sabato 24 marzo 2018

RADICI: il «lato oscuro» degli alberi


RADICI:  
il «lato oscuro» 
degli alberi



Viali e piazze sono il contesto ostile per eccellenza alla vita vegetale: per questo è importante capire come funziona.
Con la loro semplice presenza arieggiano, inumidiscono, trattengono e nutrono il terreno, incanalando le piogge verso le falde acquifere

Trascurate perché non le vediamo, le radici degli alberi sono una chiave fondamentale per capire come funzionano e a quali problemi possono andare incontro. Ciò ci permette di comprendere quello che può mettere a rischio la stabilità degli alberi che piantiamo nelle nostre città e costruire “modelli” che consentano di prevedere come si svilupperanno le piante da adulte.

In realtà non è da molto che si cerca di comprendere l’apparato radicale degli alberi, giusto una manciata di anni di studi mirati, molti dei quali francesi. Pura noiosa accademia? Non proprio: è già emerso che le radici sono la vera intelligenza dell’albero, come un cervello nascosto alla vista, assimilabile ad un uomo a testa in giù. Una conferma è il fatto che in un cubetto di terreno di 10 cm si possono contare, in una radice di quercia di soli 13 cm, più di 750 estremità sensibili. Un potenziale incredibile per indagare la struttura e la chimica di terra, aria e acqua, se ci si pensa. Le ricerche francesi hanno poi evidenziato che le radici influiscono in maniera decisiva sullo sviluppo della parte visibile, tronco, rami e chioma: sono una parte fondamentale nelle piante, e la loro capacità di esplorazione del suolo è organizzata secondo strutture e funzioni gerarchicamente definite, diverse a seconda della specie.

Dagli studi sugli esemplari è emerso che, tra quelle che utilizziamo, ci sono specie arboree che sviluppano un sistema radicale plastico capace di reagire agli ostacoli o alle sollecitazioni, e di contro, altre molto più rigide, incapaci di adattarsi. Che due platani vicini sono capaci di intersecare e fondere le rispettive radici e il loro “tenersi per mano” fa sì che resistano meglio alle raffiche di vento durante i temporali. Che l’amputazione della radice centrale (fittone) che in genere si verifica durante la coltivazione in vaso a causa dei necessari rinvasi e trapianti, in alcune specie di alberi compromette del tutto la loro capacità di radicare e ancorarsi bene al suolo. E che la qualità del suolo in cui viene piantato può fare la differenza in relazione al rischio di caduta dell’albero stesso, perché la presenza di aree asfittiche, compresse, pietrose, sabbiose o pregne di risalite d’acqua, influisce direttamente sulla creazione della “gabbia” di radici con cui l’esemplare imprigiona il terreno.

Si scoprono poi risvolti funzionali del ruolo delle radici inediti, come per esempio che mettere i tutori ad un albero in crescita è controindicato perché non permette all’esemplare di rafforzare la sua zolla radicale preparandola alle sollecitazioni del vento. Insomma, quel poco che si sa sulle radici degli alberi affascina, e fa capire bene che c’è moltissimo ancora che non sappiamo, su questi meravigliosi esseri vegetali.

Ma perché è tanto importante capire come funziona un albero soprattutto in città? Perché viali e piazze sono il contesto ostile per eccellenza alla vita vegetale: tra smog, fili della luce, cantieri, asfalto e i cambiamenti climatici stanno imponendo una dura sfida al verde urbano. Un inverno secco e un’estate arida come quelli che abbiamo appena superato, con precipitazioni violente limitate nella durata, hanno portato alla caduta di molti alberi a seguito di fortissimi temporali e bombe d’acqua o alla morte per sete, con un bilancio di pesanti danni a persone e cose.
Panorama Edit

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