25 anni di Montecucco, Basile: ora l'obiettivo è aumentare imbottigliato
e areale
Il Consorzio Montecucco festeggia 25 anni di tutela del Sangiovese della Maremma puntando su sostenibilità, qualità e mercati esteri. Il presidente Giovan Battista Basile annuncia l'estensione dell'areale verso le zone montane, ideali per la viticoltura in un'ottica di adattamento climatico. Cresce anche l'enoturismo e l'interesse per i bianchi come il Vermentino
Nato dirimpetto a Montalcino (Si), con l'intento di valorizzare un territorio e un Sangiovese che ha già il respiro della Maremma, il Consorzio di tutela del Montecucco ha costruito un percorso orientato principalmente ai mercati internazionali. E se il primo mercato di riferimento - gli Stati Uniti - sembra navigare nell'incertezza a causa del possibile impatto dei dazi, il Consorzio è impegnato per costruire nuove strategie, come evidenzia il presidente Giovan Battista Basile nell'intervista a Italia a Tavola. «In questo contesto - evidenzia - il ruolo dei Consorzi di Tutela diventa fondamentale per evitare la convergenza di elementi sfavorevoli quali stagnazione economica, calo dei consumi, mutamenti negli stili di vita delle nuove generazioni e nuove restrizioni normative».
Montecucco: verso l'ampliamento dell'area di produzione
Nel frattempo, anche per meglio rispondere ai nuovi trend di consumo, il Consorzio ha avviato un progetto di ampliamento e ridefinizione dell'area di produzione delle uve destinate ai vini Montecucco Doc e Montecucco Sangiovese Docg. L'iniziativa prevede l'estensione dell'attuale areale ai territori amministrativi montani che, ad oggi, risultano esclusi dal disciplinare di produzione nei sette comuni riconosciuti: Cinigiano, Civitella Paganico, Campagnatico, Castel del Piano, Roccalbegna, Arcidosso e Seggiano.
«La proposta di estensione - spiega Basile - nasce dall'esigenza di adattarci ai cambiamenti climatici in atto». Le zone montane dell'areale del Montecucco, un tempo considerate marginali per la viticoltura, oggi si stanno infatti rivelando particolarmente adatte alla produzione di uve di alta qualità grazie a diversi fattori, tra cui temperature più fresche e costante ventilazione alle quote elevate, che favoriscono una maturazione più lenta e bilanciata dei grappoli. Inoltre, i terreni vulcanici presenti nell'area contribuiscono, grazie alla loro composizione peculiare, a conferire caratteristiche uniche ai vini.
Montecucco, 25 anni alla ricerca dell'indentità
Presidente Basile, il traguardo dei 25 anni cosa porta in dote? E come volete festeggiare un quarto di secolo di vita?
Sono 25 anni di vita in cui il Consorzio è cresciuto molto e la qualità dei vini prodotti è notevolmente migliorata, sempre tenendo fede al grande impegno sul fronte della sostenibilità, a tutela di un territorio già naturalmente vocato al biologico. Celebreremo questo anniversario con una giornata di racconto e confronto aperta a istituzioni, aziende socie, giornalisti e amici del Consorzio, pensata per offrire uno sguardo autentico e diretto su una delle aree vitivinicole più identitarie e promettenti della Toscana e per aprire una riflessione sul futuro della nostra Denominazione.
Sicuramente un Sangiovese peculiare, che porta con sé tratti unici del suo territorio di origine: vulcanico e indomito, proprio come la natura ancora selvaggia che lo circonda e che caratterizza il paesaggio dell'Amiata (antico vulcano spento), ma allo stesso tempo seducente ed ammaliante, dalla freschezza tipica della viticoltura d'altura che si intreccia con la lontana ventilazione marina e mediterranea. E poi l'integrità del nostro areale, naturalmente vocato alla coltivazione e caratterizzato da rispetto della biodiversità e pratiche agronomiche in armonia con l'ambiente: la produzione agroalimentare è rappresentata per la maggior parte da piccole o medie aziende a conduzione familiare circondate da vigneti, boschi, seminativi e olivi e la nostra Denominazione, caratterizzata da un'anima green fin dalla sua creazione, vanta oggi oltre il 90% di produzione biocertificata.
Cosa è cambiato dagli inizi? Cosa è cambiato dentro al territorio e come è cambiato il mercato?
A livello di territorio è aumentato il numero di ettari, anche grazie all'insediamento di investitori provenienti da fuori che hanno creduto nel Montecucco e hanno dato vita a nuove cantine sempre nel rispetto dell'integrità dell'areale. Ed è cresciuta la percentuale di aziende biologiche, fino ad arrivare all'attuale 90% di produzione biocertificata. A livello di mercato in questi anni siamo arrivati ad una quota export del 60%, destinata principalmente a Europa e Nord America ma con una presenza significativa anche nel continente asiatico.
