sabato 3 giugno 2017

Veg si può, ma con rispetto

Veg si può, 

ma con rispetto

Parlare e confrontarsi, con rispetto per qualunque opinione, è forse l’unico strumento per evitare che sul cibo si scatenino insensate guerre di religione. No a paraocchi o al condizionamento delle fake news di Internet


La crescita italiana dei consumi di alimenti marchiati con la “V”, invece che di locali con almeno qualche piatto dedicato, sta facendo emergere, forse più come tendenza che come effettiva modifica di stili di vita, la realtà di un mercato vegano, o almeno vegetariano. Dopo l’invasione di ristoranti cinesi, fusion, “all you can eat”, messicani o comunque etnici, per non parlare dei fast food di ogni genere e tipo, ciò potrebbe rappresentare una scelta un po’ più salutista e legata alla stagionalità. E in cui non pochi cuochi possono inserire ricette della nostra tradizione. Cosa c’è di più vegano di un piatto di orecchiette con le cime di rapa? 

Veg si può, ma con rispetto

In ogni caso è un segnale positivo: più aumentano le opzioni per scegliere cosa mangiare, come di cosa leggere o come vestirsi, più si sale nella scala di valori di una democrazia. Il che poi vuol dire libertà di opinione, obiettivo primario almeno per noi europei. Ciò che ci può fare stare meglio e non danneggia gli altri è un bene assoluto in sé, che non può essere mediato con nessuno. Nemmeno con chi crede di avere la verità in tasca.

L’importante è non fare delle scelte legate al pregiudizio, all’ignoranza o alle falsità. Se per esempio tutto il mondo medico-scientifico ricorda come un regime alimentare strettamente vegano presenta dei rischi per l’impossibilità di assumere coi soli vegetali sostanze basilari per una vita normalmente sana (dalle vitamine B12 e D allo zinco), basta prendere delle precauzioni e degli integratori. Non si può demonizzare chi avverte dei rischi parlando di congiure e interessi delle multinazionali della carne (ma quali?). Informazione, educazione e confronto sono invece le pratiche che dovrebbe caratterizzare chi vuole mangiare per stare bene. E se per qualcuno essere vegani è meglio, basta conoscere i pericoli che ci possono essere e diffidare dei ciarlatani. Ne va della propria salute e di quella dei propri figli.

Fin qui potrebbe sembrare tutto facile. Il problema è che a volte una scelta individuale, legata a modelli di vita, diete o convinzioni ideologiche, può diventare il metro con cui valutare il resto del mondo. Essere talebani è un’aberrazione in sé, ma è assolutamente inaccettabile quando riguarda il come alimentarsi. Purtroppo a volte questo atteggiamento sembra emergere in alcuni vegani oltranzisti, che danno magari dell’assassino a qualche onnivoro (praticamente il 99,99% della popolazione del pianeta) che si mangia una coscia di pollo o uno spicchio di Grana Padano. 

Parlare e confrontarsi, con rispetto per qualunque opinione, è forse l’unico strumento oggi per evitare che sul cibo si scatenino insensate guerre di religione. Non si può vedere anche ciò che c’è in tavola col paraocchi o col condizionamento delle fake news di Internet. Questo almeno ci sembra l’approccio condiviso che è emerso dal recente incontro che abbiamo promosso a Milano sul tema “Veganesimo... Scelta di vita o opportunità?”. Con esperti e in modo laico, abbiamo cercato di avviare un primo approccio senza schemi precostituiti, interessati come siamo da sempre a scelte di vita responsabili e ad un’alimentazione corretta. Confermiamo una scelta di campo ovviamente da onnivori (che mangiano spesso piatti vegani), ma interessati a fare crescere tutte le opzioni col rispetto e l’attenzione che ognuno merita. Italiaatavola
di Alberto Lupini
direttore

Nessun commento:

Posta un commento