sabato 24 maggio 2025

Donald Trump minaccia ancora l'Ue: dazi al 50%

 

Donald Trump minaccia ancora l'Ue: dazi al 50% dall'1 giugno?

Una mossa che colpirebbe duro l'agroalimentare europeo e il made in Italy. Ma dietro la minaccia doganale del presidente Usa c'è un attacco più profondo: smantellare le regole Ue su qualità, salute e trasparenza. «La nuova minaccia del presidente Trump è un ulteriore fardello di incertezza per le imprese italiane, a partire da quelle del vino» ha commentato il presidente dell'Uiv, Lamberto Frescobaldi



Donald Trump ha annunciato l'intenzione di introdurre dazi del 50% sui prodotti europei a partire dall'1 giugno. Se la minaccia (la seconda da inizio anno) diventasse realtà, l'intero sistema agroalimentare italiano rischierebbe un contraccolpo durissimo. Vino, olio, pasta, salumi e formaggi Dop - le eccellenze che tengono in piedi buona parte del nostro export - finirebbero sotto scacco, con conseguenze pesanti per migliaia di imprese, per i territori e per la reputazione internazionale del made in Italy. «La nuova minaccia del presidente Trump è un ulteriore fardello di incertezza per le imprese italiane, a partire da quelle del vino. Da mesi ormai il settore - che negli Stati Uniti spedisce il 24% (1,94 miliardi di euro) dell'intero export enologico - non riesce più a programmare il proprio futuro, e questo è un danno enorme, a prescindere dall'entità del dazio». È il commento del presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Fresco

«Per fare un esempio - ha aggiunto Frescobaldi -, in questi giorni le imprese italiane del vino stanno pianificando i bandi europei dell'Ocm Promozione, con investimenti per qualche decina di milioni di euro destinati agli Usa, principale target. Chiaramente, una minaccia di accisa al 50% - che più che un dazio sarebbe un embargo - sortisce l'immediato effetto di rinunciare, giocoforza, all'investimento. E con esso ai piani di sviluppo di un settore che vive sempre più di esportazioni. Chiediamo pertanto - ha concluso il presidente Uiv - a Bruxelles e a Roma di intensificare le trattative, perché il fattore tempo rappresenta ormai sempre più una discriminante fondamentale». Ma il problema, ricordiamo, va ben oltre le tariffein gioco c'è la tenuta dell'intero modello europeobasato su regole a tutela della qualitàdella salute e della trasparenza.

Trump stizzito: «È molto difficile avere a che fare con l'Ue»

Il messaggio di Trump è arrivato via Truth, il social personale del presidente americano: «È molto difficile avere a che fare con l'Unione europeaformata con l'obiettivo di approfittarsi degli Stati Uniti sul commercio». Parole che suonano come una dichiarazione di guerra commercialeE che già hanno avuto effetti concreti. Le Borse europee sono infatti crollatecon Milano che ha toccato un -3%. Ma anche Wall Street ha aperto in calo: il Dow Jones ha perso l'1,10%, il Nasdaq l'1,68%, lo S&P 500 l'1,15%.


Dietro l'annuncio, però, c'è una strategia molto più ampia. Come ha dichiarato il segretario al Tesoro Scott Bessent a Fox News, Trump sarebbe «frustrato» per il rallentamento dei negoziati con l'Ue. «Spera che questa minaccia accenda un fuoco sotto l'Ue», ha detto. Poi ha aggiunto che altri accordi commerciali sarebbero in preparazione con l'India e alcuni Paesi asiatici, mentre l'Europa, a detta sua, avrebbe presentato proposte «non della stessa qualità». «Spero che questo spinga la Ue a darsi una mossa» ha ribadito.

Donald Trump minaccia ancora l'Ue: dazi al 50% dall'1 giugno?

Il segretario al Tesoro Usa, Scott Bessent

Intanto da Bruxelles - dove, secondo indiscrezioni, le parti avrebbero già messo sul tavolo richieste formali - si continua a tenere un profilo basso. Nessuna dichiarazione ufficiale da parte della Commissione, che conferma la volontà di continuare il confrontocon l'obiettivo dichiarato del “zero dazi” sui prodotti industrialiUna linea confermata anche dal ministro degli Esteri Antonio Tajani: «La nostra linea è quella di arrivare a un accordo, nessuna guerra commerciale. L'obiettivo è sempre zero dazi-zero dazi».

Oltre ai dazi: Trump vuole farci mangiare carne agli ormoni

Ma, come Italia a Tavola ha già scritto in un recente editorialequesta partita va ben oltre i daziIl vero obiettivo degli Stati Uniti è infatti smontare le regole europee che proteggono i cittadiniil cibo e il mercato. Il comparto agroalimentare è solo il primo bersaglio. Dietro la retorica protezionista si nasconde un disegno più profondofar saltare le cosiddette “barriere non tariffarie”. Parliamo di norme sanitariefitosanitarieregole sull'etichettaturatutela delle denominazioni d'origine e dei diritti dei consumatoriTutto ciò che oggi impedisce l'ingresso in Europa di prodotti americani come la carne agli ormoni o i derivati industriali a basso costoTrump vuole un'Europa che rinunci alle sue tutele, che apra le porte al cibo spazzatura e che metta sullo stesso piano un Parmigiano Reggiano e un surrogato prodotto in Nebraska.

E non è tuttoC'è anche la questione, ancora più grave, dell'IvaGli Stati Uniti vorrebbero che i loro prodotti fossero esentati dall'imposta sul valore aggiunto, che si applica a tutti i beni nell'Unione europea, importati o meno. Sarebbe un colpo micidiale alla concorrenza leale: un vantaggio automatico di circa il 20% sul prezzo finale, che penalizzerebbe i produttori europei e creerebbe un precedente pericoloso. Poi ci sono le regole sulla qualità e la sicurezzaTrump pretende che l'Ue allenti gli standard fitosanitari e rinunci alla protezione delle indicazioni geografiche. In altre parole, chiunque potrebbe vendere in Europa un “Parmesan” fatto con latte in polvere e spacciarlo per prodotto italiano. Una follia che non metterebbe solo a rischio le nostre imprese, ma l'intera identità culturale del cibo europeo. Ecco perché serve una risposta chiara, anche dal mondo agricolo.

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Trump vorrebbe che l'Ue abbassasse nettamente i propri standard di sicurezza alimentare

C'è infine la carneQuella americanaallevata con criteri incompatibili con le regole europee, e quella coltivata, già autorizzata negli Stati Uniti. Nel 2023, aziende come Upside Foods e Good Meat hanno ottenuto il via libera per vendere pollo coltivato sul mercato americano. In Europa, invece, la questione è ancora sotto esame da parte dell'Efsa. Ma anche qui, se la pressione americana aumenteràla porta rischia di aprirsiE se crolla questo arginele conseguenze saranno enormi: non solo sul piano commerciale, ma anche su quello sanitario, sociale, ambientale. Immaginare scaffali invasi da alimenti ultraprocessati, realizzati in laboratorio e senza controlli equivalenti ai nostri, fa paura. E non è questione di gusti o nostalgie. È una questione di salute pubblica, di sostenibilità, di coerenza con il nostro modello agricolo. Chi conosce la storia dell'alimentazione americana sa bene dove può portare una deregulation spintabasta guardare i numeri dell'obesità.

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