Sauvignon,
quello sloveno è "sexy"
Tra i 13 degustati,
spicca Valentan
A Ptuj, in Slovenia, si è svolta la 6ª edizione del salone dedicato al Sauvignon. A seguire una masterclass con le etichette che hanno incassato il maggior punteggio per un viaggio sensoriale tutto da scoprire.
Esiste la Stria, una bellissima regione austriaca a sud dell’Austria al confine con la Slovenia. Ma esiste anche la Štajerska che sarebbe la Stiria Slovenia a nord est al confine con l’Austria. Insomma come esiste il Carso triestino e il Kras sloveno che formano un’unica identità esistono le due Stiria a formare un’unica identità. In precedenza, il vecchio impero austro-ungarico conteneva l'antico ducato di Stiria. Questo era diviso in Alta Stiria di lingua tedesca, Steiermark austriaco e Bassa Stiria di lingua slava, Slovenia orientale (Štajerska) e un po' di Croazia. Tutto questo per parlare dei Sauvignon che viene prodotto in questa zona baciata da Dio.

Condividendo il confine settentrionale con Suid-Steiermark, la Slovenia può fare lo stile austriaco del Sauvignon, ma può anche fare una varietà di stili Štajerska modellati da atteggiamenti slavi più caldi, speziati e più appassionati. Proprio in questa regione sorge la più antica città della Slovenia: Ptuj. Un gioiellino incastonato tra il fiume Drava, delle piccole e dolci colline e la pianura Pannonica. E proprio a Ptuj si è svolto il sesto Salone del Sauvignon, il primo evento cui abbiamo partecipato post chiusura da coronavirus, all’aperto, sotto le arcate di uno splendido chiostro del Monastero Minoritario. Ci dice Slavko Dobnik, direttore del festival: «Abbiamo voluto offrire ai visitatori del festival, ai produttori di vino ospiti e ad altri partner l'ambiente più confortevole e salutare possibile. Nel bellissimo monastero minoritario, abbiamo visto la soluzione ideale, che ci consente di tenere l'evento all'aperto, ma allo stesso tempo al coperto in un pittoresco, ampio cortile interno sotto i portici. I fratelli Minoriti ci hanno gentilmente offerto una delle più belle sale refettorio della Slovenia, dove si terrà la masterclass di quest'anno».
Una masterclass memorabile dove abbiamo degustato i 13 Sauvignon che avevano ottenuto i punteggi maggiori al concorso del Salone. Con delle aggiunte, un Sancerre per esempio, per poterci ancora di più confrontare sulla qualità dei Sauvignon sloveni e austriaci. Dalla degustazione sono emersi in maniera netta i caratteri distintivi delle varie tipologie. Lo stile Štajerska è più leggero, più floreale e più fruttato della Loira, meno erbaceo e tropicale dell'emisfero australe. Nasi che raccontano storia di spezie, note floreali e di menta, con frutti nello spettro di agrumi, uva spina e mela Granny Smith. Ben bilanciati, secchi e con una buona acidità. I vini Jeruzalem-Ormož più caldi tendevano ad essere più corposi, meno floreali, più fruttati e meno acidi e le regioni costiere sono ancora più calde, più piene, molto più fruttate (con pesca e caratteri tropicali) e meno acide.
La degustazione è stata magistralmente guidata da Robert Gorjak, rinomato critico e scrittore di vino sloveno di fama internazionale, il primo sloveno con un diploma Wset. Alla fine, è stato deciso all’unanimità, che il Sauvignon Sloveno è un vino decisamente “sexy”.
Ma tra questi 13 campioni quale è il più “sexy”? Secondo noi Il Sauvignon 2019 Valentan. La cantina si trova a 2 passi dalla città di Maribor, quasi al confine con l’Austria. Una piccola azienda agricola, certificata biologica, con agriturismo. Ci raccontano che non vengono utilizzati lieviti selezionati e che le uve hanno subito una leggera macerazione. Si presenta di un bel color giallo paglierino con riflessi verdognoli. Un naso evoluto con tanta frutta a polpa bianca, leggerissimi sentori di tostature, bosso in fiore. In lontananza le pirazine stanno lavorando per farci avere anche degli idrocarburi che, siam sicuri, diventarenno ben distinguibili tra non molto. Decisamente fine. Il sorso è di grande ampiezza e profondità. Leggermente tannico. Molto lungo. Complesso, morbido con una textur vellutata. Molto francese con grandi similitudine a un Sancerre ma con il carattere Slavo.

