mercoledì 21 marzo 2018

Sul lago di Garda, casa del Chiaretto

Sul lago di Garda, 

casa del Chiaretto
Una squadra, 

una moltitudine 

di stili




Non soleggiato come l’anno scorso, quando pareva d’essere già a primavera inoltrata, ma pioggia, quest’anno, che seppur fastidiosa non ha scalfito l’entusiasmo di pubblico e produttori per l’Anteprima Chiaretto. 

A supplire alla mancanza del bel tempo, indubbiamente è stata la vera novità di quest’anno: la felice stretta di mano che i Consorzi Bardolino e Valtènesi si son scambiati. Vedere entrambi, con i loro produttori e le loro ultime etichette, esporsi insieme lascia trapelare quella tendenza che anche nel mondo del vino dev’essere linea guida per il futuro: il gioco di squadra.

(Sul lago di Garda, a casa del Chiaretto Una squadra, una moltitudine di stili)

Passeggiando tra gli stand, ho deciso di fermarmi a fare due parole con alcuni produttori, tra vecchie conoscenze e nuove sorprese. Entusiasmante, posso dirlo, incontrare nuovamente Giacomo Tincani dell’Azienda agricola La Basia. L’ultima volta stava sotto i riflettori del Consorzio Valtènesi in qualità di vincitore del Trofeo Pompeo Molmenti 2017. Ci è rimasto impresso il vino trionfante, la sua Moglie ubriaca, che quest’anno è tornata in degustazione alla Dogana di Lazise (Vr), della stessa annata vincitrice, la 2016.

Qui occorrono alcune riflessioni. Prima tra tutte, il significato del Trofeo Pompeo Molmenti, dedicato a quello che fu l’inventore del Chiaretto nel lontano 1896, «simbolo di profondo radicamento nel territorio che è proprio la realtà che di anno in anno noi cerchiamo di rappresentare e di esprimere nel vino che facciamo». Belle le parole di Giacomo Tincani, che porta una Moglie ubriaca 2016 in degustazione, meritevole di plauso: il colore è quello tipico del Chiaretto con qualche sfumatura più aranciata; già a bicchiere fermo si distinguono candidamente fiori più appassiti rispetto all’annata corrente e, soprattutto, sensazioni di speziato; in bocca, poi, non mancano piacevolezza e rotondità. Un vino equilibrato che dopo un anno ha dimostrato tutta la sua capacità di reggere nel tempo.

(Sul lago di Garda, a casa del Chiaretto Una squadra, una moltitudine di stili)

«L’evoluzione - spiega Giacomo Tincani - è uno degli aspetti secondo me più interessanti in un rosato. Io sono sempre stato uno dei sostenitori per i quali i vini rosati che produciamo trovano la loro massima espressione a un anno dalla vendemmia. Sono vini che sono tecnicamente lavorati per potersi esprimere a distanza nel tempo».

A condividere questa filosofia è Alessandro Luzzago, sì presidente del Consorzio Valtènesi, ma anche - e in questo caso prima di tutto - produttore, cantina Le Chiusure: «Nella mia cantina, che ha piccole dimensioni, abbiamo un solo Chiaretto, un Valtènesi Chiaretto 2017. Poi, siccome tra le varie cose che vogliamo affermare, c’è anche il fatto che il Chiaretto duri nel tempo, ho portato anche il Chiaretto 2016».



Luzzago ha raccolto i pareri di esperti e wine lovers, che han riconosciuto, tutti, ciò che per un produttore e per estensione per una squadra vitivinicola è più importante: il riconoscimento nel bicchiere di una linea aziendale e territoriale che unisca le annate, in questo caso dalla 2016 alla 2017. Il Chiaretto insomma, che cambi per stile aziendale o per effetto del clima nei diversi anni di vendemmia, rimane un prodotto riconoscibile non solo nello spazio (il territorio della Doc) ma anche nel tempo!

