Acqua potabile
come terapeutica
Sequestrate bottiglie
in tutta Italia
La Procura di Milano ha aperto un’inchiesta per frode in commercio. Ritirati lotti di AcquaUro e di AcquaEndo e oscurati i siti web dell’azienda. C’è anche un indagato .
Spacciavano come acqua terapeutica, vendendola così a un prezzo molto alto, acqua semplicemente potabile ingannando così i consumatori che, grazie a pubblicità ben orchestrate, credevano di poter evitare o in parte risolvere una serie di problemi di salute come calcoli e coliche renali oppure obesità e ipertensione. Per questo oggi il gip di Milano Anna Calabi ha disposto, su richiesta del pm Mauro Clerici, il sequestro in tutta Italia dei lotti di "AcquaUro" e di "AcquaEndo" e ha ordinato l'oscuramento dei siti web che reclamizzavano l'acqua, prodotta e commercializzata dalla società svizzera Setthim con quella in esubero dello stabilimento piemontese Fonti di Vinadio, nel cuneese, e con il quale aveva sottoscritto un apposito e regolare contratto.
Come si legge nel decreto di sequestro l'indagine, per cui ora il legale rappresentate della società di diritto elvetico è indagato per frode in commercio, è nata dalla denuncia di un 82enne che lo scorso 27 marzo si è presentato agli uffici dell'Ats Città Metropolitana di Milano raccontando di aver acquistato l'acqua denominata 'AcquaUro' dietro suggerimento del suo urologo di fiducia. L'anziano aveva portato con sé anche una bottiglia da un litro ancora sigillata e un depliant pubblicitario consegnatogli dallo stesso medico a cui si era rivolto. Depliant da cui risultava che "in due punti corrispondenti ad un talloncino ritagliabile riportante la dicitura 'Per info e ordini' seguito da un numero verde, compariva un timbro recante il nome e cognome" dello stesso specialista che aveva 'prescritto' l'acqua 'miracolosa'.
L'ultraottantenne, inoltre, si era lamentato del costo elevato dell'acqua acquistabile solo tramite quel numero verde e "con un ordine minimo di 4 confezioni da 6 bottiglie" l'una (molto simili alle bottiglie di acqua minerale sigillate) per un totale da 42 euro e che gli "sembrava del tutto simile a quella del rubinetto di casa. Eppure, nonostante sull'etichetta apparisse il richiamo al decreto legislativo 31/2000 indicativo di acqua potabile e non minerale, 'AcquaUro' veniva pubblicizzata come "minimamente mineralizzata e poverissima di sodio" e con proprietà in grado di stimolare la "diuresi", di prevenire la formazione di calcoli e favorire la loro eliminazione e altre caratteristiche terapeutiche con tanto di consigli del tipo "bere almeno 2 bicchieri al giorno (...)per risolvere il tuo problema: coliche renali e/o infezioni alle vie urinarie".
Più o meno simile la pubblicità "ingannevole" di 'AcquaEndo' indicata come "coadiuvante nei casi di 'Obesità', 'Ipertensione', 'Sovrappeso' e che come 'AcquaUro', secondo gli accertamenti svolti dal Nas dei Carabinieri, viene commercializzata in bottiglie di plastica su cui per altro è riportato "un codice a barre molto simile a quello" delle che compare sulle "fustelle delle confezioni farmaceutiche". In realtà dalle indagini è risultato che AcquaUro e AcquaEndo erano solamente "miscele di acque prodotte a Vinadio (CN) con gli esuberi di produzione (...) classificabili come semplici acque potabili per uso umano, né minerali né di sorgente", ha annotato il gip Calabi nel suo provvedimento e sottolineando che la Setthim, di Broggio in Svizzera ma fiscalmente domiciliata a Milano - Giuseppe Anguilla, il legale rappresentante, originario di Lecce è sotto inchiesta - per accreditare le loro proprietà curative aveva sottoscritto addirittura contratti di sponsorizzazione, "utilizzando" i loro "acronimo" sui depliant, con la Società Italiana di Endocrinologia (Sie) e con quella di Urologia (Siu).
