sabato 3 aprile 2021

Microrganismi, più conoscenza per salvaguardare la nostra salute

 

Microrganismi, più conoscenza per salvaguardare 

la nostra salute


Riconoscere la connessione tra microbiomi e salute umana, incentivandone quindi ricerca e conoscenza, può essere d'aiuto alla filiera alimentare in ottica salutistica e sostenibile

Il mondo dei microrganismi e la scienza che li studia, la microbiologia, sono attualmente alla ribalta - purtroppo o per fortuna - a causa della pandemia provocata dall’infezione umana pandemica SARS CoV19. Ecosistemi microbici complessi, formati da vari batteri, funghi, virus, possono collettivamente essere indicati come microbiomi che abitano e interagiscono con gli organismi viventi che li ospitano attraverso una serie di relazioni simbiotiche, con risultati benefici finali per l'ospite medesimo. L'ecosistema microbico più esplorato fino ad oggi è il microbioma intestinale umano.


I microbi nel nostro tratto gastrointestinale sono dieci volte più numerosi di tutte le cellule che compongono il corpo umano, includendo diversi tipi dal punto di vista genetico, batteri, lieviti, funghi e i loro virus. La principale influenza su di essi è rappresentata dallo stile alimentare, cioè da cosa e da come mangia un individuo. I microbiomi concorrono a determinare la salute della vita sul pianeta Terra, dell’ambiente e quindi dell’uomo, essendo tutto interconnesso e ben rappresentato nel concetto di salute unica “One World one Health”.

Nell’ultimo decennio sono stati finanziati, a livello europeo, 216 progetti relativi allo studio del microbioma, per un totale di circa 500 milioni di euro. Queste ricerche evidenziano diverse associazioni tra alterazioni del microbioma e patologie varie: gastrointestinali, vascolari, respiratorie e persino neurologiche. Tali evidenze sottolineano per esempio la stretta correlazione tra comunità microbica intestinale e la relativa bioconversione nei nutrienti fondamentali, piuttosto che la generazione di molecole bioattive fondamentali per il metabolismo umano. In questo contesto sono ancora una volta il cibo, il suo ambiente di produzione e le modalità con cui è fatto il fattore influente principale.

Il Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita (Cnbbsv) della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha promosso un’iniziativa nazionale a sostegno della ricerca ed innovazione nel campo del microbioma dell’uomo e della filiera agroalimentare. Infatti secondo alcuni ricercatori, intervenendo su uno o più di questi microbiomi, si potrebbero garantire filiere agroalimentari più produttive, sostenibili e resilienti, le quali influenzerebbero favorevolmente la salute umana.

Proprio per questo motivo il settore agroalimentare (rappresentato dai cluster nazionali: Clan Agrifood e Alisei Scienze della vita, parternariati di portatori di interesse come centri di innovazione pubblici e privati) sostengono l’iniziativa di studio sul microbioma. Necessariamente per colmare una lacuna rispetto alla scena internazionale, si vuole coordinare e programmare al meglio, a livello italiano, la ricerca e l’applicazione di tale scoperte. Nel settore primario riducendo l’impiego di antibiotici negli allevamenti e di fitofarmaci sulle coltivazioni. Nei processi di trasformazione e distribuzione agendo sulla shelf-life, sulla possibilità di assumere probiotici, sulle fermentazioni cuore vero e proprio di molte preparazioni alimentari.

di Giuseppe Paltani
Tecnologo alimentare
Giuseppe Paltani

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