sabato 21 settembre 2019

Biwa 2019, Tenuta San Guido premiata col Sassicaia 2016

Biwa 2019, 

Tenuta San Guido
premiata 

col Sassicaia 2016



Il Sassicaia raddoppia il successo del 2018

La giuria internazionale del Best italian wine awards ha scelto i 50 migliori vini italiani. Primeggiano i bianchi, mentre si conferma il Sassicaia già vincitore nell’edizione 2018. L’azienda toscana è quella di Marco Incisa di Rocchetta che ha portato a Bolgheri lo spirito dei francesi top. 

L’annata 2016 del Sassicaia che è stato eletto migliore tra i 50 al Biwa 2019 è stata ritenuta all’altezza della 2015, che la rivista statunitense Wine Spectator proclamò miglior vino del mondo. Un’altra medaglia per Nicolò, l’erede di Mario, e per sua figlia, la principessa Priscilla (vignaiola dell’anno della guida pubblicata dal Corriere della Sera).
Sul secondo gradino del podio un Barolo, il Monvigliero 2015 di Burlotto. La sfida al vertice è solo l’emblema di un duello che si ritrova lungo tutta la classifica e che vede, come accade spesso, Toscana e Piemonte duellare. A spuntarla in questa ideale graduatoria sono stati i toscani con quindici etichette, mentre sono dieci quelle piemontesi, quasi tutte provenienti dalle Langhe.

Medaglia di bronzo non attesa per la cantina Tramin e il suo Terminum, un Gewürztraminer, il miglior bianco dolce d’Italia secondo Luca Gardini, il sommelier già campione del mondo che ha ideato il Biwa assieme al critico Andrea Grignaffini (nella giuria ci sono gli italiani Pier Bergonzi, Andrea Gori, Antonio Paolini, Eros Teboni; l’austriaco Othmar Kiem; l’inglese Tim Atkin; la statunitense Christy Canterbury; la spagnola Amalya Cervera; il giapponese Kenichi Ohashi; il cinese Lu Yang). Tramin è una cantina sociale di trecento contadini.

Soddisfazione per l’Alto Adige che si inserisce come quarta regione con più riconoscimenti (quattro), subito dopo la Sicilia (terza in classifica, a cinque). Dalle Dolomiti arrivano sia l’Appius della Cantina San Michele (al tredicesimo posto), sia il Terlaner della Cantina Terlano (al quattordicesimo), sia Réserve dell Contessa di Manicor (ventiquattresimo). «È la dimostrazione di quanto sia cresciuta questa provincia - commenta al Corriere Luca Gardini - come il vicino Trentino, che conferma l’eccellenza del Metodo Classico con la Riserva del fondatore Ferrari della famiglia Lunelli».

A braccetto con i bianchi altoatesini emergono quelli del Nord come la Vitovska carsica di Zidarich; del Centro, vedi lo straordinario Trebbiano dell’abruzzese Valentini e il Tardivo ma non tardo della marchigiana Santa Barbara (Stefano Antonucci è stato il vignaiolo dell’anno della nostra guida); e dal Sud, ad esempio il Fiorduva dalla Costiera, con i vigneti di Marisa Cuomo a picco sul mare, a Furore.

Tra i rossi, ottiene il miglior risultato della sua storia il Galatrona, il Merlot armonico del vignaiolo e storico dell’arte Luca Sanjust. Poi un vino che si intreccia con uno dei libri dell’anno, il romanzo storico «I leoni di Sicilia» di Stefania Auci, che racconta la saga dei Florio, evocati al Biwa con il Marsala Donna Franca.

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