Alla ristorazione
va dato il giusto peso
... Anche a Venezia
Prezzi troppo alti nei ristoranti? Perché in troppi hanno ancora l'idea di una Venezia tra fast food e turismo di massa, una città che invece sta rilanciando una cucina di alta qualità a cui si dovrebbe dare maggior peso
Che magiare (bene) a Venezia non sia sempre facile, è scontato. Dopo troppi anni di lassismo che hanno portato kebab, paninoteche e pizzerie al trancio ad occupare quasi ogni calle, il numero dei ristoranti di qualità si è rarefatto. Non è però accettabile che piazza San Marco e zone limitrofe si possano considerare come una sorta di Disneyland in cui tutti si aspettano di mangiare come in un fast food a prezzi popolari.
La riflessione viene spontanea considerando la spiacevole vicenda della famiglia cinese che ha contestato un conto a loro dire “salato” per più portate di pesce di qualità. Francamente non ci interessa tanto di capire se il costo fosse equo o meno (se tutto era indicato nel menu, cosa si può contestare?), ma come si possa essere arrivati a una denuncia con tanto di Sindaco che risponde dando dei “pezzenti” a dei turisti stranieri. Categoria, lo ricordiamo, senza la quale Venezia forse starebbe un po’ peggio di come è oggi...
Problemi di incomprensione della lingua? Può essere, ma il prezzo in euro non si può non comprendere. E comunque capita a tutti di essere in giro per il mondo e non capire cosa ci potrebbe essere in un piatto, ma quanto costa è quasi sempre chiaro. In questo ha ragione Aldo Cursano (Fipe) quando ricorda che è dovere, e interesse, di ogni ristoratore informare correttamente anche del costo di una portata. Cosa che in verità però non sempre succede, anche a Venezia...
Nel caso della Serenissima c’è però da considerare che da anni si è creata l’immagine (immeritata) di una delle città dove si mangia peggio e a caro prezzo. Situazione compensata peraltro da location e viste uniche al mondo... Ma se siamo arrivati a questo non è che nessuno abbia delle responsabilità. Siamo in presenza di uno dei centri storici più devastati dall’assalto di un turismo spesso a bassa spesa a cui interessa poco di mangiare bene. Una situazione che istituzioni e associazioni di categoria hanno tollerato, lasciando diffondere l’idea che, come detto, a Venezia non ci si vada per mangiare bene. Eppure la realtà di una ristorazione di qualità è invece proprio quella che sta ridando un po’ di smalto alla città. Sono ormai numerosi i ristoranti stellati o con cuochi famosi e il problema vero è che a questa nuova dimensione della Serenissima non si dà il giusto valore.
Questo è il limite di Venezia e di molte altre città. Pur essendo il cibo una delle motivazioni maggiori per i flussi turistici, pensiamo che bastino un po’ di format televisivi per tenere alta la bandiera. In verità c’è ancora molto da fare per spiegare agli italiani e al mondo che un conto è un fast food ed un altro un ristorante che fa cucina di qualità. La verità è che, per citare ancora Aldo Cursano, «a Venezia c’è una responsabilità maggiore perché lì si parla al mondo ed episodi come quello in questione non fanno bene all’immagine del nostro Paese». E non si può non essere d’accordo con lui anche nel giudicare «un po’ troppo sanguigna» la risposta del sindaco Brugnaro.
La riflessione viene spontanea considerando la spiacevole vicenda della famiglia cinese che ha contestato un conto a loro dire “salato” per più portate di pesce di qualità. Francamente non ci interessa tanto di capire se il costo fosse equo o meno (se tutto era indicato nel menu, cosa si può contestare?), ma come si possa essere arrivati a una denuncia con tanto di Sindaco che risponde dando dei “pezzenti” a dei turisti stranieri. Categoria, lo ricordiamo, senza la quale Venezia forse starebbe un po’ peggio di come è oggi...
Problemi di incomprensione della lingua? Può essere, ma il prezzo in euro non si può non comprendere. E comunque capita a tutti di essere in giro per il mondo e non capire cosa ci potrebbe essere in un piatto, ma quanto costa è quasi sempre chiaro. In questo ha ragione Aldo Cursano (Fipe) quando ricorda che è dovere, e interesse, di ogni ristoratore informare correttamente anche del costo di una portata. Cosa che in verità però non sempre succede, anche a Venezia...
Nel caso della Serenissima c’è però da considerare che da anni si è creata l’immagine (immeritata) di una delle città dove si mangia peggio e a caro prezzo. Situazione compensata peraltro da location e viste uniche al mondo... Ma se siamo arrivati a questo non è che nessuno abbia delle responsabilità. Siamo in presenza di uno dei centri storici più devastati dall’assalto di un turismo spesso a bassa spesa a cui interessa poco di mangiare bene. Una situazione che istituzioni e associazioni di categoria hanno tollerato, lasciando diffondere l’idea che, come detto, a Venezia non ci si vada per mangiare bene. Eppure la realtà di una ristorazione di qualità è invece proprio quella che sta ridando un po’ di smalto alla città. Sono ormai numerosi i ristoranti stellati o con cuochi famosi e il problema vero è che a questa nuova dimensione della Serenissima non si dà il giusto valore.
Questo è il limite di Venezia e di molte altre città. Pur essendo il cibo una delle motivazioni maggiori per i flussi turistici, pensiamo che bastino un po’ di format televisivi per tenere alta la bandiera. In verità c’è ancora molto da fare per spiegare agli italiani e al mondo che un conto è un fast food ed un altro un ristorante che fa cucina di qualità. La verità è che, per citare ancora Aldo Cursano, «a Venezia c’è una responsabilità maggiore perché lì si parla al mondo ed episodi come quello in questione non fanno bene all’immagine del nostro Paese». E non si può non essere d’accordo con lui anche nel giudicare «un po’ troppo sanguigna» la risposta del sindaco Brugnaro.
di Alberto Lupini
direttore
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