Patrizio Roversi,
il volto tv più votato
«Sono un curioso,
chiedo di tutto a tutti»
Con 29.060 voti Patrizio Roversi, giornalista di “Linea Verde”, è risultato il vincitore nella categoria Opinion leader del sondaggio per il Personaggio dell’anno 2017 di Italia a Tavola. Classe '54, acquario, dopo gli studi universitari al Dams di Bologna, fa animazione teatrale per i ragazzi delle colonie estive.
È là che conosce Syusy Blady (al secolo Maurizia Giusti), compagna di vita e di lavoro. Un rapporto ultradecennale solidissimo, per nulla scalfito da una successiva separazione. Dopo le colonie per entrambi arriva il teatro di strada, i circoli Arci con un gruppo di giovani, destinati tutti ad emergere nel mondo dello spettacolo e persino una rubrica di posta del cuore che Roversi firma come “Patatone”.
Patrizio Roversi
Ma c’è qualcuno che lo nota: è Giovanni Minoli di RaiTre che lo chiama per il piccolo schermo. Da allora le esperienze si accavallano: Lupo Solitario, Drive in, Porca miseria, Per un pugno di libri, persino due scatti in un film di Fellini. Seguitissime le trasmissioni Turisti per caso, Velisti per caso, Evoluti per caso: un approccio nuovo, disinvolto e ironico sul tema del viaggio e del rapporto col mare. Temi che diverranno anche libri, guide e blog. Con l’amico di sempre Martino Ragusa, gastronomo, ha scritto “Gustologia. Viaggio nell’Italia del cibo dalla terra alla tavola”. Da 5 anni conduce la trasmissione Linea Verde. Lo raggiungiamo a Mantova, a casa della mamma.
Ti aspettavi questo risultato del sondaggio?
Assolutamente no, mi ha lasciato letteralmente a bocca aperta. Ho tanti difetti, ma prendermi troppo sul serio proprio no. Penso piuttosto che sia stato l’effetto della popolarità della trasmissione Linea Verde. È un programma che mi ha portato ad occuparmi di un tema che a me sta molto a cuore, quello dell’agricoltura, dei prodotti del territorio e dell’enogastronomia. Ed è stato sempre così. Quando facevo i viaggi di Turisti per caso mi interessavo alle colture, ai mercati e alla gastronomia. Del resto fin da piccolo guardavo “A come agricoltura”. Quando mi hanno affidato la conduzione di Linea Verde mia madre mi ha confidato che mio padre - che non c’è più - quando mi vedeva alla tv in Lupo solitario diceva: «Ma che è ‘sta roba! Almeno facesse Linea Verde!». Insomma, ho coronato un sogno familiare, non solo il mio.
Una carriera molto variegata la tua, in campi diversi.
Fare tante cose è molto pericoloso, rischi di non farne neanche una bene. In effetti mi viene spontaneo spaziare a 360 gradi perché un argomento, un tema tira l’altro. Io non sono esperto di nulla ma mi limito a fare delle domande. Sono curioso, mi piace immedesimarmi col pubblico.
Abolendo qualsiasi separazione di ruoli?
Sì, l’obiettivo è quello. Quando facevamo i viaggi pensavamo: se ce la facciamo noi che siamo persone assolutamente normali ce la possono fare tutti e le avventure che ci capitano sono quelle che potrebbero capitare a tutti se fossero nella stessa situazione. E anche a Linea Verde il ragionamento non cambia. Sono convintissimo che il suo obiettivo istituzionale vuole essere quello di informare il pubblico dei consumatori sul processo di produzione delle materie prime. Il consumatore deve saperne sempre di più per poter essere critico, attivo nelle scelte, e anche per poter valorizzare in termini monetari la qualità dei prodotti dei nostri contadini e dei nostri allevatori. Quindi anche io sono un consumatore che ha la fortuna di entrare in una stalla, in un caseificio, di capire come si produce, come si conserva e si lavora, magari anche in un contesto ambientale e paesaggistico. Cose diverse ma tutte concatenate tra loro.
I viaggi con Syusy e i mesi in barca in mari lontani: una passione comune?
Noi avevamo fatto viaggi come tutti, per una destinazione scelta in base ad interessi, talvolta a caso. Abbiamo pensato che potevamo legarli con un unico percorso: l’idea, il sogno, l’archetipo del viaggio per eccellenza che è il giro del mondo in barca a vela. Minoli ci ha dato spazio e ci ha messi in prima serata. Siamo partiti con una incoscienza assoluta, con una barca trovata in un cantiere in disuso, firmata da un grande architetto ma tutta da armare. È stato anche un grande sforzo economico perché la Rai ci comprava solo le puntate, non le riparazioni. È stata Syusy che già andava in barca a darmi entusiasmo ed energia. Andare in mare per me era una sofferenza e per certi aspetti lo è ancora perché non è comodo né confortevole. Ma è bello vedere il mondo da un guscio, è un’esperienza incredibile. In isolamento misuri il tempo e le distanze, provi cose che non puoi immaginare arrivando con un aereo.
Velista per caso. Ma la sai manovrare davvero una vela?
Diciamo che so come si fa, l’ho visto fare da altri per mesi e mesi. Sono in grado di fare alcune manovre, ma per molto tempo sono stato un pacco postale portato in giro su una barca. Mi occupavo più che altro di raccontare il viaggio e delle pillole da prendere. No, non sono un esperto marinaio. Sbagliare su una 22 metri sarebbe grave, meglio affidarla a mani professionali.
E ai programmi sui libri alla tv come ci sei arrivato?
Giovanni Minoli un giorno mi chiese: «Sei un esperto di letteratura?». «Assolutamente no», gli risposi. Figuriamoci, ho sofferto tanto al liceo classico che poi non ho più toccato un libro, diventando analfabeta di ritorno. «Perfetto - rispose - dobbiamo fare un programma di libri dove il conduttore non deve essere un supponente che sa, deve essere normale, non proprio un caprone ma neppure un esperto. Se il conduttore sa tutto lo spettatore ci rimane male». Aveva trovato la persona giusta. Ma ho dovuto smettere nel 2001 perché siamo partiti per il giro del mondo.
i Mariella Morosi
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