sabato 26 marzo 2022

Guerra in Ucraina: 2,6 milioni di italiani rischiano la fame

 

Guerra in Ucraina: 

2,6 milioni di italiani 

rischiano la fame

Per Coldiretti l’emergenza provocata dalla guerra in Ucraina mette in pericolo l’accesso al cibo. In difficoltà ci sono, tra gli altri, 538.423 bambini, 299.890 anziani e 81.963 senza fissa dimora


Lemergenza provocata dalla guerra in Ucraina mette in pericolo in Italia l’accesso al cibo per 2,6 milioni persone che hanno bisogno di aiuto per mangiare. Secondo l’analisi della Coldiretti in difficoltà ci sono tra gli altri 538.423 bambini (di età uguale o inferiore ai 15 anni), 299.890 anziani81.963 senza fissa dimora (di età uguale o superiore ai 65 anni), 31.846 disabili, sostenuti attraverso il Fondo per l’aiuto europeo agli indigenti (Fead). Per Coldiretti si tratta della componente più debole della società che è più esposta all’impoverimento alimentare determinato dal caro prezzi, ma anche dal rallentamento dell’economia e dalla frenata dell’occupazione. Per fortuna la Commissione europea ha recentemente stanziato delle misure per aumentare la produttività interna, sfruttando parte dei terreni incolti, ma il provvedimento non è sufficiente per grantire all'Italia la piena autosufficienza dai prodotti alimentari provenienti dall'Ucraina, su tutti grano, mais e soia.

Guerra in Ucraina: 2,6 milioni di italiani rischiano la fame

La guerra in Ucraina toglie il cibo a 2,6 milioni di italiani

Il conflitto tra Russia Ucraina oltre ad aver messo in crisi l'intero settore produttivo italiano, a causa dell'aumento dell'energia e delle materie prime, sta colpendo in prima persona anche le persone più fragili della nostra società. Coldiretti stima che in Italia ci sono 2,6 milioni di indigenti che hanno bisogno di aiuti per procurarsi il cibo e fra questi ci sono 538.423 bambini (di età uguale o inferiore ai 15 anni), 299.890 anziani e 81.963 senza fissa dimora. «Si tratta della componente più debole della società che è più esposta all’impoverimento alimentare determinato dal caro prezzi, ma anche dal rallentamento dell’economia e dalla frenata dell’occupazione» ha spiegato Coldiretti. Per questo Coldiretti ha lanciato un accorato appello alle istituzioni: servono misure per poter aumentare la produzione di cibo ed essere indipendenti dalle esportazioni dei prodotti alimentari ucraini

Dall'Unione europea un'ancora di salvezza

Per fortuna recentemente è intervenuta la Comissione europea che per alleviare l'impatto delle quotazioni elevate dei prodotti alimentari ha deciso di dare il via libera alla semina in Italia di altri 200mila ettari di terreno, oltre alla possibilità per gli Stati membri di applicare aliquote ridotte dell'Iva (l'Imposta sul valore aggiunto) sugli alimenti. Paolo De Castro, europarlamentare del Pd ha commentato positivamente le azioni dell'Unione europea per contrastare il caro materie prime nel settore agricolo. «L’atto delegato presentato dalla Commissione Europea, permetterà la liberalizzazione delle superfici ecologiche - ha spiegato - Questo pacchetto fornirà degli aiuti tramite la riserva di crisi di 500 milioni». Nel frattempo il presidente di Confagricoltura Massimo Giansanti, durante il premio nazionale per l'innovazione in Aricoltura è tornato a chiedere una mano alle istituzioni.  «Rispetto a questa crisi abbiamo bisogno di misure emergenziali forti e di budget seri e coordinati a livello europeo».

De Castro "In Europa 9,1 milioni di ettari in più da coltivare"

Giansanti "Servono misure emergenziali forti per l'agricoltura"

Le proposte di Coldiretti per garantire l'autosufficienza alimentare

Per Coldiretti in Italia a oggi ci sono tanti terreni incolti per insufficiente redditività, a causa della fauna selvatica e della siccità, pari a circa un milione, che potrebbero essere messi a frutto per produrre, grano, mais, soia e i prodotti alimentari che oggi stanno venendo a mancare. «Servirebbero dei piccol iinvasi per consentire di conservare e ridistribuire l'acqua nei campi», ha spiegato Ettore Prandini, presidente di Coldiretti. italiaatavola

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