domenica 25 aprile 2021

Festa della Liberazione 2021. Un'occasione per riflettere sullo stato di salute della democrazia

 

Festa della Liberazione 2021. Un'occasione per riflettere sullo stato di salute 

della democrazia


Lo stimolo è aprirci alla cultura ed al valore sommo della liberazione, all’idea della democrazia come bene comune da salvaguardare e tutelare

Da settantasei anni il 25 aprile è festa, la Festa della Liberazione. La data del 25 aprile 1945 evoca un evento grandioso e terribile; l’epilogo di una guerra senza precedenti nella storia dell’Umanità. Per connotazioni ideologiche, per estensione geografica, che la rese letteralmente “mondiale”, per numero di vittime, per genocidio razziale, per crudeltà e vastità di distruzioni. In Italia, si combatté la lotta armata fra gli italiani, una vera e propria guerra civile, fra i resistenti e coloro che collaborarono con il governo fascista di Salò.

L’Italia che ha combattuto senza arrendersi

Mesi terribili, dal settembre ’43 all’aprile ’45, con la lotta armata che provocò atrocità, sofferenze e violenze. I resistenti non furono soltanto i partigiani dell’Italia settentrionale e centrale ma anche le popolazioni dell’Italia rurale che ardimentosamente assicurarono il sostegno logistico e i viveri alle formazioni partigiane. Lo furono anche i napoletani che scrissero le pagine gloriose delle Quattro Giornate di Napoli. Lo furono i tanti soldati italiani che, sbandati, privi di guida, vagando sul territorio, furono catturati dai tedeschi e nell’opporsi all’arruolamento nell’esercito della Repubblica di Salò, finirono nei campi di concentramento nazisti. Furono circa un milione e duecentomila i militari che opposero resistenza al nazifascismo, contadini in gran parte.

Il senso tragico di questa data

Il 25 aprile 1945 segnò per il nostro Paese, con la vittoria della Resistenza e degli anglo americani, la conclusione di questo atroce dramma. Il 25 aprile 1945 è la data simbolo della Resistenza e della fine della guerra in Italia. Una guerra, però, che vide l’Italia dalla parte degli sconfitti.

Per comprendere il senso tragico di questa data è doveroso ricordare il discorso dell’allora presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, il 10 agosto 1946 al palazzo del Lussemburgo a Parigi durante i lavori dell’Assemblea generale della Conferenza della Pace. Alcide De Gasperi fu ammesso in sala dopo una lunga attesa in piedi in anticamera. Parlò, pallido in volto, con grande dignità. Questo il commovente e vibrante incipit: «Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me: e soprattutto la mia qualifica di ex-nemico, che mi fa considerare come imputato, e l’essere citato qui dopo che i più influenti di voi hanno già formulato le loro conclusioni in una lunga e faticosa elaborazione. Non corro io il rischio di apparire come uno spirito angusto e perturbatore, che si fa portavoce di egoismi nazionali e di interessi unilaterali? Signori, è vero: ho il dovere innanzi alla coscienza del mio Paese e per difendere la vitalità del mio popolo di parlare come italiano; ma sento la responsabilità e il diritto di parlare anche come democratico antifascista, come rappresentante della nuova Repubblica che, armonizzando in sé le aspirazioni umanitarie di Giuseppe Mazzini, le concezioni universalistiche del Cristianesimo e le speranze internazionalistiche dei lavoratori, è tutta rivolta verso quella pace duratura e ricostruttiva che voi cercate e verso quella cooperazione fra i popoli che avete il compito di stabilire…».

Speranza e voglia di un futuro di pace

De Gasperi si fece interprete di un vissuto collettivo che riguardava tutti gli italiani. Quel vissuto collettivo fatto di speranza e di voglia di un futuro pacifico. Un vissuto collettivo che i Padri Costituenti seppero poi esprimere ad alto livello con la nostra Costituzione repubblicana.

Oggi è fondamentale riflettere sullo stato di salute della democrazia

Nella nostra Costituzione è ben forte l’idea democratica di sviluppo. Il 25 aprile di oggi, a 76 anni dal 25 aprile 1945, è l’occasione per riflettere sullo stato di salute della nostra democrazia e delle entità sovranazionali, l'Ue innanzitutto.

Lo stimolo che proviene dal 25 aprile è aprirci alla cultura ed al valore sommo della liberazione, all’idea della democrazia come bene comune da salvaguardare e tutelare.
di Vincenzo D’Antonio
Vincenzo D’Antonio

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