MULTITASKING
vantaggio...
vantaggio...
Pensare di non esserlo, oggi, vorrebbe dire essere quasi
ai
margini della società:
tanto nell’ambito professionale quanto
in quello
privato.
Essere “multitasking”, ovvero in grado di svolgere più
azioni contemporaneamente, è quasi un dogma nel terzo millennio. A partire
dalla “generazione Y” per giungere ai nativi digitali, adolescenti e giovani
adulti di oggi sono abituati a studiare mentre ascoltano la musica su Spotify o
realizzare una presentazione di lavoro tra un messaggio su WhatsApp e un altro:
ritagliandosi nel mezzo dieci minuti per un po’ di shopping online.
Ma siamo
certi che questa elasticità esaltata all’ennesima potenza rappresenti ciò di
cui il nostro cervello ha bisogno?
Il
cervello trattiene soltanto
le informazioni salienti
Il lavoro di un gruppo di ricercatori
dell’Università della California sembra essere partito proprio dalla volontà di
trovare una risposta a questo quesito. Il loro studio, pubblicato sulla rivista
“Psychological Science”, fornisce una risposta che può soddisfare soltanto a
metà: “I dati sono molto chiari. Quando la nostra attenzione è suddivisa su più
compiti non ci ricordiamo molto, ma siamo in grado di focalizzarci sui dati che
riteniamo più importanti”.
Ciò vuol dire che quando si compiono più azioni del
tutto indipendenti tra loro, come accade sempre più di frequente negli anni in
cui la tecnologia rappresenta la cifra della fase storica che viviamo, il cervello
agisce come un setaccio: trattiene soltanto le informazioni che ritiene
salienti, non essendo in grado di riconoscere il medesimo peso a entrambe le
azioni in corso di svolgimento.
Nulla di grave, si potrebbe obiettare:
alla fine ciò che merita di essere ricordato finisce comunque per essere
iscritto sul registro della nostra memoria. Ma questo tipo di concentrazione
selettiva non è d’aiuto quando si sta studiando. Il nostro cervello non è
programmato per processare più attività nello stesso momento e quindi è più
produttivo se ne facciamo una alla volta. Non solo, con il “multitasking”
peggioriamo il livello di efficienza perché diventiamo più lenti nel passare da
una azione all’altra e incapaci di distinguere le informazioni importanti da
quelle irrilevanti, nel bombardamento di stimoli che riceviamo. Pertanto se
l’obiettivo è apprendere nuove nozioni, è la raccomandazione degli esperti, non
si dovrebbe fare altro che rimanere col capo chino sui libri o sullo schermo
del pc (senza aprire altre pagine).
La
ricerca
I
ricercatori sono giunti a questa conclusione dopo aver sottoposto 192 studenti
a un compito di memorizzazione: dovevano memorizzare il maggior numero
possibile di parole all’interno di una lista di venti vocaboli.
Durante il test
ognuno di essi è stato mostrato su un monitor per tre secondi, associato a un
numero variante da uno a dieci. Lo stratagemma è risultato utile per dare un
“peso” alle parole. I partecipanti sono stati divisi in quattro gruppi: il
primo doveva eseguire il compito senza distrazioni, il secondo leggeva le
parole e in contemporanea ascoltava una voce registrata che leggeva una serie
di numeri.
Il compito aggiuntivo, in questo caso, era quello di premere un
tasto ogni volta che avessero sentito tre numeri dispari consecutivi. Un terzo
gruppo di partecipanti veniva sottoposto all’ascolto di canzoni pop familiari
ai partecipanti, mentre un quarto ascoltava canzoni sconosciute.
Gli scienziati statunitensi hanno così
potuto constatare che, in media, i partecipanti del gruppo 1 (quello non
sottoposto a distrazioni) ricordavano otto parole per ogni set di venti, così
come quelli che ascoltavano le canzoni in sottofondo (gruppi 3 e 4). Mentre gli
appartenenti al secondo gruppo, chiamati ad ascoltare i numeri e identificare
una precisa sequenza, dunque impegnati in un’attività “multitasking”, ne
ricordava in media solo cinque.
Chi
troppo vuole nulla stringe
A fronte di una quota di informazioni perse, tutti i
partecipanti allo studio hanno comunque dimostrato di ricordare quelle più
preziose. Il chiaro segno di come, pur non essendo in grado di ricordare ogni
dettaglio appreso, “anche chi lavora o studia compiendo altre azioni riesce
comunque a trattenere le informazioni salienti”, hanno messo nero su bianco i
ricercatori.
Ma qual è il limite di azioni da non superare?
Nessuno
custodisce la risposta, al momento.
Ecco perché, quando si è alle prese con
un’azione delicata, è meglio non distrarsi.
Chi troppo vuole, nulla stringe:
mai detto fu più appropriato.
Panorama Edit
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