Quest'ultima, ha fatto sapere in una nota, si considera parte lesa in quanto "quando sono state presentate le caratteristiche chimico fisiche dell'acqua alla Società esse risultavano certificate dal dipartimento di biotecnologie molecolari e scienze per la salute dell'Università degli Studi di Torino".
Sequestrate bottiglie d'acqua in tutta Italia
Come si legge nel decreto di sequestro l'indagine, per cui ora il legale rappresentate della società di diritto elvetico è indagato per frode in commercio, è nata dalla denuncia di un 82enne che lo scorso 27 marzo si è presentato agli uffici dell'Ats Città Metropolitana di Milano raccontando di aver acquistato l'acqua denominata 'AcquaUro' dietro suggerimento del suo urologo di fiducia. L'anziano aveva portato con sé anche una bottiglia da un litro ancora sigillata e un depliant pubblicitario consegnatogli dallo stesso medico a cui si era rivolto. Depliant da cui risultava che "in due punti corrispondenti ad un talloncino ritagliabile riportante la dicitura 'Per info e ordini' seguito da un numero verde, compariva un timbro recante il nome e cognome" dello stesso specialista che aveva 'prescritto' l'acqua 'miracolosa'.
L'ultraottantenne, inoltre, si era lamentato del costo elevato dell'acqua acquistabile solo tramite quel numero verde e "con un ordine minimo di 4 confezioni da 6 bottiglie" l'una (molto simili alle bottiglie di acqua minerale sigillate) per un totale da 42 euro e che gli "sembrava del tutto simile a quella del rubinetto di casa. Eppure, nonostante sull'etichetta apparisse il richiamo al decreto legislativo 31/2000 indicativo di acqua potabile e non minerale, 'AcquaUro' veniva pubblicizzata come "minimamente mineralizzata e poverissima di sodio" e con proprietà in grado di stimolare la "diuresi", di prevenire la formazione di calcoli e favorire la loro eliminazione e altre caratteristiche terapeutiche con tanto di consigli del tipo "bere almeno 2 bicchieri al giorno (...)per risolvere il tuo problema: coliche renali e/o infezioni alle vie urinarie".
Più o meno simile la pubblicità "ingannevole" di 'AcquaEndo' indicata come "coadiuvante nei casi di 'Obesità', 'Ipertensione', 'Sovrappeso' e che come 'AcquaUro', secondo gli accertamenti svolti dal Nas dei Carabinieri, viene commercializzata in bottiglie di plastica su cui per altro è riportato "un codice a barre molto simile a quello" delle che compare sulle "fustelle delle confezioni farmaceutiche". In realtà dalle indagini è risultato che AcquaUro e AcquaEndo erano solamente "miscele di acque prodotte a Vinadio (CN) con gli esuberi di produzione (...) classificabili come semplici acque potabili per uso umano, né minerali né di sorgente", ha annotato il gip Calabi nel suo provvedimento e sottolineando che la Setthim, di Broggio in Svizzera ma fiscalmente domiciliata a Milano - Giuseppe Anguilla, il legale rappresentante, originario di Lecce è sotto inchiesta - per accreditare le loro proprietà curative aveva sottoscritto addirittura contratti di sponsorizzazione, "utilizzando" i loro "acronimo" sui depliant, con la Società Italiana di Endocrinologia (Sie) e con quella di Urologia (Siu).
Quest'ultima, ha fatto sapere in una nota, si considera parte lesa in quanto "quando sono state presentate le caratteristiche chimico fisiche dell'acqua alla Società esse risultavano certificate dal dipartimento di biotecnologie molecolari e scienze per la salute dell'Università degli Studi di Torino".
di Francesca Brunati
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