E uno stile aziendale riconoscibile, diverso dai Chiaretti Valtènesi, perché nel territorio veronese del Bardolino, è quello di Cantina Le Fraghe di Matilde Poggi, presidente Fivi - Federazione italiana vignaioli indipendenti. Parlo, tra le altre cose, della scelta di un tappo a vite, in sostituzione dei più blasonato tappo di sughero: «Già nel 2007 Matilde è stata promotrice del tappo a vite - mi ha raccontato Rosanna Opri, che lavora all'interno dell'azienda agricola - perché vini freschi, vini che vinificano in vasca d'acciaio e che subito fanno un passaggio in bottiglia, sono vini pronti per la beva, di beva veloce e con profumi molto intensi, che con un tappo di sughero si vedrebbero mutati». La ristorazione della zona, specialmente a Venezia pare apprezzare.

(Sul lago di Garda, a casa del Chiaretto Una squadra, una moltitudine di stili)

Prima di introdurre una di quelle realtà che considero personalmente nuova scoperta, una precisazione è importante. Distinguiamo innanzitutto i Chiaretti Bardolino dai Chiaretti del Consorzio Valtènesi. Ecco, una volta fatto questo, soffermiamoci sul secondo: i Chiaretti dei produttori parte del Consorzio Valtènesi rispondono alla recente denominazione Riviera del Garda Classico Dop (una denominazione che è stata capace di raccogliere davvero tutti i produttori della sponda bresciana del lago di Garda sotto ad un unico nome, chiudendo una fase complicata di gestione della Dop che continua ormai dalla fine degli anni '60 del '900). All'interno di questa vasta area geografica delimitata appunto dal disciplinare che regola la neo-Dop, la Valtènesi è una sottozona, vertice se vogliamo dell'interno territorio.

(Sul lago di Garda, a casa del Chiaretto Una squadra, una moltitudine di stili)

Della zona Bardolino, sponda veronese del lago di Garda, c'è ad esempio il Chiaretto Bardolino di Matilde Poggi, a Cavaion Veronese (Vr). Della Valtènesi è il Chiaretto de Le Chiusure di Luzzago e la Moglie Ubriaca de La Basia, ma lo è anche un eccezionale Chiaretto, quello dell'Azienda agricola La Torre dell'enologo Attilio Pasini, un Chiaretto dato da uve Groppello Gentile (eleganza e finezza), Groppello di Mocasina (struttura) e Marzemino. Un buon esempio di Chiaretto di collina, perché è da tenere a mente che il Chiaretto della sponda bresciana cambia a seconda della particolare sottozona, addirittura nel colore, con la tendenza a presentare sfumature più aranciate in altura e più rubino man mano che ci si avvicina al lago. «Il gusto è determinato dal Groppello che dà queste note di frutti, di fiori, e note minerali dovuta anche ai terreni: la collina morenica, l'entroterra della Valtènesi, terreni più ricchi, più forti, che danno note quasi metalliche, più complessi a livello gustativo».


Girando poi per l'Anteprima, facile accorgersi che le perle difficilmente si possono contare sulle dita di una mano. Il Chiaretto Bardolino di Corte Gardoni 2017 ha un buon equilibrio tra morbidezza ed acidità, i fiori e i frutti al naso si ritrovano anche al palato, con una buona persistenza. Il 18.45 Chiaretto Valtènesi di Citari sorprende anch'esso, sia il 2017, fresca e carica di profumi, sia il 2016 che incredibilmente si presenta al palato più acido dell'annata più recente, il che gli conferisce la possibilità di rimanere in bottiglia ancora un altr'anno. Un plauso al Chiaretto Bardolino di Villa Calicantus: abbiamo avuto l'occasione di degustare solo il 2017 e il 2016 (70-75% Corvina, fiori e frutta in abbondanza, buona intensità, ottimo equilibrio tra morbido ed acido), ma sappiamo di un 2015 e soprattutto un 2013 che ancora ci aspettano in cantina.
di Marco Di Giovanni

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