Alchimie
tra terra e cielo
la cultura
del vino
nell’era bio
La Galleria Vino e Arte de Il Borro si rinnova proponendo una nuova selezione della collezione privata di Ferruccio Ferragamo, una raccolta di incisioni caratterizzata dal tema unico del vino e delle sue rappresentazioni.
Dopo dieci anni dall’apertura, questo spazio culturale, parte indissolubile di ogni tour in cantina, riesce ancora a sorprendere il visitatore proponendo un’apparente cesura con il soggetto dominante di tutte le esposizioni precedenti, il vino.Il percorso inizia dalle mense, da bicchieri ed orci lasciati sui tavoli, in atmosfere sospese come quella offertaci da Tissot; dalle bottiglie in un attimo però, come nell’opera di Chagall, può scaturire una natura germinante.
Il vino infatti nasce dalla terra, dal lavoro paziente nei campi come ricorda Giovanni Fattori, sotto assolate giornate o inverni ghiacciati. Infine arriva settembre, la vendemmia, un momento di comunione tra uomo e natura che ricorda la mitologica età dell’oro, come mostra anche Hendrik Goltzius.
Ma questa rinnovata armonia conduce verso una nuova parte della presente esposizione, dove veniamo sorpresi da cento incisioni acquerellate a mano del Settecento, tratte dalla monumentale opera Storia naturale degli uccelli, del botanico fiorentino Saverio Manetti.
Perché questo allontanamento da una tematica tanto seducente? Lo iato in realtà è soltanto apparente, le collezioni d’arte, come tutte le cose personali, riflettono le fasi della vita, e come essa mutano e si trasformano.
Negli anni la vita de Il Borro si è arricchita, passando dalla sola produzione vinicola, a quella degli ortaggi, del miele, delle uova di galline allevate a terra, tutto all'insegna delle più strette norme del biologico.
Questa nuova tendenza della tenuta è stata concepita e fortemente voluta da Ferruccio Ferragamo e dalla sua famiglia, a tal punto che anche la sua personalissima raccolta d'arte non poteva che risentirne. È stato così che da qualche anno accanto alle incisioni che parlavano più strettamente di vino, hanno trovato posto anche quelle che raccontavano della natura, parlavano della terra, cantavano la campagna e le sue meraviglie. Sino ad arrivare ad una delle più alte celebrazioni della vita naturale, la fedele raffigurazione di tutti gli animali che ne fanno parte in cielo ed in terra, un vivace e colorato inno alla natura cantato però con la perfezione scientifica di un botanico.
Anche in questa mostra sfioriamo ancora il cielo, non per sbirciare nell’etereo mondo degli dei della mitologia greca, ma per volare come uccelli e cogliere dall’alto quel mondo che ci circonda e che solo ampliando le nostre prospettive possiamo salvaguardare. Oltrepassando l’orizzonte della nostra “leopardiana siepe”, per andare fiduciosi verso un nuovo infinito.
La natura è gigante, potente, ma al contempo fragile come una vita che si forma e cresce nel nido materno.
E proprio nella simbolizzazione del nido-ventre materno, nel ritorno allo stato embrionale, sta la chiave per una riflessione interiore che dovrebbe condurci ad una rinascita, più consapevole verso il mondo che ci circonda, per una nuova esistenza più rispettosa ed in sintonia con la natura.
Ed infine dal cielo, torniamo giù, alla terra, a quella terra che ci aveva creato e nutrito e che noi abbiamo per anni solo fruttato. Questo è il momento per restituire quello che abbiamo derubato, senza capire che inquinare il pianeta voleva dire avvelenare noi stessi. Un piccolo gesto, che prelude a nuovi orizzonti.
La mostra "Alchimie tra terra e cielo" ci porta dunque dentro questo nuovo corso che si sta vivendo al Borro, facendo esperire al visitatore, attraverso una selezione di oltre cento opere dalla raccolta di Ferruccio Ferragamo e grazie alle opere di Eva Sauer e Pamela Gori - con il contributo sonoro di Sadi Oortmood - un nuovo modo di concepire la storia del vino attraverso la natura che la circonda e nella quale è, con rispetto, prodotta.
di Claudio Zeni
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