giovedì 23 giugno 2016

L'ASSAGGIO: REGOLE ABBINAMENTI E BON TON



L'ASSAGGIO: 

REGOLE

ABBINAMENTI

E BON TON


All'inizio era un consiglio pregno di saggezza:
"bada che se metti l'aceto nell'insalata e poi ci accosti un vino parrà che il vino sia andato a male". 
Su questo si avventarono i fondamentalisti che misero a punto, non di rado con metodi semplicistici, meccanismi certosini per definire gli abbinamenti tra cibo e vino. 
Infine, ma non poteva essere altrimenti, giunsero gli eruditi che
elevarono la conoscenza in materia a discriminante tra chi
è nel cerchio magi-
co e chi ne deve stare fuori.

In realtà non è così, ce ne rendiamo conto oggi applicando agli abbinamenti
l'analisi sensoriale: sposare un cibo con un vino, con una birra o con un' altra
bevanda
è cosa assai complessa ed è quasi impossibile creare una regola e la
conseguente generalizzazione.


Quello che ci preme sottolineare non è tanto l'errore che commette chi segue pedissequamente una scuola, quanto il classismo che emerge da questo.

Lo stesso dicasi del bon ton: poggia le sue basi sulla creazioni di codici della comunicazione per rendere più agevoli i rapporti tra gli individui, ma in mano agli stupidi - che come diceva Carlo Cipolla sono un'aliquota costante in ogni gruppo - diventa un mezzo per codificare errori e quindi generatore di pre-
concetti.

In questo periodo abbiamo dibattuto, con l'aiuto di uno psicologo, i codici della comunicazione rendendoci conto che solo fino a un certo punto coincidono con il bon tono E abbiamo avuto modo di sperimentare l'approccio al cibo e alle bevande di centinaia di individui non scolarizzati del gusto constatando che gli abbinamenti, così come codificati, reggono davvero poco.

Tutto questo con i metodi dell' analisi sensoriale, disciplina portata all' osservazione e, per natura, alla democrazia. Eppure anche qui il fondamentalismo e il classismo non sono assenti. È soprattutto la statistica a essere usata come discriminante tra chi può essere considerato un sensorialista e chi no, al punto
che non manca chi la usa per tenere lontani dalla materia la maggioranza dei
viventi.

Ma se il progresso passa per l'innovazione e l'innovazione è possibile solamen-
te attraverso la rottura di schemi, la creatività e il concorso di più cervelli, non
sarebbe meglio cominciare a sottoporre a verifica postulati che forse tali non
sono?
Luigi Odello

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