Sisma, -90% i consumi
nelle zone colpite
Dopo 6 mesi
produttori in ginocchio
Animali morti o feriti, difficoltà
nella produzione e crollo
Senza casette nei paesi svuotati, il crollo del 90% del mercato fa morire l’economia locale, con gli agricoltori e gli allevatori rimasti che per sopravvivere sono costretti a cercare canali alternativi dove vendere i prodotti salvati dalle macerie. È l’allarme lanciato dalla Coldiretti che a sei mesi dal sisma ospita all’insegna della solidarietà i produttori provenienti dalle diverse regioni terremotate nel nuovo mercato contadino di Campagna Amica nella capitale all’Aranciera di San Sisto in via Valle delle Camene 11 nei pressi delle Terme di Caracalla, per tutto il weekend di Carnevale.
In aiuto delle campagne c’è stata soprattutto la solidarietà della gente comune con una vera corsa all’acquisto dei prodotti terremotati che ha coinvolto quasi 1 italiano su 4 (24%) fino al Santo Padre che ha incaricato espressamente l'Elemosineria Apostolica di acquistare prodotti alimentari tipici delle aree colpite da distribuiti a diverse mense caritative della città di Roma per la preparazione dei pasti donati quotidianamente alle persone bisognose e senza fissa dimora.
«Il terremoto ha colpito un territorio a prevalente economia agricola - ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - con una significativa presenza di allevamenti, che è importante sostenere concretamente affinché la ricostruzione vada di pari passo con la ripresa dell’economia che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo». Il crollo delle vendite ha colpito maggiormente i formaggi, dal pecorino alle caciotte, anche in ragione del fatto che nelle zone colpite dal sisma è radicata l’attività di allevamento.
L’abbandono forzato delle popolazioni, trasferite sulla costa, e la fuga dei turisti hanno fatto venir meno la clientela, mettendo in grave difficoltà le aziende che, oltre a non vendere, devono comunque mungere tutti i giorni con la necessità di trasformare il latte o cederlo a qualche caseificio, peraltro in una situazione in cui molte strutture di questo tipo sono inagibili.
In difficoltà anche il settore dei salumi, a partire da quelli pregiati a Denominazione di origine, dove al blocco delle vendite si è accompagnato quello della produzione a causa dell’inagibilità dei laboratori che si trovano nelle zone del cratere. Ma l’assenza di acquirenti sta interessando un po’ tutte le produzioni, compresi farro, lenticchie e altri legumi. Un discorso a parte merita lo zafferano, spezia pregiata che negli ultimi tempi ha visto un interesse crescente da parte dei consumatori. Situazione meno negativa per le lenticchie che erano già state raccolte prima del sisma ma adesso la preoccupazione riguarda le nuove semine per le difficoltà di raggiungere le campagne.
A sei mesi dalle prime scosse la Coldiretti stima che non più del 15% degli animali “sfollati” possono essere ospitati nelle stalle provvisorie annunciate e si conta una vera strage con oltre 10mila animali morti, feriti e abortiti nelle aree del terremoto per l’effetto congiunto del terremoto e del maltempo che hanno fatto crollare le stalle e costretto gli animali al freddo e al gelo, con morti, malattie e diffusi casi di aborto.
Gli allevatori non sanno ancora dove ricoverare mucche, maiali e pecore sopravvissuti, costretti al freddo, con il rischio di ammalarsi e morire, o nelle strutture pericolanti, mentre si è ridotta del 30% la produzione di latte per lo stress provocato dal freddo e dalla paura delle scosse. Occorre colmare i ritardi accumulati nella realizzazione delle nuove stalle ma anche completare gli allacci della luce e dell’acqua nelle strutture già consegnate. Vanno peraltro denunciati i problemi tecnici rilevati sulle stalle mobili già realizzate, tra allagamenti, qualità dei materiali e inadeguatezza di alcune soluzioni.
Ma serve anche l'arrivo dei fondi annunciati per dare ossigeno alle imprese agricole strette fra danni, crollo della produzione e calo del mercato. Sono migliaia le aziende agricole nei territori terremotati dei comuni di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo dove c’è una significativa presenza di allevamenti con oltre 100mila animali tra mucche, pecore e maiali, secondo una stima della Coldiretti che sottolinea anche la presenza di un fiorente indotto agroindustriale con caseifici, salumifici e frantoi dai quali si ottengono specialità di pregio famose in tutto il mondo.
Sotto il coordinamento di una apposita task force sono state avviate dalla Coldiretti numerose iniziative assieme all’Associazione italiana allevatori e ai Consorzi agrari che hanno consentito anche la consegna di mangiatoie, mangimi, fieno, carrelli per la mungitura, refrigeratori e generatori di corrente oltre a roulotte, camper e moduli abitativi. Ma anche l’operazione “adotta una mucca” per dare ospitalità a pecore e mucche sfollate a causa dei crolli delle stalle, “dona un ballone” di fieno per garantirne l’alimentazione e la “caciotta della solidarietà” con il latte degli allevatori terremotati e degli altri prodotti in vendita nei mercati di Campagna Amica per garantire uno sbocco di mercato dopo lo spopolamento forzato dei centri urbani colpiti dal sisma.
