Formaggi, la Cina
spiega lo stop
all'import "Non si tratta
di un problema politico"
Wu Jing-Chun, vice direttore Europa del ministero del Commercio cinese, giustifica lo stop all'import di formaggi come gorgonzola e taleggio con un problema di parametri: ci vorrà del tempo perché l'Ue li ridefinisca
Continua la vicenda sullo stop all'import cinese di formaggi europei con muffe, come gorgonzola e taleggio per l'Italia o camembert e roquefort per la Francia. Dopo la notizia di qualche giorno fa sull'irrigidimento dei controlli della dogana cinese sui prodotti in questione dell'Ue, il commento di Wu Jing-Chun, vice direttore Europa del ministero del Commercio cinese: «Non è un problema politico», pare piuttosto si tratti di regolamenti.
Infatti i parametri del 2010, molto bassi sulle muffe, sono stato applicati finora in modo flessibile. Per far ripartire l'import sarà dunque necessario ridefinirli, e ci vorrà del tempo, dato che sono parametri che non riguardano in prima persona solo Italia e Francia, ma c'è la possibilità comprendano anche Gran Bretagna, Danimarca e Olanda.
«Il nostro Ministero non si occupa direttamente della importazione dei formaggi. Se ne occupa l'Aqsiq (Amministrazione su ispezioni e quarantena). Ci sono procedure interne - ha detto Wu, in quello che è stato il primo commento cinese sulla vicenda dalla denuncia degli agricoltori italiani -. Ai cinesi piacciono i cibi italiani. Non c'è problema sui formaggi. Questo è soltanto un problema di procedura interna, non di politica. Il mercato cinese dà il benvenuto ai prodotti n.
Ad avvalorare le sue valutazioni, Wu ha ricordato di essere andato di recente a Roma con la Commissione mista per la promozione commerciale, il cui scopo è sviluppare le relazioni economiche bilaterali e alla quale partecipano Mise e ministero del Commercio, e di «aver comprato molti formaggi italiani».
La Coldiretti, intanto, tira le somme dei consumi di questi prodotti in Cina: qui sono circa 15mila infatti i chili di gorgonzola consumati nel 2016. Sono numerose le misure di carattere fitosanitario che impediscono ai prodotti Made in Italy di raggiungere il gigante cinese con il quale sono in corso numerose trattative, dalle mele alle pere, dalla farina di frumento al riso da risotto.
Conseguentemente a questo blocco, è scattato anche l'intervento del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, che, insieme al ministero della Salute e a quello dello Sviluppo economico, segue con attenzione la questione in un confronto aperto con le autorità cinesi per la tutela delle produzioni italiane.
foto: Ansa
Infatti i parametri del 2010, molto bassi sulle muffe, sono stato applicati finora in modo flessibile. Per far ripartire l'import sarà dunque necessario ridefinirli, e ci vorrà del tempo, dato che sono parametri che non riguardano in prima persona solo Italia e Francia, ma c'è la possibilità comprendano anche Gran Bretagna, Danimarca e Olanda.
«Il nostro Ministero non si occupa direttamente della importazione dei formaggi. Se ne occupa l'Aqsiq (Amministrazione su ispezioni e quarantena). Ci sono procedure interne - ha detto Wu, in quello che è stato il primo commento cinese sulla vicenda dalla denuncia degli agricoltori italiani -. Ai cinesi piacciono i cibi italiani. Non c'è problema sui formaggi. Questo è soltanto un problema di procedura interna, non di politica. Il mercato cinese dà il benvenuto ai prodotti n.
Ad avvalorare le sue valutazioni, Wu ha ricordato di essere andato di recente a Roma con la Commissione mista per la promozione commerciale, il cui scopo è sviluppare le relazioni economiche bilaterali e alla quale partecipano Mise e ministero del Commercio, e di «aver comprato molti formaggi italiani».
La Coldiretti, intanto, tira le somme dei consumi di questi prodotti in Cina: qui sono circa 15mila infatti i chili di gorgonzola consumati nel 2016. Sono numerose le misure di carattere fitosanitario che impediscono ai prodotti Made in Italy di raggiungere il gigante cinese con il quale sono in corso numerose trattative, dalle mele alle pere, dalla farina di frumento al riso da risotto.
Conseguentemente a questo blocco, è scattato anche l'intervento del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, che, insieme al ministero della Salute e a quello dello Sviluppo economico, segue con attenzione la questione in un confronto aperto con le autorità cinesi per la tutela delle produzioni italiane.
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