mercoledì 3 dicembre 2025

Porti la schiscetta e risparmi

Porti la schiscetta 

e risparmi. 

Intanto il pranzo 

di lavoro in Italia 

va in crisi

La schiscetta è ormai per molti lavoratori una risposta concreta ai costi in aumento, un modo per tenere sotto controllo il budget del mezzogiorno e risparmiare oltre 3mila euro l’anno senza rinunciare a un pasto dignitoso. Ma mentre cresce questa abitudine, le tavole calde che vivevano su un flusso costante di lavoratori vedono crollare consumi e certezze

Porti la schiscetta e risparmi. Intanto il pranzo di lavoro in Italia va in crisi

La schiscetta è diventata il nuovo competitor della ristorazione italianaAltro che moda salutista o il solito “meglio farselo da sé”: oggi è una scelta economica obbligata che sta ridefinendo, sotto traccia, il mercato più antico e più fragile del settorequello del pranzo di lavoroÈ qui che bartrattorie e tavole calde vedono evaporare una fetta di pubblico che non tornerà facilmenteperché lo spartiacque non è più il gustoma il budgetE quando la quotidianità saltasalta anche l’equilibrio di tutto il comparto. A quantificare il fenomeno arriva uno studio di Bravo, fintech specializzata nella gestione del debito, che mostra quanto il pranzo fuori pesi ormai sul portafoglioportarsi il pasto da casa può far risparmiare fino a 3.200 euro l’annoUna cifra che spiega con chiarezza perché sempre più lavoratori scelgano la schiscetta come unica strategia sostenibile nel bilancio mensile.

Il costo della pausa pranzo e l’impatto sul portafoglio

Lo studio mette a confronto un pasto semplice consumato fuori - un piatto di pasta, una bottiglietta d’acqua e un caffè - con lo stesso preparato a casaLa differenza è nettaal Nord quel pranzo costa in media 16 euroal Sud 13mentre farselo da soli richiede appena 1,7 euroÈ questa forbice a generare un risparmio di 263 euro al mesequasi 3.200 euro in un anno.

In regioni come LombardiaFriuli-Venezia GiuliaEmilia-RomagnaLiguria e Trentino-Alto Adige si sfiorano i 3.500 euro annui, un dato che diventa ancora più rilevante se si considera il costo della vita delle grandi città. E ogni euro risparmiato dal lavoratore è un euro che non entra più nelle casse di quei locali che dalla clientela del mezzogiorno hanno sempre tratto la loro principale fonte di stabilità.

Un’Italia spaccata fra stipendi, prezzi e abitudini

La geografia del risparmio racconta un Paese diviso non tanto per il costo della ristorazionequanto per il diverso potere d’acquistoIn PugliaSiciliaSardegnaMolise e Abruzzo il risparmio potenziale scende sotto i 2.800 euro annui perché i prezzi medi del pranzo fuori sono più bassiAl Nord, invece, dove un pasto può costare anche 16 eurola stessa scelta permette di mettere da parte fino a 3.630 euro l’annoè il caso di MilanoMonza-BrianzaParmaModena e Bologna.

Milano, con una retribuzione lorda mensile di circa 2.780 euro - la più alta d’Italia - dimostra che il costo del pranzo resta significativo anche per chi guadagna più della media: «rappresenta - segnala la ricerca - il caso emblematico di come il peso della spesa alimentare quotidiana resti rilevante anche con stipendi più alti». Se però si passa dal valore assoluto al peso che il pranzo fuori ha sulla busta pagala classifica cambia in modo radicaleQui emergono le città dove lo stipendio è più basso e il pranzo fuori incide molto di più sul bilancio mensileIn testa c’è Vibo Valentia, dove prepararsi il pasto a casa significa risparmiare il 22,3% del proprio stipendio. Subito dopo compaiono Grosseto (21,5%) e Imperia (21%).

La crisi del pranzo di lavoro è sotto gli occhi di tutti

Sono numeri che raccontano un fenomeno evidentela ristorazione del mezzogiorno sta vivendo un’erosione lenta ma costanteE non è un problema nato oggiIl Covid aveva già indebolito profondamente il settoremesi di smart workinguffici semivuoti e ritmi spezzati hanno privato bartrattorie e tavole calde del loro pubblico naturaleMolti locali che vivevano quasi esclusivamente della pausa pranzo non si sono mai ripresi del tuttoalcuni hanno cambiato modelloaltri hanno chiuso, altri ancora hanno cercato riparo in menu ridotti o in un incremento delle consegne.

Porti la schiscetta e risparmi. Intanto il pranzo di lavoro in Italia va in crisi

Tra smartworking, rincari e meno budget, bar e ristoranti vedono il pranzo di lavoro crollare

Cinque anni dopo, però, la situazione si è complicata ulteriormenteI prezzi delle materie prime sono cresciutil’energia ha reso più pesanti i costi fissi e gli stipendi sono rimasti praticamente fermiQuesto crea una dinamica perversai locali avrebbero bisogno di alzare i prezzi per restare a gallama i clienti non sono più in grado di sostenerli; e chi prova a mantenere prezzi competitivi finisce spesso per lavorare con margini che non permettono investimenti né stabilitàIl risultato è che il pranzo di lavoro - un tempo la fascia più affidabile della giornata - è diventato un punto debole dell’intero comparto.

Il pranzo da casa non è il problema: 

è il sintomo di un sistema in crisiDentro questo quadro di rincari, stipendi immobili e sale sempre più vuote, il punto non è demonizzare chi si porta il pranzo da casa: è legittimo, logico e in molti casi inevitabile. Il problema è che, mentre famiglie e lavoratori fanno i conti con un potere d’acquisto che si restringe, la ristorazione di servizio - quella che ha tenuto insieme per decenni la vita degli uffici, delle fabbriche, dei quartieri - rischia di diventare un settore residuale. E se continuiamo a parlarne solo come abitudine di consumo”, perdiamo di vista l’impatto industriale: meno coperti a mezzogiorno significa meno imprese solvibili, meno posti di lavoro qualificati, meno presidio urbano. In pratica, un pezzo d’Italia che si assottiglia. La schiscetta fa risparmiare, certo: ma, come detto, ogni euro trattenuto a casa è un euro che non circola più in un comparto già sotto pressione. E se non affrontiamo seriamente il nodo prezzi-salari-produttività, il pranzo da casa rischia di essere la spia luminosa di un sistema che non riesce più a sostenere nemmeno la sua routine più semplice. 

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