Per aiutare le aree rurali è anche attivo uno specifico conto corrente denominato “COLDIRETTI PRO-TERREMOTATI” (IBAN: IT 74 N 05704 03200 000000127000) dove indirizzare la raccolta di fondi.
foto: Estense.com
In aiuto delle campagne c’è stata soprattutto la solidarietà della gente comune con una vera corsa all’acquisto dei prodotti terremotati che ha coinvolto quasi 1 italiano su 4 (24%) fino al Santo Padre che ha incaricato espressamente l'Elemosineria Apostolica di acquistare prodotti alimentari tipici delle aree colpite da distribuiti a diverse mense caritative della città di Roma per la preparazione dei pasti donati quotidianamente alle persone bisognose e senza fissa dimora.
«Il terremoto ha colpito un territorio a prevalente economia agricola - ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - con una significativa presenza di allevamenti, che è importante sostenere concretamente affinché la ricostruzione vada di pari passo con la ripresa dell’economia che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo». Il crollo delle vendite ha colpito maggiormente i formaggi, dal pecorino alle caciotte, anche in ragione del fatto che nelle zone colpite dal sisma è radicata l’attività di allevamento.
L’abbandono forzato delle popolazioni, trasferite sulla costa, e la fuga dei turisti hanno fatto venir meno la clientela, mettendo in grave difficoltà le aziende che, oltre a non vendere, devono comunque mungere tutti i giorni con la necessità di trasformare il latte o cederlo a qualche caseificio, peraltro in una situazione in cui molte strutture di questo tipo sono inagibili.
In difficoltà anche il settore dei salumi, a partire da quelli pregiati a Denominazione di origine, dove al blocco delle vendite si è accompagnato quello della produzione a causa dell’inagibilità dei laboratori che si trovano nelle zone del cratere. Ma l’assenza di acquirenti sta interessando un po’ tutte le produzioni, compresi farro, lenticchie e altri legumi. Un discorso a parte merita lo zafferano, spezia pregiata che negli ultimi tempi ha visto un interesse crescente da parte dei consumatori. Situazione meno negativa per le lenticchie che erano già state raccolte prima del sisma ma adesso la preoccupazione riguarda le nuove semine per le difficoltà di raggiungere le campagne.
A sei mesi dalle prime scosse la Coldiretti stima che non più del 15% degli animali “sfollati” possono essere ospitati nelle stalle provvisorie annunciate e si conta una vera strage con oltre 10mila animali morti, feriti e abortiti nelle aree del terremoto per l’effetto congiunto del terremoto e del maltempo che hanno fatto crollare le stalle e costretto gli animali al freddo e al gelo, con morti, malattie e diffusi casi di aborto.
Gli allevatori non sanno ancora dove ricoverare mucche, maiali e pecore sopravvissuti, costretti al freddo, con il rischio di ammalarsi e morire, o nelle strutture pericolanti, mentre si è ridotta del 30% la produzione di latte per lo stress provocato dal freddo e dalla paura delle scosse. Occorre colmare i ritardi accumulati nella realizzazione delle nuove stalle ma anche completare gli allacci della luce e dell’acqua nelle strutture già consegnate. Vanno peraltro denunciati i problemi tecnici rilevati sulle stalle mobili già realizzate, tra allagamenti, qualità dei materiali e inadeguatezza di alcune soluzioni.
Ma serve anche l'arrivo dei fondi annunciati per dare ossigeno alle imprese agricole strette fra danni, crollo della produzione e calo del mercato. Sono migliaia le aziende agricole nei territori terremotati dei comuni di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo dove c’è una significativa presenza di allevamenti con oltre 100mila animali tra mucche, pecore e maiali, secondo una stima della Coldiretti che sottolinea anche la presenza di un fiorente indotto agroindustriale con caseifici, salumifici e frantoi dai quali si ottengono specialità di pregio famose in tutto il mondo.
Sotto il coordinamento di una apposita task force sono state avviate dalla Coldiretti numerose iniziative assieme all’Associazione italiana allevatori e ai Consorzi agrari che hanno consentito anche la consegna di mangiatoie, mangimi, fieno, carrelli per la mungitura, refrigeratori e generatori di corrente oltre a roulotte, camper e moduli abitativi. Ma anche l’operazione “adotta una mucca” per dare ospitalità a pecore e mucche sfollate a causa dei crolli delle stalle, “dona un ballone” di fieno per garantirne l’alimentazione e la “caciotta della solidarietà” con il latte degli allevatori terremotati e degli altri prodotti in vendita nei mercati di Campagna Amica per garantire uno sbocco di mercato dopo lo spopolamento forzato dei centri urbani colpiti dal sisma.
Per aiutare le aree rurali è anche attivo uno specifico conto corrente denominato “COLDIRETTI PRO-TERREMOTATI” (IBAN: IT 74 N 05704 03200 000000127000) dove indirizzare la raccolta di fondi.
italiaatavola
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