È tempo che la politica
combatta davvero
le fake news
La libertà di opinione è un diritto da difendere, ma i danni provocati dalle falsità in rete sono sotto gli occhi di tutti. Da anni ristoratori e albergatori subiscono impotenti la diffamazione dei giudizi su TripAdvisor
Sarà perché il fenomeno è allarmante ormai a livello internazionale, i casi accertati di falsità propagandate ad arte nelle elezioni del Presidente degli Stati Uniti o in Inghilterra in occasione del referendum sulla “Brexit” sono sotto gli occhi di tutti. O forse perché nei prossimi mesi si voterà anche in Italia e c’è paura di intromissioni esterne o interne che possono alterare il voto attraverso la diffusione di notizie false.
Sta di fatto che il tema delle fake news, delle bufale che si diffondono in rete senza alcun controllo, è di attualità sui tavoli della politica italiana. Dopo le ripetute iniziative del Presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini, ora è sceso ufficialmente in campo anche il Partito Democratico, che a giorni dovrebbe presentare una proposta di legge per regolamentare la rete anche in Italia, così come già fatto in Germania. L’obiettivo è obbligare i gestori delle piattaforme ad accettare e valutare con urgenza i reclami presentati dai cittadini che si sentano diffamati o oggetto di falsità.
La questione è centrale per tutti a partire da coloro che vogliono vivere in un sistema rispettoso delle opinioni altrui senza che la violenza, la demagogia o la falsità la facciano da padrone. Il bullismo, l’incitamento all’odio o il sessismo sono i casi più evidenti da tenere sott’occhio, ma ci sono anche tutte le notizie diffuse ad arte per convincere l’opinione pubblica di fatti inesistenti.
L’ultimo esempio è quello di una foto chiaramente falsa postata da supporter dei 5 Stelle in cui si costruisce la falsa partecipazione della Boldrini e della Boschi ad un’inesistente funerale di Totò Riina. Un’immagine diffusa in rete con il chiaro scopo di screditare una certa parte politica, ma che a ben guardare assomiglia in pieno a tutto quello che finora è stato fatto su TripAdvisor per danneggiare i concorrenti o accreditare un locale. Già, perché se la politica si accorge ora dei pericoli delle fake news, c’è chi di queste bufale ha subito fino ad oggi le tutte le conseguenze senza poter avere giustizia: i ristoratori e gli albergatori che non hanno potuto finora bloccare la diffusione di recensioni e commenti chiaramente fasulli, messi in rete da una concorrenza scorretta per screditarli.
Certo qualcuno dirà che un conto è parlar male di un ristoratore ed un altro cercare di condizionare un voto politico. In realtà il fenomeno è lo stesso, perché ha a che fare col tentativo di condizionare le nostre libere scelte, e va regolamentato come chiediamo da tempo a tutti i livelli. Non siamo così folli da immaginare l’istituzione di una nuova censura che vada a colpire la libertà di opinione, ma certo non si può più tollerare che in rete chiunque possa denigrare chi vuole nascondendo la mano dietro il falso anonimato. Chi si sente diffamato o colpito da una fake news ha il diritto ad ogni livello, e non solo perché è un politico, di chiedere un intervento urgente ai gestori della piattaforma su cui la notizia falsa viene propagandata (da Facebook a TripAdvisor è la stessa cosa). Speriamo solo che questa proposta di legge possa vedere la luce al più presto.
Sta di fatto che il tema delle fake news, delle bufale che si diffondono in rete senza alcun controllo, è di attualità sui tavoli della politica italiana. Dopo le ripetute iniziative del Presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini, ora è sceso ufficialmente in campo anche il Partito Democratico, che a giorni dovrebbe presentare una proposta di legge per regolamentare la rete anche in Italia, così come già fatto in Germania. L’obiettivo è obbligare i gestori delle piattaforme ad accettare e valutare con urgenza i reclami presentati dai cittadini che si sentano diffamati o oggetto di falsità.
La questione è centrale per tutti a partire da coloro che vogliono vivere in un sistema rispettoso delle opinioni altrui senza che la violenza, la demagogia o la falsità la facciano da padrone. Il bullismo, l’incitamento all’odio o il sessismo sono i casi più evidenti da tenere sott’occhio, ma ci sono anche tutte le notizie diffuse ad arte per convincere l’opinione pubblica di fatti inesistenti.
L’ultimo esempio è quello di una foto chiaramente falsa postata da supporter dei 5 Stelle in cui si costruisce la falsa partecipazione della Boldrini e della Boschi ad un’inesistente funerale di Totò Riina. Un’immagine diffusa in rete con il chiaro scopo di screditare una certa parte politica, ma che a ben guardare assomiglia in pieno a tutto quello che finora è stato fatto su TripAdvisor per danneggiare i concorrenti o accreditare un locale. Già, perché se la politica si accorge ora dei pericoli delle fake news, c’è chi di queste bufale ha subito fino ad oggi le tutte le conseguenze senza poter avere giustizia: i ristoratori e gli albergatori che non hanno potuto finora bloccare la diffusione di recensioni e commenti chiaramente fasulli, messi in rete da una concorrenza scorretta per screditarli.
Certo qualcuno dirà che un conto è parlar male di un ristoratore ed un altro cercare di condizionare un voto politico. In realtà il fenomeno è lo stesso, perché ha a che fare col tentativo di condizionare le nostre libere scelte, e va regolamentato come chiediamo da tempo a tutti i livelli. Non siamo così folli da immaginare l’istituzione di una nuova censura che vada a colpire la libertà di opinione, ma certo non si può più tollerare che in rete chiunque possa denigrare chi vuole nascondendo la mano dietro il falso anonimato. Chi si sente diffamato o colpito da una fake news ha il diritto ad ogni livello, e non solo perché è un politico, di chiedere un intervento urgente ai gestori della piattaforma su cui la notizia falsa viene propagandata (da Facebook a TripAdvisor è la stessa cosa). Speriamo solo che questa proposta di legge possa vedere la luce al più presto.
di Alberto Lupini
direttore
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