Più risorse, Iva,
affitti ed esenzioni:
cosa può arrivare
per i ristoranti
Dalla tavola rotonda Fipe sono emersi gli impegni del governo: nuovi ristori, revisione della tassa sull'occupazione di suolo pubblico, abbassamento dei costi per la locazione dei locali. E per avere un filo diretto con Conte, Franceschini e Bellanova è stata proclamata assemblea permanente fino alla fine della pandemia.
Dal governo è arrivato un impegno a rivedere tasse e affitti dei locali
Assemblea permanente fino alla fine della crisi
Anche perché d'accordo la progettualità, ma senza interventi urgenti rischiamo di trovarci alla fine della pandemia con appena il 30-40% di ristoranti che potranno riaprire. E proprio per mettere a disposizione dei 340mila imprenditori del comparto un canale diretto per far arrivare la loro voce al governo, i vertici della Federazione nazionale dei pubblici esercizi hanno deciso di non chiudere qui la tavola rotonda del 18 novembre, ma di lasciarla aperta fino alla fine dell'incubo coronavirus.
Intanto qualcosa già si è mosso: tra le proposte dei ristoratori e gli impegni presi dal governo, sono emersi alcuni punti chiave per allentare la presa della crisi economica sul settore, sia in fase emergenziale sia poi in maniera più strutturale:
- Affitti: da tempo la Fipe chiede di rivedere il meccanismo, legando il canone all'andamento del locale. Il premier Giuseppe Conte ha parlato proprio di quegli esercenti che svolgono la loro attività in locali in affitto, che sono circa il 60% del totale: «L'affitto so che è un costo importante e gravoso, soprattutto nelle aree più colpite dalla crisi, e un tema molto sentito. In questo senso possiamo ragionare su schemi di incentivazione fiscale per abbattere i costi sostenuti per la locazione».
- Iva: Stoppani ha chiesto una manovra con una riduzione dell’aliquota rispetto all’attuale che è al 10%. Gli ha fatto eco l'amministratore delegato di Autogrill, Gianmario Tondato Da Ruos, secondo cui è una priorità «abbassare l'Iva, come hanno fatto in molti in Europa. Nel nostro settore abbiamo un'altissima incidenza del costo del lavoro, intorno al 30%. Diversi altri Paesi in situazione di emergenza per prima cosa abbattono l'Iva per poter mantenere i livelli occupazionali».
- Aiuti alle aziende da parte della dalla Cassa e depositi e prestiti: come suggerito da Maurizio Dallocchio, docente dell'Università Bocconi, c'è bisogno di capitali che vengano in soccorso alle imprese del settore subito, da fondi dello Stato, ma che sappiano essere "pazienti" e aspettare che i ristoratori possano poi ripianare il debito. Franceschini ha invece ribadito l’intenzione di includere la ristorazione tra i beneficiari dei fondi del Recovery fund destinati alla valorizzazione degli asset turistici.
- Contributi a fondo perduto: il premier ha ricordato l'impegno del governo nel decreto ristori e nel ristori-bis. Ma i ristoratori sanno che lo sforzo non è abbastanza: a fronte di 1,6-1,7 miliardi erogati, la richiesta è di almeno 3,5, più del doppio. E l'emblema di quanto sia misero il sostegno è arrivato dal racconto degli 865 euro di rimborsi riconosciuti allo chef Massimo Bottura per gli investimenti necessari ad adeguarsi alle misure di sicurezza. Conte dal canto suo ha ammesso: «Il governo è già al lavoro per stanziare ulteriori risorse. Ci rendiamo conto che quanto fin qui fatto non è sufficiente per i prossimi mesi». E dalla manovra sono attesi altri 4 miliardi per le imprese in difficoltà.
- Occupazione di suolo pubblico: Franceschini ha ricordato l'esenzione dalla tassa fino al 31 dicembre, che di certo in estate ha facilitato la proliferazione di tavolini all'aperto nelle città al posto di qualche parcheggio, permettendo così ai ristoranti di lavorare con maggiori norme di sicurezza anti-Covid. Adesso, nei mesi freddi, la norma è meno utile, ma il ministro ha promesso che, una volta finita l'emergenza, a regime si può pensare a un abbassamento delle tariffe, anche se rappresentano un'entrata importante per i Comuni. E poi è già stata approvata dal governo e dal parlamento una norma che toglie la necessità dell'autorizzazione da parte della Soprintenenza per i tavoli fuori, a meno che ci si trovi strettamente vicino a un monumento nazionale, come per esempio il Pantheon.
Basterà tutto questo? Certo darebbe più dignità istituzionale a tutto il settore avere un unico referente politico a cui chiedere conto di questi impegni. Un altro punto, quello della creazione del "super ministro" dell'alimentazione, sui cui hanno battuto i pubblici esercizi.
di Marcello Pirovano
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