Ancellotta, parente
del Lambrusco
ma di qualità
superiore
Molto vigoroso, con maturazione mediamente tardiva tra la fine di settembre e i primi d’ottobre, con grappoli medi e cilindrici, chicchi ben sferici e consistente pruina sulla spessa buccia.
L’Ancellotta è un vitigno a bacca nera originario della provincia di Reggio Emilia. I primi riferimenti storici risalgono al 1400, quando le venne attribuito questo nome grazie alla diffusione che la famiglia modenese Lancillotti, a cui apparteneva Tommasino, studioso di viticoltura, riuscì a dare a questo vitigno.
Credito foto: Guida-vino.com
Appartiene alla famiglia dei Lambruschi, anche se è ritenuto un vitigno di qualità superiore; è presente nel Reggiano Rosso Doc e del Colli di Faenza, oltre ad avere coinvolgimenti in quasi tutti i tagli del Lambrusco, perché ha l’importante qualità di coniugare ed equilibrare i profumi e i gusti delle altre varietà di uve, conferendogli armonia e struttura. Particolarmente significativa nel comune di Reggio Emilia è la frazione di Massenzatico, spesso il vitigno viene denominato proprio Ancellotta di Massenzatico. Si trova anche in altre regioni, come in Trentino dove fu introdotto nel primo dopoguerra e poi via via nel nord est, in Puglia, in Sardegna e nelle altre regioni dell’Italia centrale.
Il vitigno è interessante perché apporta molto colore e zucchero ai vini, quindi una discreta alcolicità. Fornisce in genere poca acidità e quindi deve essere tagliato con vini più strutturati. La sua principale caratteristica, dal punto di vista olfattivo, è l’apporto di sentori di frutta rossa selvatica molto matura, in modo particolare l’amarena e la mora. A livello gusto-olfattivo dona grande morbidezza e dolcezza. I vini presentano colori rubino molto brillante e se invecchiati tendono all’aranciato. In Svizzera questo vitigno relativamente neutro viene coltivato soprattutto nel Vallese e in genere viene utilizzato per enfatizzare il colore dei vini locali a base di Pinot.
di Piera Genta
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