domenica 15 dicembre 2019

Rivoluzione neurologica in atto

Rivoluzione 
neurologica 
in atto

Con il bombardamento di informazioni digitali il nostro cervello si è dovuto adattare. Evoluzione o involuzione?

Sappiamo tutti che la società, a causa dei progressi della tecnologia, sta cambiando a un ritmo incessante. Qualcuno la chiama Quarta Rivoluzione Industriale, altri l’Era dell’Informazione, ma
quel che è interessante notare è che la trasformazione comporta un cambiamento del nostro modo di
pensare, imparare, lavorare e rapportarci con gli altri. Possiamo allora definirla una rivoluzione
neurologica? Che il nostro flusso di dati e informazioni sia senza fine è pacifico. Con uno
smartphone come appendice abbiamo a disposizione un’edicola, pronti a googolare ogni cosa ci
passa per la mente. Avere un oracolo tra le mani ha portato numerosi vantaggi, ma anche altrettanti
svantaggi: nomofobia, panico da no-wifi e disconessione, tempo succhiato dai social e decine di
mail al giorno da smistare. Il tempo ormai potrebbe essere misurato in giga. Stiamo vivendo non
solo una trasformazione digitale, ma anche una rivoluzione neurologica. Quest’ultima è il modo in
cui il nostro cervello si adatta ai nuovi impulsi, trasformandosi. In un recente rapporto, gli esperti
della piattaforma di e-learning Cornerstone OnDemand hanno identificato 5 cambiamenti ai quali il
nostro cervello ha dovuto adattarsi, descrivendo come questi influiscono sui nostri processi di
apprendimento nella vita adulta e professionale.

MOLTO E PRESTO
Abituato all’immediatezza dei social network e di Internet, il cervello crea la necessità di avere e
sapere tutto subito. L’aspettativa di imparare molto in poco tempo è diventata un trend del tutto
generale ma ciò che si apprende rapidamente viene dimenticato con la stessa velocità.
L’apprendimento sul lungo termine è la vera sfida del futuro, anche per la formazione.

MENO RITENTIVO
Per i nativi digitali memorizzare un numero di telefono appare molto vintage. Non hanno più
bisogno di ricordare dati, per quello c’è Internet. Potremmo dire che è diventata una sorta di
“memoria esterna” alla quale ci rivolgiamo per ogni genere di informazioni. In altre parole, non
abbiamo perso la capacità di memorizzare/ ricordare ma questa capacità è caduta in disuso. Il modo
di imparare e trattenere le informazioni è cambiato e, di conseguenza, devono cambiare anche i
metodi di formazione. E’ ad esempio più efficace offrire alle persone una formazione digitale,
facilmente accessibile e in formati allettanti, come ad esempio il gioco. In questo modo ciò che si è
imparato sarà ricordato più a lungo.

IMPARARE A REIMPARARE
Se c’è un cambiamento che temiamo sul posto di lavoro è l’automazione. Ci sarà un robot a fare il
nostro lavoro? No, purché sappiamo cosa imparare e come impararlo per prepararci al futuro. Il
modo più sicuro è scommettere sulle soft skill e sulle competenze sociali, competenze che ci
differenziano dalle macchine e che non diventeranno obsolete, come invece può avvenire con le
conoscenze tecniche.

PIÙ FLESSIBILITÀ
Intendiamo la flessibilità come la capacità di adattarsi a nuovi bisogni di apprendimento e
formazione. Il segreto sta nell’avere un cervello allenato a essere flessibile, aperto e agile. Così sarà più facile adattarsi al cambiamento e interiorizzare più rapidamente le nuove discipline e i prodotti che nasceranno. Attualmente, ad esempio, il focus delle strategie di business è sull’intelligenza artificiale, dal che si può dedurre che i lavori del futuro saranno in qualche modo correlati a questa  disciplina.

SOVRACCARICO
Il sovraccarico di informazioni sul nostro cervello riduce la nostra capacità di concentrarci. Ciò
normalmente si traduce in stress da lavoro. La digitalizzazione rende più facile l’accesso alle
informazioni e ci permette di lavorare ovunque e con qualsiasi dispositivo: un fatto positivo purché
sappiamo capire quando è il momento di disconnettersi. Preoccuparsi del benessere emotivo dei
dipendenti, garantendo il rispetto di valori comuni e un ambiente di lavoro positivo, è una sfida per
le aziende e anche una necessità.

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