Nuovo capitolo
per il D’O di Oldani
Il ristorante si sposta
e si ingrandisce
Sarà sempre a Cornaredo (Mi) il ristorante di Davide Oldani,
ma in un nuovo spazio dove non esistono barriere tra cucina e sala da pranzo. Lo chef si è occupato personalmente di disegnare tavoli e sedie
ma in un nuovo spazio dove non esistono barriere tra cucina e sala da pranzo. Lo chef si è occupato personalmente di disegnare tavoli e sedie
Il nuovo D’O di Davide Oldani (nella foto) apre domani 14 giugno, sempre a Cornaredo (Mi), a pochi metri dal vecchio locale nella piazza di San Pietro all’Olmo. Il nuovo ristorante per Oldani significa molte cose, già guardandolo da fuori. La piazza della chiesa vecchia di San Pietro, prima di tutto, il suo passato, la tradizione e anche una bella pagina di storia. E non è tutto. Nella piazza c’è il “seme” del suo paese, che è l’olmo e che è circondato da erbe: mangiare dove cresce l’olmo, una cucina circolare a tutti gli effetti, con le radici e la voglia di “crescere”.
Le sculture sulla piazza di Velasco Vitali, in ferro e lamiera, rappresentano dei piccoli alberi: dieci elementi allineati su due sentieri che si distendono lungo le direttrici della piazza. L’accoglienza resta un connotato irrinunciabile della ristorazione all’italiana alla quale Davide Oldani ha sempre cercato di ispirarsi. Per questo ha realizzato una casa, quella della Milano alla quale è più legato, con la suddivisione su due livelli in zone dalle caratteristiche inconfondibili: la cucina, il tinello, il soggiorno, il salotto, la galleria, la veranda, la cantina e lo studio.
Parte integrante del progetto di architettura, curato da Piero Lissoni, è la vetrata coperta da una pensilina che si affaccia sulla piazza, con una superficie vetrata grande abbastanza da far sì che la piazza possa “entrare in casa” e che la casa possa “entrare nella piazza”.
«Desidero che la porta del ristorante sia aperta, in tutti i sensi, che una parte della preparazione del menu avvenga davanti agli ospiti», commenta Davide. «L’obiettivo è coinvolgerli a trecentosessanta gradi, in un ambiente esteticamente bello ma anche accogliente. L’idea di bellezza del mio amico Piero si è perfettamente combinata alla mia idea di praticità, realizzando il mio desiderio di un’estetica che non rinunciasse alla comodità».
Davide Oldani
«Ho voluto ingrandirmi in senso fisico, di metrature intendo, anche se non era questo lo scopo principale. L’ho fatto con l’obiettivo di realizzare una cucina più “grande”, capace di evolvere, di confrontarsi con altre cucine nel nostro Paese e anche fuori; e nello stesso tempo per razionalizzare gli spazi e rendere tutto più funzionale oltre che, naturalmente, confortevole, esteticamente gradevole. Diciamo che ho effettuato un piccolo spostamento fisico - sono andato a pochi metri dal primo D’O - per realizzare una grande evoluzione nella semplificazione, nell’organizzazione e nella funzionalità. Ma non ho cambiato il numero di coperti della sala».
Tutto è stato pensato per offrire un’esperienza che abbatta le barriere tra cucina e sala da pranzo, tra Davide e i suoi ospiti. Nell’arredare il nuovo ristorante, Davide ha potuto affermare con maggiore forza queste convinzioni. A cominciare dai tavoli e dalle sedie, che ha disegnato lui stesso, realizzando concretamente alcune idee che inseguiva da tempo.
Le sculture sulla piazza di Velasco Vitali, in ferro e lamiera, rappresentano dei piccoli alberi: dieci elementi allineati su due sentieri che si distendono lungo le direttrici della piazza. L’accoglienza resta un connotato irrinunciabile della ristorazione all’italiana alla quale Davide Oldani ha sempre cercato di ispirarsi. Per questo ha realizzato una casa, quella della Milano alla quale è più legato, con la suddivisione su due livelli in zone dalle caratteristiche inconfondibili: la cucina, il tinello, il soggiorno, il salotto, la galleria, la veranda, la cantina e lo studio.
Parte integrante del progetto di architettura, curato da Piero Lissoni, è la vetrata coperta da una pensilina che si affaccia sulla piazza, con una superficie vetrata grande abbastanza da far sì che la piazza possa “entrare in casa” e che la casa possa “entrare nella piazza”.
«Desidero che la porta del ristorante sia aperta, in tutti i sensi, che una parte della preparazione del menu avvenga davanti agli ospiti», commenta Davide. «L’obiettivo è coinvolgerli a trecentosessanta gradi, in un ambiente esteticamente bello ma anche accogliente. L’idea di bellezza del mio amico Piero si è perfettamente combinata alla mia idea di praticità, realizzando il mio desiderio di un’estetica che non rinunciasse alla comodità».
Davide Oldani
«Ho voluto ingrandirmi in senso fisico, di metrature intendo, anche se non era questo lo scopo principale. L’ho fatto con l’obiettivo di realizzare una cucina più “grande”, capace di evolvere, di confrontarsi con altre cucine nel nostro Paese e anche fuori; e nello stesso tempo per razionalizzare gli spazi e rendere tutto più funzionale oltre che, naturalmente, confortevole, esteticamente gradevole. Diciamo che ho effettuato un piccolo spostamento fisico - sono andato a pochi metri dal primo D’O - per realizzare una grande evoluzione nella semplificazione, nell’organizzazione e nella funzionalità. Ma non ho cambiato il numero di coperti della sala».
Tutto è stato pensato per offrire un’esperienza che abbatta le barriere tra cucina e sala da pranzo, tra Davide e i suoi ospiti. Nell’arredare il nuovo ristorante, Davide ha potuto affermare con maggiore forza queste convinzioni. A cominciare dai tavoli e dalle sedie, che ha disegnato lui stesso, realizzando concretamente alcune idee che inseguiva da tempo.
ITALIAATAVOLA
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