Pisapia
Creare un politica alimentare condivisa per porre fine a problemi come lo spreco di cibo o la fame

nel mondo: è uno degli obiettivi del protocollo alimentare proposto dal sindaco di Milano, Pisapia in previsione dell'Expo. È partita da Milano, precisamente dal sindaco Giuliano Pisapia (nella foto), l'idea di redigere un protocollo, che ispiran
dosi a quello di Kyoto, possa fungere da modello per le politiche alimentari nel mondo. Il protocollo Milano sarebbe non solo un'ottima occasione per sfruttare al meglio il tema centrale dell'Expo 2015, ovvero la nutrizione, ma anche una soluzione ottimale per migliorare la distribuzione del cibo, che andrebbe di conseguenza ad incidere positivamente sui costi, sulla qualità e soprattutto sull'ambiente.
«Sicuramente - dichiara Pisapia, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera - sono già state avviate molte iniziative interessanti e di valore, come quella di Londra, con cui ci siamo confrontati. Ma manca un riferimento collettivo che sia impegno reciproco. E, dal momento che abbiamo l’Expo della nutrizione, potrebbe essere questo il lascito dell’evento».
Nuove politiche negli appalti delle mese scolastiche e coinvolgimento dei cittadini per diffondere un'alimentazione sana nei luoghi pubblici, potrebbero essere solo alcuni dei vantaggi che deriverebbero dalla redazione di un protocollo comune.
Ovviamente è apprezzabile che un singolo Comune osservi delle buone pratiche alimentari, ma è un minimo risultato in confronto ai miglioramenti che si potrebbero ottenere se una food policy fosse rispettata al livello globale, con degli obiettivi comuni e delle scadenze. Si potrebbe pensare per esempio ad una riduzione sistematica dello spreco alimentare, che come abbiamo riscontrato nei giorni scorsi, sta sfiorando cifre troppe alte.
Expo incrementa così i suoi contenuti, e se finora gli addetti ai lavori si sono concentrati prevalentemente su ciò che riguarda infrastrutture e sezioni espositive, da oggi, con questa nuova proposta "in cantiere" si può ben sperare in innalzamenti di credibilità di un evento, che nonostante la grande risonanza, ha suscitato tra alcuni qualche dubbio.
Giuliano Pisapia: "Il caso del Sudafrica è esemplare in questo senso, in quanto si credeva ormai definitiva la decisione dello Stato africano di non partecipare all'Expo milanese; in realtà qualche ripensamento è in atto; del resto il Sudafrica non potrebbe ignorare che Expo 2015 sarà parte attiva nel tentativo di porre rimedio ad un problema globale quale la fame nel mondo.
Il sindaco Pisapia, a Johannesburg (Sudafrica) proprio in questi giorni (in occasione del summit delle metropoli aderenti al C40, la reta di città contrarie ai cambiamenti climatici, voluta dall’ex sindaco di New York Michael Bloomberg), conferma questa tendenza, commentando al Corriere della Sera: «Ho avuto alcuni colloqui e credo ci siano un paio di questioni che hanno molto colpito e che stanno spingendo a riflettere: la prima è il fatto che il nostro tema si collega a quello della fame nel mondo, molto sentito da chi ha conosciuto e lavorato con Nelson Mandela. La seconda è che ad Expo, su 142 aderenti, 31 sono Stati africani. L’assenza del Sudafrica sarebbe una perdita anche in relazione ad alcuni temi importanti che si stanno mandando avanti insieme. Comunque, ci stanno ragionando»

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