lunedì 28 settembre 2015

PETIZIONE CONTRO I FALSI POMODORI ‘MADE IN ITALY’

AGRICOLTURA: ASSESSORE PAN 
SOTTOSCRIVE PETIZIONE CONTRO 
I FALSI POMODORI ‘MADE IN ITALY’


Giuseppe Pan, assessore all’Agricoltura della Regione Veneto,
ha sottoscritto la petizione per il  “vero made in Italy” promossa da Great Italian Food Trade e rilanciata dall’inchiesta televisiva della trasmissione “le Iene” e dal sito Change.org su sughi e passate di pomodoro con etichettatura tricolore,  ma in realtà provenienti dalla Cina. 

La petizione,  ormai prossima alle 200 mila firme, chiede che i consumatori italiani possano essere sicuri della provenienza di ciò che mangiano con adeguate informazioni, in etichetta, sulla provenienza e lavorazione dei prodotti inscatolati/confezionati.

“Chiedo al premier italiano Renzi e ai ministri per l’Agricoltura e lo Sviluppo economico, Maurizio Martina e Federica Guidi – è l’appello di Pan in difesa dei produttori e dei consumatori - di intensificare i controlli alle dogane e di lavorare, in sede europea e ai tavoli sul commercio internazionale, per arrivare ad un sistema di etichettatura trasparente e certificata”.


In Italia, infatti,  non è obbligatorio indicare la provenienza della  materia prima nel settore agroalimentare. ‘Made in Italy’ indica solamente il luogo di trasformazione. Questo vale per molte categorie, tranne alcune come l’ortofrutta fresca, l’olio d’oliva che deve indicare se la provenienza è UE o extra UE, i prodotti biologici, anche trasformati, alcuni tipi di carni fresche e tutti i prodotti a denominazione di origine. Ma non abbiamo nessuna garanzia, quando acquistiamo un sugo pronto o una passata con scritto "prodotto in Italia" o “Made in Italy”,  che sia fatto con pomodori italiani o con pasta di pomodoro proveniente dalla Cina.  Perché per diventare Made in Italy, per la
legge italiana, basta che la lavorazione sostanziale sia fatta in Italia. E "sostanziale",
sostanzialmente, non vuol dire nulla”.
“Ringrazio gli autori e i collaboratori della trasmissione “le Iene” perché, grazie al loro
servizio, hanno reso di dominio pubblico una scoperta peraltro già nota, e non solo agli
addetti ai lavori, e hanno dato ulteriore visibilità alla petizione.  E ringrazio – aggiunge
Pan - la Guardia di Finanza e i Carabinieri dei Nas per i controlli antisofisticazioni e
contro i falsi ‘made in Italy”. Ma la legislazione vigente consente che il Veneto
importi dalla Cina, paese nel quale le regole su metalli pesanti e pesticidi sono molto
più blande e permissive di quelle europee, quasi 9 mila tonnellate l’anno di ortaggi e
legumi, per un valore di 23 milioni e mezzo di euro nel 2014: tutti prodotti lavorati dal
sistema agroalimentare o immessi direttamente sul mercato senza alcuna indicazione
di provenienza né garanzia nei percorsi di coltivazione e lavorazione”.
“Così, visto che i controlli alla dogana sono molto limitati  - prosegue l’assessore -
rischiamo tutti di mangiare una marea di prodotti di dubbia qualità e poco salutari
senza nemmeno saperlo. Chiedo, quindi, una normativa più stringente, in modo che di
tutti i prodotti alimentari inscatolati venga dichiarata la provenienza degli ingredienti.
Poi sarà il consumatore a decidere”.
“Vogliamo il vero “made in Italy”, conclude Pan, che utilizzerà anche la prossima
presenza della Regione Veneto all’Expo di Milano (dal 2 all’8 ottobre) per rilanciare la
battaglia dei produttori veneti e italiani per etichette trasparenti e tracciabilità delle
lavorazioni.

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