Ripartire con ottimismo
Prepariamoci
a riaccogliere
i clienti
Da sempre al ristorante tra i fattori che fanno la differenza ci sono le persone: il cliente si affeziona se si sente accolto come a casa. Affrontiamo questa crisi con coraggio e guardiamo al futuro con ottimismo: superata la quarantena i clienti hanno ora voglia di evadere, di tornare a cena nel loro ristorante preferito.
Il cliente è l’attore più importante della ristorazione, non mi stancherò mai di ricordarlo. Il cliente va accudito, coccolato, fidelizzato. Il cliente gioisce dei nostri entusiasmi, delle novità che gli proponiamo, dell’opportunità di vivere di volta in volta un’esperienza indimenticabile. Già, “l’esperienza” di un bel pranzo è tutto: se siamo popolari o se lo vorremmo diventare dipenderà dalla qualità dei prodotti offerti e dei momenti passati con noi, e che dobbiamo essere in grado di rinnovare visita dopo visita.
Vorrei ricordare che la ristorazione non è una necessità, bensì una scelta: si “sceglie” dove andare a mangiare. Non si può quindi pensare ad una ristorazione solida senza costruire una propria clientela: sarebbe tutt’altro che solida! La fidelizzazione è alla base del successo nel commercio, e questo richiede a noi operatori sacrifici e investimento di tempo con gli ospiti. Dobbiamo fare in modo che i nostri clienti abbiano voglia di tornare, sempre. Si torna nei ristoranti perché si mangia bene e perché il personale è cordiale e accogliente. Tutte le altre scelte arricchiranno il nostro locale, sì, ma in realtà avranno poco valore in assenza del “fattore umano”. Incontrare nuovamente il cameriere preferito e il suo sorriso, o il cuoco e i suoi piatti, è l’unico vero motivo per cui il cliente “sceglierà” di nuovo le nostre sale.
Si deduce ancora una volta che le persone fanno la differenza, per fortuna. Questi fattori sono così profondi, così determinanti da essere i nostri migliori alleati nell’affrontare anche le crisi più difficili. Approfondendo la questione vorrei puntualizzare che il cliente “locale” è il “primo tra i primi” in un’eventuale graduatoria delle persone importanti nella ristorazione: nei momenti di crisi sarà agevolato dalla vicinanza e verrà a trovarci incoraggiando la nostra ripartenza. Ecco, nei momenti di difficoltà meglio sempre mostrare coraggio che piangersi addosso. Non dimentichiamo mai la centralità dei nostri avventori, sia nelle nostre scelte quotidiane che in quello che dichiariamo o divulghiamo pubblicamente.
Chi è responsabile di un ristorante è sotto i riflettori dell’opinione pubblica e sotto lo sguardo attento della stampa, ma non è un attore: il suo ruolo è quello del regista. Deve valorizzare il suo palcoscenico, i suoi clienti. Sì, c’è una crisi in atto, ci sono problematiche da affrontare, ma non soffermiamoci ad enfatizzare troppo argomenti che seppur pratici hanno poco a che fare con le reali necessità del nostro pubblico: superata la quarantena i clienti avranno voglia di evadere, di tornare a cena nel loro ristorante preferito, teniamoli - per così dire - stretti a noi, valorizziamo il loro entusiasmo, non allontaniamoli. Dobbiamo mostrarci sempre professionali e ottimisti, continuando a coltivare la passione per il nostro mestiere, divulgando la voglia di accogliere di nuovo i nostri ospiti, ancora una volta col sorriso.
Vorrei ricordare che la ristorazione non è una necessità, bensì una scelta: si “sceglie” dove andare a mangiare. Non si può quindi pensare ad una ristorazione solida senza costruire una propria clientela: sarebbe tutt’altro che solida! La fidelizzazione è alla base del successo nel commercio, e questo richiede a noi operatori sacrifici e investimento di tempo con gli ospiti. Dobbiamo fare in modo che i nostri clienti abbiano voglia di tornare, sempre. Si torna nei ristoranti perché si mangia bene e perché il personale è cordiale e accogliente. Tutte le altre scelte arricchiranno il nostro locale, sì, ma in realtà avranno poco valore in assenza del “fattore umano”. Incontrare nuovamente il cameriere preferito e il suo sorriso, o il cuoco e i suoi piatti, è l’unico vero motivo per cui il cliente “sceglierà” di nuovo le nostre sale.
Si deduce ancora una volta che le persone fanno la differenza, per fortuna. Questi fattori sono così profondi, così determinanti da essere i nostri migliori alleati nell’affrontare anche le crisi più difficili. Approfondendo la questione vorrei puntualizzare che il cliente “locale” è il “primo tra i primi” in un’eventuale graduatoria delle persone importanti nella ristorazione: nei momenti di crisi sarà agevolato dalla vicinanza e verrà a trovarci incoraggiando la nostra ripartenza. Ecco, nei momenti di difficoltà meglio sempre mostrare coraggio che piangersi addosso. Non dimentichiamo mai la centralità dei nostri avventori, sia nelle nostre scelte quotidiane che in quello che dichiariamo o divulghiamo pubblicamente.
Chi è responsabile di un ristorante è sotto i riflettori dell’opinione pubblica e sotto lo sguardo attento della stampa, ma non è un attore: il suo ruolo è quello del regista. Deve valorizzare il suo palcoscenico, i suoi clienti. Sì, c’è una crisi in atto, ci sono problematiche da affrontare, ma non soffermiamoci ad enfatizzare troppo argomenti che seppur pratici hanno poco a che fare con le reali necessità del nostro pubblico: superata la quarantena i clienti avranno voglia di evadere, di tornare a cena nel loro ristorante preferito, teniamoli - per così dire - stretti a noi, valorizziamo il loro entusiasmo, non allontaniamoli. Dobbiamo mostrarci sempre professionali e ottimisti, continuando a coltivare la passione per il nostro mestiere, divulgando la voglia di accogliere di nuovo i nostri ospiti, ancora una volta col sorriso.
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