Il
vino in Cina
Economia,
cultura, chimica e sensorialità del vino
in Cina affrontati da un’enologa
cinese laureata in Italia.
Cambiano
i mercati, la Cina si impone nel mondo come potenza internazionale e si
avvicina sempre più all’Occidente.
I prodotti vengono importati ed esportati e con essi anche usi e costumi…e
anche i gusti. Così
la
Cina si avvicina al mondo enologico e inizia a produrre e consumare vino
diventando un nuovo mercato per
le cantine di tutto il mondo, anche quelle italiane.
La
nuova frontiera dell’enologia è stata studiata da Shen XiuHui nel libro "Il vino
in Cina: caratteristiche della
produzione
interna e prospettive per gli importatori stranieri": la prima pubblicazione sui
vini in Cina scritta
L’opera
affronta a trecentosessanta gradi la realtà del vino in Cina, analizzando con
perizia il vino e la viticultura
cinese, la situazione vitivinicola e il mercato attuale, le aziende cinesi
leader del settore, il sistema
di distribuzione e la normativa cinese. Un’opera questa che per prima mette sul
banco di prova i vini
di quella nazione attraverso l’analisi strumentale e sensoriale, delineandone i
profili con precisione attraverso
un panel di italiani. Shen XiuHui offre così una visione tridimensionale del
fenomeno
considerando
l’aspetto antropologico, tecnologico ed economico dalla doppia prospettiva,
quella cinese e
quella
italiana.
Abbiamo
intervistato l’enologa cinese Shen Xiu Hui per scoprire presente e futuro del
vino in Cina.
La
Cina non è un paese tradizionalmente dedicato al vino. Come si è avvicinata a
questo prodotto?
Il
vino è un prodotto che tradizionalmente non viene consumato in Cina. Tutt’oggi
i cinesi faticano a capirlo,
ma
vi si stanno avvicinando sempre più perché è simbolo, insieme a molti prodotti
occidentali, di una nuova
era
e di uno status sociale a cui tutti ambiscono. Il vino è sempre stato infatti
surclassato dalla produzione
di
fermentati da cereale (molto più produttivi). Bisogna attendere la riforma
economica degli anni 80 per
vedere
incrementare i consumi, l’importazione e la produzione di vino in Cina.
Che
vino piace ai cinesi?
La
Cina è al quinto posto nel mondo per il consumo di vino. Prediletto è il vino
rosso, più per motivi storici e
culturali,
che per motivi sensoriali. Il vino si è diffuso nel paese soprattutto grazie
all’opera dei francesi che,
forti
di un’ importante operazione di marketing, sono da sempre i maggiori
esportatori di vino in Cina.
Il vino pregiato per i cinesi è francese, quindi rosso. Rosso è anche il colore del matrimonio, per buon auspicio
Il vino pregiato per i cinesi è francese, quindi rosso. Rosso è anche il colore del matrimonio, per buon auspicio
in
occasione di questa cerimonia viene così consumato vino rosso.
Chi
sono i consumatori cinesi di vino?
Il
vino viene consumato soprattutto durante gli incontri di lavoro, in cui
l’ospite fa mostra della sua potenza offrendo
ai commensali grandi quantità di cibi e bevande lussuose. I principali
consumatori di vino sonoquindi
gli uomini tra i 30 e i 40 anni. Non vi è abitudine al uso domestico e
quotidiano, sono soprattutto leoccasioni
speciali ad accogliere il vino sulle tavole, specialmente per nelle classi
medio alte. È infattipossibile
acquistare bottiglie da migliaia di euro, o da 3 euro (cifra comunque alta per
la popolazione).
Sta
crescendo la cultura del vino in Cina?
Sono
sempre di più le persone che si appassionano di vino in Cina, soprattutto
benestanti attenti allo stile di
vita occidentale. E insieme ai consumi cresce oggi anche la formazione e si
diffondono i corsi di degustazione
e di sommelier. Questi appassionati vengono fino in Europa, nelle cantine e
alle fiere, per conoscere
e informarsi. Anche lo Stato si sta aprendo al mondo e le Province inviano i
giovani a studiare il vino
in Italia. Quando mi sono iscritta al corso di enologia nel 2009 ero l’unica
cinese, oggi a Udine ci sono almeno
una ventina di miei connazionali.
Come
hai conosciuto il vino italiano?
Sono
arrivata in Italia grazie a un progetto di scambio internazionale con la scuola
di cucina in cui studiavo.
Qui
ho conosciuto i sommelier e ho iniziato a visitare con loro cantine e a
partecipare a eventi prestigiosi. In
tutta
sincerità quello col vino non è stato un amore a prima vista: è un prodotto che
porta aromi e sensazioni
lontane dalle mie abitudini enogastronomiche.
