Il glifosato è cancerogeno. A dirlo, nero su bianco, è uno studio pubblicato dall'Istituto Ramazzini di Bologna dopo oltre dieci anni di ricerca. Di fronte a questa evidenza scientifica, Slow Food Italia ha chiesto l'immediata cessazione della produzione e della commercializzazione di uno degli erbicidi più usati al mondo. E lo fa senza giri di parole: «In ballo c'è la sacralità della salute e della vita umana».
Quella del glifosato è una vicenda che si trascina da anni, tra pareri discordanti, pressioni industriali e una politica comunitaria che, nonostante i dubbi, ha concesso nel 2023 una nuova autorizzazione decennale all'utilizzo della sostanza. La stessa che l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro aveva classificato nel 2015 come “potenzialmente cancerogena” e che oggi, grazie al lavoro dei ricercatori italiani, viene indicata come pericolosa in modo inequivocabile. L'indagine dell'Istituto Ramazzini - uno dei principali centri di ricerca italiani - è stata condotta da Simona Panzacchi, Eva Tibaldi, Philip J. Landrigan, Fiorella Belpoggi e Daniele Mandrioli, ed è stata pubblicata sulla rivista Environmental Health.
Che cosa dimostra lo studio dell'Istituto Ramazzini
sul glifosato?
Lo studio dimostra che il glifosato e gli erbicidi a base di glifosato, anche quando utilizzati in dosi considerate “sicure” dalla normativa europea, provocano un incremento dose-dipendente di tumori benigni e maligni nei topi, con casi di insorgenza precoce e decessi legati a diverse forme tumorali. A fronte di questi dati, Slow Food Italia ha scelto di alzare la voce, prendendo una posizione netta.
«Di fronte alle evidenze scientifiche, chiediamo al Governo italiano e alla Commissione europea di prendere atto e agire senza indugio per vietare subito l'uso del glifosato - ha dichiarato Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia. In ballo c'è la sacralità della salute e della vita umana, dinanzi alla quale gli interessi e i condizionamenti delle potenti lobby dell'agrobusiness devono essere sommessi. Ci aspettiamo un immediato arresto, dunque, alla commercializzazione e anche alla produzione di glifosato per esportazione».
Glifosato: che cos'è e quando è stato brevettato
Il glifosato, brevettato negli anni Settanta dalla Monsanto, ricordiamo, è un diserbante sistemico: viene assorbito dalle foglie e si diffonde rapidamente in tutta la pianta, arrivando poi al suolo, dove può restare per anni. È utilizzato non solo per eliminare le erbacce, ma anche per accelerare l'essiccazione del grano prima della raccolta. Una pratica controversa, che ha sollevato numerose preoccupazioni in merito alla presenza del principio attivo nel cibo. Ma il problema non si limita agli alimenti: tracce di glifosato sono state rilevate anche nell'aria e nell'acqua, con effetti dannosi sulla biodiversità e sull'equilibrio degli ecosistemi.
Per Slow Food, è il momento di fermarsi. Senza tentennamenti. Il messaggio finale della presidente Nappini è un appello diretto, senza spazio per interpretazioni: «Allora cosa aspettiamo - ha concluso Nappini - a dire stop al glifosato? Oppure i governi vogliono essere complici di ulteriori danni alla salute di tutti gli esseri viventi? Slow Food Italia ringrazia per il lavoro fatto e per i sacrifici sostenuti dalla dottoressa Fiorella Belpoggi e dal suo staff».
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