Non possiamo però non menzionare il Sauvignon 1970 “Archivio” della Ptujska Klet (la cantina di Ptuj). 50 anni portati alla grande, in una piccola bottiglia di 0,350. Ancora vivo. Giallo oro splendido. Albicocca, vaniglia, uva passa, fichi, limone e arancio caramellato, bocca pazzesca con ancora la freschezza da far da padrone, arriva poi la veluttuosita' e un che di gelsomino a portati a fare un giro di vita. Sembra una sinfonia di Mozart ascoltata a tutto volume seduto al fresco sotto una albero in mezzo all'erba. Incredibile anche considerando che nel 1970 l'enologia slovena era indietro di mille anni nei confronti di tutto il mondo.
italiaatavola
Foto: Fiorella Macor

La masterclass
Condividendo il confine settentrionale con Suid-Steiermark, la Slovenia può fare lo stile austriaco del Sauvignon, ma può anche fare una varietà di stili Štajerska modellati da atteggiamenti slavi più caldi, speziati e più appassionati. Proprio in questa regione sorge la più antica città della Slovenia: Ptuj. Un gioiellino incastonato tra il fiume Drava, delle piccole e dolci colline e la pianura Pannonica. E proprio a Ptuj si è svolto il sesto Salone del Sauvignon, il primo evento cui abbiamo partecipato post chiusura da coronavirus, all’aperto, sotto le arcate di uno splendido chiostro del Monastero Minoritario. Ci dice Slavko Dobnik, direttore del festival: «Abbiamo voluto offrire ai visitatori del festival, ai produttori di vino ospiti e ad altri partner l'ambiente più confortevole e salutare possibile. Nel bellissimo monastero minoritario, abbiamo visto la soluzione ideale, che ci consente di tenere l'evento all'aperto, ma allo stesso tempo al coperto in un pittoresco, ampio cortile interno sotto i portici. I fratelli Minoriti ci hanno gentilmente offerto una delle più belle sale refettorio della Slovenia, dove si terrà la masterclass di quest'anno».
Una masterclass memorabile dove abbiamo degustato i 13 Sauvignon che avevano ottenuto i punteggi maggiori al concorso del Salone. Con delle aggiunte, un Sancerre per esempio, per poterci ancora di più confrontare sulla qualità dei Sauvignon sloveni e austriaci. Dalla degustazione sono emersi in maniera netta i caratteri distintivi delle varie tipologie. Lo stile Štajerska è più leggero, più floreale e più fruttato della Loira, meno erbaceo e tropicale dell'emisfero australe. Nasi che raccontano storia di spezie, note floreali e di menta, con frutti nello spettro di agrumi, uva spina e mela Granny Smith. Ben bilanciati, secchi e con una buona acidità. I vini Jeruzalem-Ormož più caldi tendevano ad essere più corposi, meno floreali, più fruttati e meno acidi e le regioni costiere sono ancora più calde, più piene, molto più fruttate (con pesca e caratteri tropicali) e meno acide.
La degustazione è stata magistralmente guidata da Robert Gorjak, rinomato critico e scrittore di vino sloveno di fama internazionale, il primo sloveno con un diploma Wset. Alla fine, è stato deciso all’unanimità, che il Sauvignon Sloveno è un vino decisamente “sexy”.
Ma tra questi 13 campioni quale è il più “sexy”? Secondo noi Il Sauvignon 2019 Valentan. La cantina si trova a 2 passi dalla città di Maribor, quasi al confine con l’Austria. Una piccola azienda agricola, certificata biologica, con agriturismo. Ci raccontano che non vengono utilizzati lieviti selezionati e che le uve hanno subito una leggera macerazione. Si presenta di un bel color giallo paglierino con riflessi verdognoli. Un naso evoluto con tanta frutta a polpa bianca, leggerissimi sentori di tostature, bosso in fiore. In lontananza le pirazine stanno lavorando per farci avere anche degli idrocarburi che, siam sicuri, diventarenno ben distinguibili tra non molto. Decisamente fine. Il sorso è di grande ampiezza e profondità. Leggermente tannico. Molto lungo. Complesso, morbido con una textur vellutata. Molto francese con grandi similitudine a un Sancerre ma con il carattere Slavo.

Non possiamo però non menzionare il Sauvignon 1970 “Archivio” della Ptujska Klet (la cantina di Ptuj). 50 anni portati alla grande, in una piccola bottiglia di 0,350. Ancora vivo. Giallo oro splendido. Albicocca, vaniglia, uva passa, fichi, limone e arancio caramellato, bocca pazzesca con ancora la freschezza da far da padrone, arriva poi la veluttuosita' e un che di gelsomino a portati a fare un giro di vita. Sembra una sinfonia di Mozart ascoltata a tutto volume seduto al fresco sotto una albero in mezzo all'erba. Incredibile anche considerando che nel 1970 l'enologia slovena era indietro di mille anni nei confronti di tutto il mondo.
italiaatavola
Foto: Fiorella Macor
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