Montecucco: un mercato stabile
Guardando i numeri, nell'evoluzione della denominazione c'è stata una crescita e poi una perdita di terreno. Come leggete questo dato? Prevedete una risalita nel medio termine?
Spesso succede che dopo un periodo di forte crescita - come il picco che abbiamo avuto nel 2015 e 2016 - si verifichi un rallentamento. Tuttavia negli ultimi cinque anni il nostro mercato è rimasto stabile, anzi nel 2024 abbiamo registrato un +10% di imbottigliato rispetto al 2023. Siamo fiduciosi che il futuro ci permetterà di mantenere una crescita costante nonostante la complessità dell'attuale contingenza del settore.
Esiste una evoluzione che porta a valorizzare maggiormente i bianchi, in relazione alla domanda del mercato?
Certamente. In questo momento, anche per via del cambiamento climatico, si registra una forte tendenza verso i vini bianchi e meno strutturati. Come Denominazione noi coltiviamo Vermentino già dagli anni Sessanta e, grazie ai buoni livelli di acidità resi possibili dalla nostra collocazione territoriale e all'ottimo rapporto qualità-prezzo, il nostro è un Vermentino che si sposa perfettamente con le esigenze della nuova generazione di consumatori, alla ricerca di una bevuta sempre più fresca e non impegnativa non solo per il palato ma anche per il portafoglio.
Quali progetti nuovi e di sviluppo avete in cantiere?
Il Consorzio ha recentemente avviato un importante progetto di ampliamento e ridefinizione dell'area di produzione delle uve destinate ai vini Montecucco DOC e Montecucco Sangiovese DOCG. L'iniziativa prevede l'estensione dell'attuale areale ai territori amministrativi montani che, ad oggi, risultano esclusi dal disciplinare di produzione nei sette comuni riconosciuti: Cinigiano, Civitella Paganico, Campagnatico, Castel del Piano, Roccalbegna, Arcidosso e Seggiano. La proposta di estensione nasce dall'esigenza di adattarci ai cambiamenti climatici in atto e comporterà una richiesta formale di modifica del disciplinare, che verrà presentata nei prossimi mesi. Le zone montane dell'areale del Montecucco, un tempo considerate marginali per la viticoltura, oggi si stanno infatti rivelando particolarmente adatte alla produzione di uve di alta qualità grazie a diversi fattori, tra cui temperature più fresche e costante ventilazione alle quote elevate, che favoriscono una maturazione più lenta e bilanciata dei grappoli. Inoltre, i terreni vulcanici presenti nell'area contribuiscono, grazie alla loro composizione peculiare, a conferire caratteristiche uniche ai vini. Tutti questi elementi rappresentano un'opportunità anche sul fronte della comunicazione, che vede una rinnovata attenzione verso i vini di montagna, sempre più apprezzati a livello nazionale ed internazionale.
E quali obiettivi sul fronte dell'internazionalizzazione?
Supportare il consolidamento degli attuali mercati di riferimento attraverso attività di promozione in Europa (in particolare Regno Unito), Stati Uniti, Canada e Giappone.
Il futuro del Montecucco tra enoturismo e imbottigliamento
Per questo territorio il valore dell'enoturismo dovrebbe esser cruciale, vista la bellezza dei paesaggi incontaminati. Vale davvero quel che potrebbe? Come si può spingerlo maggiormente?
Il Montecucco è una destinazione enoturistica di eccellenza, ideale per un turismo maturo, qualificato e non “di massa” che ricerca la natura autentica e i paesaggi incontaminati, oltre che storia, cultura ed enogastronomia. L'enoturismo - che attrae ospiti per il 70% dall'estero e per il 30% dall'Italia - è in forte crescita nella nostra denominazione: come registrato dall'indagine che abbiamo condotto tra le aziende socie lo scorso anno, tutte le aziende sono attrezzate per accogliere i visitatori e circa la metà dispone di strutture ricettive in grado di offrire ai visitatori la possibilità di pernotto e/o ristorazione. Le nostre aziende sono dunque sempre più a contatto con i turisti e il nostro territorio rappresenta un grande volano per questo tipo di attività, in cui investiamo da ormai trent'anni per promuovere l'originalità di questo volto selvaggio della Toscana. Per il futuro puntiamo ad implementarla ulteriormente, migliorando la qualità dell'accoglienza e la professionalità nelle cantine.
Come vedete il Montecucco da qui a 5 anni?
Il nostro obiettivo è aumentare l'imbottigliato e contribuire ad un sempre maggior successo della nostra Denominazione, che senza dubbio lo merita per l'indiscusso valore e l'ottimo rapporto qualità-prezzo della sua produzione.
Quali sono tre parole-chiave che indichino l'identità e la strada da percorrere per il vostro territorio?
Qualità, sostenibilità, autenticità.
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