Baia Chia, sapori sardi
a Milano. Da provare
la bottarga di muggine
È ormai una tradizione il ristorante che offre nel cuore della città una cucina sarda campidanese genuina e basata su ingredienti freschissimi.
Fabrizio Papetti è un figlio d’arte. Alla scuola di suo padre Guglielmo ha lavorato all’Antica Osteria di Greco fin da quando aveva vent’anni. La passione per la ristorazione l’ha presa così: dopo diverse esperienze a partire dall’anno 2000 ha rilevato un ristorante sardo storico di Milano dal nome evocativo, Baia Chia, la distesa di sabbia bianca che si trova a sud ovest sul golfo di Cagliari.
Uno scorcio del locale
Insieme alla moglie proveniente da Oristano gestisce ora un ristorante che conta una cinquantina di coperti suddivisi in due salette più un soppalco. Nel frattempo la famiglia si è allargata e oggi la sala è gestita dalla cognata e anche figli e nipoti lavorano nell’impresa familiare. Il ristorante si trova in una zona tranquilla della città studi, non lontano da piazzale Loreto: è frequentato da una clientela fatta da molti milanesi e qualche turista, in particolare giapponese grazie a le alcuni contatti e a un passaparola nel Sol Levante. In crescita di recente la clientela coreana. L’ingrediente principe del ristorante è la bottarga di muggine che arriva direttamente dalla Sardegna come molti altri prodotti tipici. Il pesce fresco proviene invece dal mercato generale milanese, rifornito in prevalenza dal Tirreno, ma al caso anche dall’Adriatico. Paste e dessert sono fatte a mano in casa, compresa la specialità della fregola sarda.
I vini provengono esclusivamente della Sardegna, con vernaccia, nasco e vermentino in prima fila. La cantina è fornita, ma propone una scelta ristretta di etichette: vista la predominanza di pesce nel menu, si tratta di una ventina di vini bianchi e una decina di rossi. Il ristorante è aperto a pranzo e cena ad eccezione della domenica e del lunedì a metà giornata. Osserva una breve chiusura in agosto e dalla vigilia di Natale ai primi di gennaio. Viste le dimensioni contenute del locale è bene prenotare, soprattutto in caso di comitive numerose. Per gruppi di almeno sei persone e su ordinazione si può assaggiare il menu porceddu, fatto esclusivamente di piatti della cucina sarda di terra in versione campidanese.
di Leonardo Felician
Per informazioni:
www.ristorantesardobaiachia.it
© Riproduzione riservata
Uno scorcio del locale
Insieme alla moglie proveniente da Oristano gestisce ora un ristorante che conta una cinquantina di coperti suddivisi in due salette più un soppalco. Nel frattempo la famiglia si è allargata e oggi la sala è gestita dalla cognata e anche figli e nipoti lavorano nell’impresa familiare. Il ristorante si trova in una zona tranquilla della città studi, non lontano da piazzale Loreto: è frequentato da una clientela fatta da molti milanesi e qualche turista, in particolare giapponese grazie a le alcuni contatti e a un passaparola nel Sol Levante. In crescita di recente la clientela coreana. L’ingrediente principe del ristorante è la bottarga di muggine che arriva direttamente dalla Sardegna come molti altri prodotti tipici. Il pesce fresco proviene invece dal mercato generale milanese, rifornito in prevalenza dal Tirreno, ma al caso anche dall’Adriatico. Paste e dessert sono fatte a mano in casa, compresa la specialità della fregola sarda.
I vini provengono esclusivamente della Sardegna, con vernaccia, nasco e vermentino in prima fila. La cantina è fornita, ma propone una scelta ristretta di etichette: vista la predominanza di pesce nel menu, si tratta di una ventina di vini bianchi e una decina di rossi. Il ristorante è aperto a pranzo e cena ad eccezione della domenica e del lunedì a metà giornata. Osserva una breve chiusura in agosto e dalla vigilia di Natale ai primi di gennaio. Viste le dimensioni contenute del locale è bene prenotare, soprattutto in caso di comitive numerose. Per gruppi di almeno sei persone e su ordinazione si può assaggiare il menu porceddu, fatto esclusivamente di piatti della cucina sarda di terra in versione campidanese.
di Leonardo Felician
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