Al Taki off, Massimo Viglietti anarchico "mediatore"
in cucina fra Italia
e Giappone
Masimo Viglietti, cuoco e sommelier |
direttore
Da Taki Off non sai bene se sei a Roma, nel quartiere di Prati a un passo dal Vaticano, o in centro a Kyoto. Ti viene il dubbio se stai viaggiando su un Freccia Rossa o su un jet. Ma poco importa. Alla fine sai bene che sei a un tavolo di quelli dove al centro c’è “l’esperienza”, quella che provi tu e quella che ha da tempo il cuoco Massimo Viglietti, che pur avendo già toccato il cielo con un dito (fino alle due stelle Michelin) è costantemente alla ricerca di proposte nuove. Sembra che il suo obiettivo sia sempre quello di puntare sulla qualità e riuscire a stupire.
Tartare di fassona e gamberi - Massimo VigliettiE a parte la creatività che mette in libri o strumenti di servizio, Viglietti stupisce coi suoi piatti e con la sua presenza in sala, dove da vero anfitrione intrattiene i suoi ospiti spiegando magari perché un’alga sta bene con un uovo, o perché un vino è l’unico compagno possibile per quel suo piatto. E intanto in un ambiente assolutamente zen e all’insegna del nero risuona sempre musica, quasi ad accompagnare gli arditi mix fra dolcezza e sapidità, fra acido e aspro, fino all'umami.
Attenzione, Taki Off non è un locale da prendere alla leggera: l'esperienza è vera
Con 14 coperti e un percorso di gusto da prendere o lasciare è una specie di stanza di compensazione fra l’attiguo Taki (forse il miglior ristorante giapponese in Italia per rigore nipponico) e l’estro di Viglietti (uno degli ultimi moicani dei cuochi creativi italiani, e non solo per la perenne cresta in testa). È un autentico locale fusion fra l’Occidente in movimento (la musica rock scelta dal cuoco non è casuale) e le regole perenni dell’Oriente. Il wasaby qui si mescola alla maionese o al formaggio. E tutto grazie anche alla coppia proprietaria del locale, Yukari e Onorio Vitti, che con coraggio e lungimiranza hanno creato uno spazio ad hoc per un maestro di cucina che sfugge ad ogni definizione. Al centro l’eterno Peter Pan per voglia di ricercare il nuovo e consapevole esperto di tecniche e materie prime.
La provocazione in tanti piatti
E i suoi piatti sono tutti un po’ all’insegna della provocazione: nella gran parte dei casi sono riuscitissimi ed hanno ottimi risultati, anche se qualche volta lasciano sorpresi anche i più disponibili ad osare. Certo da Taki off non ci puoi trovare l’Amatriciana o i carciofi alla Giudia. Al massimo della semplicità un piatto di cipolle caramellate e lavanda, un uovo con brodo giapponese di tonno fatto nella moka, oppure una zuppa di fagioli e castagne con tempura di gamberi. Italiaatavola
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