sabato 26 giugno 2021

Maledetti tavolini! Da Milano arriva la proposta per regolamentarli

 

Maledetti tavolini! 

Da Milano arriva
la proposta 

per regolamentarli


Dovevano rappresentare la molla per la ripartenza della ristorazione, ma sono diventati crogiolo di tensioni fra esercenti e residenti. Come gestirli? Il Municipio 1 della città lombarda ha presentato la soluzione. Ma i veri problemi restano la malamovida e l'asporto nelle ore notturne che sfugge al controllo dei locali e mette a rischio la concorrenza

Sembravano la soluzione a tutti i problemi della ristorazione. Ma il ricorso ai tavolini all’aperto sembra stia per sfuggire di mano e mettere in crisi il rapporto fra esercenti e residenti. Epicentro di questa crisi è la città di Milano dove, fra malamovida e proteste, il Municipio 1 (la zona del centro storico) ha votato un ordine del giorno nel quale chiede al Comune una drastica riduzione dell’orario di apertura dei dehors e dello spazio concesso ai plateatici. Proposta che, tuttavia, rischia di azzoppare la ripresa dei consumi fuori casa e l’appeal turistico della città (che già soffre il classico svuotamento estivo). Come sostenuto da una ricerca di Global Strategy per Confimprese, infatti, il 70% di ristoranti, caffetterie e gelaterie punta sull’ampliamento degli spazi esterni per agguantare una ripresa dei consumi che nel giro dei prossimi quattro mesi dovrebbe generare una crescita del +19% nel settore del foodservice.

Orari ridotti per i dehors e consessione del plateatico in base alla superficie del locale di origine

Ma cosa prevede l’ordine del giorno del Municipio 1? Innanzitutto, la chiusura dei dehors a mezzanotte e mezza il venerdì e il sabato e alle 23.30 negli altri giorni della settimana. In secondo luogo, una drastica riduzione degli spazi riservati ai tavolini all’aperto che vanno concessi su una superficie del 50% rispetto alla dimensione del locale (e per un massimo di 100 mq). Divieto di concessioni sulle aree verdi. Infine, stop all’asporto di alcolici e superalcolici ogni giorno dalle 21.30 in poi e niente bevande in vetro negli altri orari. Richieste emerse dall’analisi di circa 1.350 domande di occupazione leggera pervenute nel corso dell’anno a Fabio Arrigoni, presidente del Municipio 1.

Gli obiettivi della proposta: pace sociale e concorrenza leale

Tre gli obiettivi che si intende raggiungere: «Il primo riguarda il camminamento pedonale, spesso molto limitato. La delibera del comune assicura che ci siano due metri di spazio riservati al passaggio delle persone a piedi ma molto spesso succede che, non essendo segnate a terra le aree di competenza dei singoli esercizi, queste si allarghino e invadano i marciapiedi arrecando danno soprattutto a passeggini e disabili. In secondo luogo, la delibera comunale consente l’utilizzo di spazi in carreggiata nelle zone a transito locale e a velocità limitata per una dimensione massima di 10 mq. Peccato che in alcune zone il numero concentrato di attività finisca per erodere gli spazi di sosta creando conflitti fra esercenti e residenti. Una soluzione per bilanciare le diverse esigenze potrebbe essere quella di chiedere agli esercenti di condividere gli spazi all’esterno. Infine, il problema del rumore; che peraltro c’era anche prima del Covid. Ecco, su questo chiediamo un passo in avanti in più agli esercenti a fronte di ulteriori concessioni», spiega Arrigoni.

Verso uno sviluppo strutturale degli spazi esterni

L’idea, infatti, è che da questa proposta possa nascere un modello per rendere strutturale lo sfruttamento degli spazi esterni da parte degli esercenti. Attualmente, infatti, la concessione dell’utilizzo del suolo pubblico avviene in modo gratuito ma presto le cose torneranno (si spera) alla normalità e anche il Comune tornerà a batter cassa. Nell’attesa, però, c’è margine per pensare a un «patto territoriale» in cui a fronte dell’assunzione di alcuni obblighi si possa pensare a sconti e concessioni «anche consistenti», afferma Arrigoni. D’altronde, dopo mesi e mesi di lockdown e restrizioni è sotto gli occhi di tutti come la concessione dei dehors e degli spazi esterni non abbia solo aiutato la ripresa della ristorazione e dei consumi in sicurezza ma anche vivacizzato una delle città più colpite dalla pandemia. Più difficile, invece, regolare la volontà di capitalizzare quanto più possibile da parte degli esercenti. «Il rischio è che si crei una sorta di concorrenza sleale tra esercenti. Per questo abbiamo anche proposto di introdurre un contributo di solidarietà, pari al 20% del canone di occupazione del suolo pubblico da parte degli esercenti che ne fanno domanda da destinare ai colleghi che per diversi motivi non possono far richiesta dei tavolini all’aperto. Il tutto, sempre a fronte di eventuali concessioni», conclude Arrigoni.

Divieto d'asporto, il vero strumento per combattere la malamovida e riappacificare residenti ed esercenti

Reazioni? Un po’ di tutti i tipi. Dagli intransigenti ai concilianti. Ciò su cui tutti sembrano d’accordo è il divieto di asporto. Uno strumento considerato essenziale per battere il fenomeno della malamovida e consentire, attraverso il ricorso al servizio al tavolo, un maggiore controllo delle aree esterne da parte dei titolari dei locali pubblici.

Un’idea che potrebbe, forse, disinnescare il coprifuoco che il sindaco Beppe Sala ha fatto scattare proprio nel Municipio 1 tra Corso Garibaldi e Largo La Foppa. La decisione ha fatto seguito alla sentenza del Tar che ha dato ragione ai residenti del condominio di Corso Garibaldi 104 che da anni combattono contro l’eccessivo inquinamento acustico della movida sotto casa. Risultato? Oltre al divieto di asporto alle 22 anche il divieto di usare gli spazi esterni, per qualunque tipo di attività, dalla mezzanotte alle sei, tutti i giorni della settimana. Un danno, ovviamente, per i bar, circa 15 locali fra i quali spiccano Radetzky Cafe e Princi, che speravano di poter lavorare dopo un anno e mezzo disastroso.

A Milano concessi 75mila mq di suolo pubblico gratuitamente

Va peraltro ricordato che, come ribadito dall’assessore al Commercio di Milano, Cristina Tajani in un’intervista su Italia a Tavola sono «2.600 le richieste di occupazione di suolo pubblico concesse, la stragrande maggioranza di quelle pervenute, per un totale di 75mila metri quadri». La maggior parte dei quali non è altro che la proroga di quelli concessi nel 2020 e validi fino al 31 dicembre 2021.

L'autocritica della ristorazione per salvare l'aperitivo italiano

E se il problema fosse una presenza eccessiva dei locali pubblici in alcune aree della città? Non è un segreto che Milano, da Expo in poi, abbia vissuto un vero e proprio boom del food&beverage. Forse troppo? La risposta l’ha data il vicepresidente Fipe, Aldo Cursano: «Bisogna riaffermare un principio: non si consuma e non si mangia su scalinate e marciapiedi. Non è il biglietto da visita che come esercenti vogliamo dare ai clienti, soprattutto ai turisti che si aspettano di ritrovare lo “stile italiano” anche all’ora dell’aperitivo».  
ITALIAATAVOLA

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