Non è più sola paura, oramai è una certezza. La peste suina (Psa) portata dai cinghiali sta mettendo in ginocchio gli allevamenti di maiali del Nord. L'allarme è alto in Piemonte, Liguria, Toscana, Veneto e Lombardia. Quest'ultima è la regione che, con 4 milioni di capi, ha il più grande patrimonio suinicolo italiano e che ha già emesso tre ordinanze restrittive, stanziato 7 milioni di euro per incrementare la bio-sicurezza e procedere all'abbattimento di oltre 40 mila cinghiali.
È sempre più alto l'allarme per la diffusione della peste suina nel Nord Italia (Shutterstock)Ma la questione da affrontare non è semplice. L'unità di crisi nazionale è al lavoro mentre il nuovo commissario per l'emergenza , Giovanni Filippini ha emesso proprio nella giornata di giovedì 29 agosto una nuova ordinanza che impone ulteriori obblighi per la sicurezza degli allevamenti.
I focolai di Psa si moltiplicano in modo impressionante giorno dopo giorno: gli ultimi a Lodi, Pavia, Vercelli e Novara. Attenzione alta, a dimostrarlo l'annullamento dei convegni previsti per il 30 agosto a Orzinuovi (Bs), in occasione della tradizionale Fiera Agricola Zootecnica per evitare ogni rischio di contaminazione.
In proposito vale la pena ricordare che nel Bresciano il comparto suinicolo è al primo posto in Lombardia con 1 milione e 200mila capi (equivalenti al 28% del patrimonio regionale) e un valore di 300 milioni di euro. Le (eventuali) mancate esportazioni di carni e salumi si aggirano attorno ai 20 milioni di euro al mese, mentre l'intero comparto suinicolo lombardo rischierebbe di perdere ben 60 milioni di euro al mese. Il contagio insomma rischia di causare danni per alcuni miliardi di euro. Vale la pena ricordare che il virus non è trasmissibile all'uomo, né attraverso il contatto diretto con gli animali malati, né tramite gli alimenti di origine suina.
Di: Renato Andreolassi
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