Delivery e asporto
non bastano.
Anche le pizzerie
soffrono
Secondo un sondaggio promosso da Ciro-The Original Pizza Box emerge che alla ripresa del 26 aprile molte pizzerie sono arrivate con l'acqua alla gola: il 67% ha fortemente ridotto il fatturato e il 2,5% ha chiuso
In vista dell'apertura del 26 aprile, Ciro - The Original Pizza Box, la società che distribuisce l'innovativo contenitore per la pizza d’asporto e a domicilio, ha promosso un sondaggio fra i propri clienti per capire quale fosse la situazione dopo 14 mesi di pandemia. Il risultato? Circa il 67% dei titolari di pezzeria intervistati (su un campione nazionale di 120 attività rispondenti) ha azzerato o fortemente ridotto i propri guadagni negli ultimi mesi mettendo così a repentaglio la possibilità di agganciare la ripresa del settore.
Di queste pizzerie, il 58,3% (+10,7%) prevede di mantenere tale servizio anche alla riapertura dei loro locali per il consumo al tavolo, non volendo perdere, giustamente, questa ulteriore e sempre più importante fonte di lavoro e di ricavi, tenuto inoltre conto di possibili ulteriori lockdown in futuro.
A questo link i risultati completi del sondaggio ITALIAATAVOLA
Take away e delivery, il 71% li ha attivati
Più in generale, dal sondaggio promosso da Ciro - The Original Pizza Box emerge un quadro a tinte fosche. Soprattutto se si proiettano i dati registrati su scala nazionale. Ma a cui per fortnuna, non mancano sprazzi di buone notizie. Innanzitutto, considerato che per lunghi periodi le uniche attività consentite sono state l’asporto e la consegna a domicilio, è da rilevare come una buona parte delle pizzerie abbia iniziato a fare, oltre al take-away, anche il servizio a domicilio. Precisamente, prima che iniziasse questa emergenza, meno della metà (47,6%) faceva questo tipo di consegna. Negli ultimi 12 mesi, però, per causa di forza maggiore e di opportunità, tale percentuale è salita in totale al 71,7%.Di queste pizzerie, il 58,3% (+10,7%) prevede di mantenere tale servizio anche alla riapertura dei loro locali per il consumo al tavolo, non volendo perdere, giustamente, questa ulteriore e sempre più importante fonte di lavoro e di ricavi, tenuto inoltre conto di possibili ulteriori lockdown in futuro.
Il 2,5% delle pizzerie ha chiuso definitivamente
Per quanto riguarda le note negative, il sondaggio riporta un dato che fa preoccupare: il 2,5% delle imprese intervistate ha chiuso definitivamente. A pesare sono state soprattutto le conseguenze economiche della pandemia. L'80% dei rispondenti, infatti, ha registrato un calo del fatturato con punte di meno della metà nel 47,5% dei casi. Per contolo il 7,5% è riuscito addirittura a incrementare le entrate, probabilmente avendo lavorato bene e tanto con l’asporto e il delivery. Discorso simile anche per i profitti: nell’81,7% dei casi sono scesi rispetto a prima e, nel 59,6% dei casi, più del 50% in meno in confronto al periodo antecedente la diffusione del corona virus.Ristori insufficienti
E i ristori? Nel 50% dei casi non sono o saranno sufficienti. Mentre persiste ancora un 12,5% che ha fato rischiesta ma ancora non ha visto alcun denaro accreditato.A livello nazionale oltre 100mila pizzerie a rischio
In conclusione, anche le pizzerie non se la passano bene. Tanto che, estendendo la statistica a livello nazionale e considerato che le pizzerie in Italia calcolate da Cna a inizio 2020 erano circa 130.000, vuol dire che di queste oltre 100.000 pizzerie sono a rischio chiusura nel prossimo futuro o hanno già dovuto chiudere.A questo link i risultati completi del sondaggio ITALIAATAVOLA
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