martedì 24 dicembre 2019

Natale tra miti e misteri


Natale 

tra miti 

e misteri


Quelle che oggi sono usanze e storielle che raccontiamo ai
bambini, un tempo erano credenze religiose e rituali sacri

che si sono trasformati attraverso i millenni
Possiamo rintracciare le radici di questa festa già ai primordi, fin dalla Roma antica, con il culto del Sol Invictus, ma sono ancora più remote.

Pochi sanno che il Natale non e una festa cristiana e che le
sue origini sono precedenti alla nascita di Gesù. Nel
solstizio d'inverno (21 o 22 dicembre) il sole raggiunge il
punto più basso nel cielo, poi inverte la rotta e torna a salire,
rinasce. Logico che tale fenomeno non passasse
inosservato agli antichi e, in modo molto primitivo, gli
venisse attribuito un significato religioso con relativo culto. Il
culto del Sol Invictus (locuzione latina che sta per Sole
invitto) nacque in Oriente. Per esempio, in Siria e in Egitto le
celebrazioni del rito della nascita del sole prevedevano che i
celebranti uscissero dai santuari in cui si erano ritirati a
mezzanotte, annunciando che la Vergine aveva partorito il
Sole, raffigurato come un neonato.
A Roma il culto del sole comparve per la prima volta con l'imperatore Eliogabalo che tento prematuramente di imporre il culto di Elagabalus Sol Invictus; con la morte violenta dell'imperatore (222 d.C.) il culto cesso, anche se il Sol Invictus  rimase come divinità subordinata associata al culto di Mitra (si veda per approfondimenti Cristianesimo e miti
preesistenti). Si deve attendere il 274 d.C. quando Aureliano
adottò il sole (Sol Invictus) come dio supremo dell’impero
romano. Pochi decenni più tardi Costantino ebbe la famosa
visione del sole sovrapposto al famoso monogramma di
Cristo (la lettera greca chi, Χ, sovrapposta alla lettera rho, Ρ), il cristianesimo divenne la religione dell’impero e le feste
pagane furono assorbite dalla festività cristiana. Già verso il
200 nelle comunità cristiane dell ‘oriente greco si celebrava
la nascita di Gesù il 6 gennaio, ma successivamente si
passo al 25 dicembre. La prima menzione certa del Natale
cristiano con la data del 25 dicembre risale al 336
(Chronographus, di Furio Dionisio Filocalo). Probabilmente quella data fu fissata per sostituire la festa del Natalis Solis Invicti (espressione la cui traduzione e “giorno di nascita del
Sole invitto”) con la celebrazione della nascita di Cristo (che Malachia definì come nuovo “sole di Giustizia”).
La leggenda di Babbo Natale
Lo scrittore Washington Irving e conosciuto soprattutto per il
suo romanzo “La leggenda di Sleepy Hollow”, e ben pochi sanno che all ‘origine della figura di Babbo Natale c'e proprio lui: nel 1809 pubblico un libro intitolato “History of  New York”, come fosse il manoscritto di un fantomatico
storico olandese, Diedrich Knickerbocker, misteriosamente
scomparso da un albergo di New York. Egli è la voce
narrante di questo satirico racconto sulle origini di New York
(ma anche sulla politica dell’epoca) dall’inizio del mondo alla
fine della “dinastia” olandese. Tra le altre cose, Irving faceva ironia sul santo protettore di New Amsterdam, San Nicola, che gli olandesi chiamavano Sinterklaas e  festeggiavano il 6 dicembre. Irving si diverti molto a prendere in giro i primi
coloni olandesi, che avevano fondato New Amsterdam nel 1625, per farsela portare via dagli inglesi nel 1665. Da allora, la città sorta sull’isola di Manhattan prese il nome di New York. Egli diede inizio a una tradizione natalizia che ancora non esisteva: raccontava di un certo Oloffe che una notte sogna “il buon san Nicola, venuto a
cavalcare sulle cime degli alberi, su quel carro nel quale
porta i regali annuali ai bambini” e li mette nelle calze che i
bimbi hanno appeso al camino. Nel 1809, quando usci il
libro, quello di capodanno era l ‘unico giorno festivo
invernale a New York. Irving contribuì a far diventare giorno
di vacanza anche la ricorrenza di San Nicola, aiutato in
questo dalla Historical Society di New York che voleva
trasformare il vecchio vescovo turco in un simbolo della
città. Santa Claus veniva festeggiato nel giorno di San
Nicola, finche, nel 1823, non fu pubblicata una poesia (poi
trasformata in canzone) sul giornale “New Yorker”, intitolata
“Una visita da San Nicola”. I primi versi recitano: Era la notte
prima di Natale e tutta la casa era in silenzio, nulla si
muoveva, neppure un topino. Le calze, appese in bell’ordine
al camino, aspettavano che Babbo Natale arrivasse.
Nel testo inglese Babbo Natale e citato come San Nicola: ecco
che il santo venerato dagli olandesi venne associato alla
festa del Natale, e per la prima volta comparvero le renne,
otto, con i loro nomi Donner e Blitzen, Comet e Cupid,
Dasher e Dancer, Prancer e Vixen. La nona renna, Rudolph
dal naso rosso, venne aggiunta nel 1949 sempre grazie a
una canzone. Per molti decenni Santa Claus viene
rappresentato con varie fattezze e con vestiti di varie forme
e colori. Solo verso la fine del secolo, grazie soprattutto alle
illustrazioni di Thomas Nast, grande disegnatore e
vignettista politico, si impone la versione “standard”: un
adulto corpulento, vestito di rosso con i bordi di pelliccia
bianca, che parte dal Polo Nord con la sua slitta trainata da
renne e sta attento a come si comportano i bambini. Una
volta standardizzata (grazie anche alle pubblicità della Coca-Cola) la figura di Santa Claus torna in Europa in una
sorta di migrazione inversa, adottando nomi come Pere Noel, Father Christmas o Babbo Natale e sostituendo un po’
ovunque i vecchi portatori di doni. 
A diffonderla sono anche i soldati americani sbarcati durante la Seconda mondiale, e l'allegro grassone finisce per simboleggiare la generosità
degli USA nella ricostruzione dell’Europa occidentale.



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