giovedì 5 dicembre 2019

Più che l'acqua potè la fake news A Venezia affonda solo il turismo

Più che l'acqua 

potè la fake news
A Venezia affonda 

solo il turismo


A causa di un'informazione fuorviante circa l'alta marea delle scorse settimane, la Serenissima si ritrova con scarse prenotazioni da qui a primavera. Federalberghi si attrezza per correggere il tiro. Nei prossimi giorni è previsto un incontro con la stampa estera per "formare" i giornalisti stranieri sulla situazione reale.

Che il picco storico di acqua alta registratosi a Venezia a metà mese sia stato un dramma per chi vive e lavora in Laguna non c'è dubbio. Tanti i commercianti, i ristoratori e gli albergatori che hanno dovuto fare i conti con danni materiali fino anche a 500mila euro a causa dell'acqua che ha danneggiato gravemente soprattutto i macchinari. Ma che ora si pensi ad una Venezia ancora sott'acqua e si rinunci ad un viaggio tra i canali per il timore di essere sommersi questa è disinformazione, ai limiti di una fake news.

Venezia è tornata a respirare (Più che l'acqua potè la fake news Venezia perde il 40% di turismo)
Venezia è tornata a respirare
Venezia sta bene, deve sempre fare i conti con i margini dell'acqua che - per ovvi motivi - tendono ad alzarsi e abbassarsi, ma è tornata a vivere come ha sempre fatto. Il messaggio però non è passato, soprattutto all'estero, dove i media (anche autorevoli) continuano a parlare di acqua alta. Qualcuno scrive che l'acqua non è più a 187 centimetri (il massimo registrato durante l'ultima ondata di maltempo, limite davvero preoccupante) ma a un metro, creando allarmismi e preoccupazioni inutili. Il limite di un metro è assolutamente nella norma, basta togliersi dalla testa che il metro sia arrivato sulla "terra ferma", ma che faccia parte di quello che in gergo si chiama "medio mare". Insomma, per chiarire: il livello dell'acqua è pienamente nella norma.

Tuttavia rimettere in circolazione delle "rettifiche" è cosa molto complessa. Nonostante a Venezia ci stiano provando, i turisti continuano ad inviare annullamenti di prenotazioni. Federalberghi Venezia stima che il calo da qui alla primavera 2020 sia del 40%: tantissimo. Per questo si sta rimboccando le maniche per incontrare la stampa estera e dare le corrette informazioni circa lo stato di salute e di agibilità della Laguna affinchè gli addetti ai lavori informino correttamente i propri lettori.

Daniele Minotto (Più che l'acqua potè la fake news Venezia perde il 40% di turismo)
Daniele Minotto
A comunicarlo è il vicedirettore di Federalberghi Venezia, Daniele Minotto: «Entro la prima metà di dicembre - spiega - vorremmo incontrare la stampa estera per chiarire la situazione e portare in città gli stessi giornalisti affinchè vedano in prima persona come è messa Venezia. Purtroppo c'è molta disinformazione sullo stato attuale e questo sta creando ingenti danni alla nostra economia. La mancanza di turisti significa meno lavoro per gli alberghi, meno lavoro per i ristoranti, meno lavoro per i commercianti, ma anche meno lavoro per i fornitori; insomma il problema esiste e stiamo cercando di fare il possibile per arginarlo».

Stimare la perdita in termini economici è cosa complicata, ma se si pensa che il fatturato annuale medio del turismo a Venezia vale 2 miliardi di euro non si fatica a fare due conti. «Poniamo l'attenzione sulla stampa estera - prosegue il vice-presidente - perchè l'87% dei turisti che vengono da noi sono stranieri. Venezia oggi sta bene, alcune strutture stanno risolvendo i problemi causati dall'acqua alta, ma la città vive in maniera regolare».

Il termine di paragone utilizzata da Minotto è tanto crudo quanto emblematico: «Venezia non è stata vittima di un terremoto - osserva - dove le macerie, purtroppo, rendono davvero inagibile una città per tanto tempo. A Venezia c'è stata l'acqua più alta del solito, ma ora è tornata nella norma e non sta causando problemi. Lo ha fatto nel clou del maltempo, è chiaro che abbia causato danni davvero ingenti e che la gente ne ha risentito parecchio, ma ora si vive come sempre, questo vogliamo e dobbiamo dirlo con forza». 
di Federico Biffignandi
Federico Biffignandi
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