Assaggiando e visitando le
maggiori regioni di
produzione
vinicola in Italia e in Germania (con i suoi ice wine), ho però lentamente
imparato a conoscere
questa
affascinante bevanda, i suoi aromi, la sua storia e la sua ricchezza.
Come
si esporta il vino dall’Europa alla Cina?
I
volumi di importazione di vino in Cina continuano ad aumentare. I più grandi
esportatori di vino in Cina
sono
i francesi, con loro ci sono spagnoli, argentini, italiani, australiani e
cileni. In particolare la Cina importa
vino
rosso proveniente da vitigni internazionali come il Cabernet e il Merlot, anche
se ultimamente si sta
affacciando
il mondo delle bollicine, oltre al classico Champagne, il prosecco e la
Franciacorta. Non è facile
importare
in Cina: la fase burocratica è complicata e onerosa, molte sono le
documentazioni da presentare
e
anche l’etichettatura deve sottostare a norme specifiche. Anche le tasse di
importazione sono elevate,
ma,
se armati di pazienza, il commercio del vino è assolutamente realizzabile e
auspicabile. La fase più
complessa
è in realtà legata alla logistica perché il paese è molto grande e le cantine
occidentali non sanno
come
muoversi sul territorio e che contatti utilizzare.
Per importare è necessario
conoscere bene il distributore
e capire come lavora.
Nel
commercio a distanza questi sono dettagli determinanti poiché è più diffi cile
eff ettuare i controlli. I mercati
principali nel paese sono quindi le grandi città come Shangai e Pechino e non
la zona rurale, anche perché
proprio nei centri urbani risiedono i ceti sociali in grado di acquistare il
vino.
Com’è
il vino cinese da un punto di vista chimico e sensoriale?
La
Cina è al quarto posto fra i produttori di uva al mondo, ma il settore vinicolo
cinese è ancora al principio
del
suo sviluppo e presenta ancora tanti problemi nelle fasi di pro-duzione e di
commercializzazione. La
coltivazione
della vite è dedicata particolarmente ai vitigni a bacca rossa di tipo
internazionale, più facilmente
adattabili ai diversi terreni e più conosciuti ai consumatori. Qualitativamente
il vino cinese è ancora
poco performante. Abbiamo svolto test chimici e sensoriali su dei prodotti
cinesi, analizzando i vini e
utilizzando il metodo Big Sensory Test Avanzato® – vini rossi messo a punto dal
Centro Studi Assaggiatori.
Dai
dati ricavati dalle due analisi è emerso che, se dal punto di vista della
composizione chimica i vini cinesi risultano
abbastanza vicini agli standard internazionali, la loro qualità sensoriale è
ancora scarsa. Sono stati infatti
rivelati sentori di segatura e di acetone in quasi tutti i campioni, che sono
risultati ossidati e di colore
arancione. Un campione in particolare inoltre è risultato dolce, leggero,
piatto e poco profumato.
Come
si può trasmettere la qualità sensoriale del vino italiano ai cinesi?
Sicuramente
il punto di forza dei prodotti stranieri è la qualità, ma i cinesi faticano a
comprenderla. Per
prima
cosa percepiscono il brand e il valore sociale del prodotto. Fan-no fatica a
capire la territorialità dei
vini.
Se in Italia si cerca di valorizzare il singolo terroir in Cina faticano a
capire la differenza tra Piemonte e
Toscana,
siamo troppo lontani fisicamente e culturalmente. Hanno bisogno di un
mediatore culturale che sia in grado di esprimere perché un vino sia legato al
suo territorio, la sua tipicità e peculiarità, non solo dal punto
di vista storico, ma anche e soprattutto da quello sensoriale.
Qual
è il futuro del vino italiano in Cina?
L’Italia
sta investendo in questo paese perché la Cina è un mercato interessante: è un
foglio bianco su cui scrivere,
va coltivata e serve tanta pazienza. Oggi le persone iniziano a essere più
attente a quello che consumano
, tanto che anche il consumo di vino in bottiglia sta aumentando a discapito
di quello sfuso.
Questo
gioca a favore dei vini non prodotti in Cina. Gli italiani lungimiranti devono
investire oggi in questo
paese,
prendere la valigia e stare in loco: conoscere le persone, formarle, imparare
la logistica e la lingua.
Bisogna
conoscere la Cina per fare comprare il vino ai cinesi. II cliente va creato sul
posto. Tutte operazioni
queste
che difficilmente possono essere aff rontate da una singola cantina. Se si
vuole affrontare il mercato cinese bisogna quindi riunire più cantine, le loro
forze ed economie per creare un brand che abbia maggiori
mezzi a disposizione e che abbia un’immagine appetibile e facilmente comprensibile ai cinesi. Per fare
questo potranno essere riunite ampie zone geografiche di produzione, come
hanno fatto i francesi, o,
perché no, anche raccolte cantine mosse da mission comuni.
Claudia Ferretti
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