mercoledì 27 maggio 2020

Dall’uva ligure Lumassina un vino piacevolmente sapido

Dall’uva ligure 

Lumassina
un vino 

piacevolmente 

sapido


Lumassina (foto: winetaste.it)

Varietà a maturazione tardiva, dalla lumassina si ottiene un vino che non ama invecchiare e va servito fresco. La piacevole sapidità armonizza le sensazioni grasse di alcuni piatti della tradizione ligure.

Un vitigno di mare ma soprattutto di territorio presente in numerosi comuni in provincia di Savona tra l’entroterra di Noli e quello di Finale Ligure e in parte nella provincia di Genova. Lumassina in dialetto ligure significa “lumachina” e secondo la tradizione il vino va bevuto accompagnato ad un piatto di lumache, cucinate in zimino. A seconda della zona di coltivazione prende un nome diverso. A Noli si chiama Acerbina, a Varigotti è noto come Mataòssu, complice la sua caratteristica che non gli consente mai di raggiungere la piena maturazione; nel comune di Quiliano, invece, viene chiamato Buzzetto per via dell’abitudine di vendemmiare quando le uve sono leggermente acerbe.
Le prime testimonianze storiche risalgono al 1300 e collocano il vitigno in questione nella zona di Genova; tuttavia occorre attendere la fine del 1800 per le prime testimonianze scritte del conte Giuseppe Di Rovasenda e il bollettino ampelografico del 1883.

Varietà resistente alle malattie, assai produttiva e a maturazione tardiva, la lumassina genera un vino che non ama invecchiare e che va servito fresco, di colore paglierino leggermente dorato con piacevoli sentori di erbe e fiori di campo, secco, dalla piacevole sapidità che armonizza le sensazioni grasse di alcuni piatti della tradizione culinaria ligure. Ottimo con la focaccia, piacevole con la farinata ed ovviamente con le lumache. Interessante la versione spumante.
di Piera Genta
Piera Genta

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