Il Percorso sensoriale
di Giuseppe Vesi
La strada da fare
è ancora molta
Un nome noto, quello di Giuseppe Vesi, che ha perso di garanzia nel viaggio da Napoli a Milano. Lode indubbia agli ingredienti, ma per quanto il servizio in generale, è necessario un aggiustamento di tiro
Giuseppe Vesi ha portato a Milano l'arte della pizza napoletana che ha decretato il suo successo con i due locali sotto al Vesuvio. Ha scelto i margini del quartiere Isola, una delle "movide" milanesi per inaugurare uno spazio ampio, centoventi coperti, con vetrine sulla via e l'insegna Pizza Gourmet. La medesima attenzione agli ingredienti e soprattutto agli impasti che troviamo al Vomero e in via dei Tribunali a Napoli vine replicata sotto la Madonnina con l'utilizzo di farine Petra 3 e Petra 9 capaci di fare la differenza tra un impasto ordinario ed uno di alto livello.
Ma c'è una novità contemporanea, che hanno chiamato con roboanti aspettative "Percorso sensoriale" che delude assai. L'idea è l'abbinamento tra basi cotte nel forno a legna o elettrico e topping ideati dallo chef Igor Sangilles. Lo spunto potrebbe essere buono, ma la strada è ancora lunga. Ciò che esce dal forno risulta infatti slegato da ciò che viene aggiunto in cucina, sia dal punto di vista del gusto che delle consistenze. Inoltre i due passaggi causano l'arrivo al tavolo del piatto quasi freddo. Durante l'anteprima riservata alla stampa, la millefoglie di verdure, ispirata dallo strabordante ossequio alla cucina vegetariana, è di poco sapore e l'aggiunta a coprirla della cialda di Parmigiano ne stravolge la sapidità.
Capitolo pizze tradizionali scritto meglio, anche se Milano accoglie già altre pizzerie gourmet e per fare la differenza ci vuole una marcia in più, che qui non c'è ancora. Da sottolineare con grande plauso la scelta degli ingredienti, presidi Slowfood o direttamente provenienti dai fornitori campani di famiglia. Super i pomodorini gialli che che campeggiano sulla classica pizza che però non nasconde una base troppo acquosa.
Il locale è luminoso, piacevole e ben arredato, pregevoli i sottopiatti dedicati in maiolica napoletana, come il forno della pizza che merita la foto di rito. Insomma, in attesa di un necessario aggiustamento del tiro e di frigoriferi funzionanti (il vino bianco non era disponibile) per godere dell'arte di Giuseppe Vesi torniamo a via dei Tribunali. Per Milano attendiamo il match di ritorno.
Giuseppe Vesi
Ma c'è una novità contemporanea, che hanno chiamato con roboanti aspettative "Percorso sensoriale" che delude assai. L'idea è l'abbinamento tra basi cotte nel forno a legna o elettrico e topping ideati dallo chef Igor Sangilles. Lo spunto potrebbe essere buono, ma la strada è ancora lunga. Ciò che esce dal forno risulta infatti slegato da ciò che viene aggiunto in cucina, sia dal punto di vista del gusto che delle consistenze. Inoltre i due passaggi causano l'arrivo al tavolo del piatto quasi freddo. Durante l'anteprima riservata alla stampa, la millefoglie di verdure, ispirata dallo strabordante ossequio alla cucina vegetariana, è di poco sapore e l'aggiunta a coprirla della cialda di Parmigiano ne stravolge la sapidità.
Capitolo pizze tradizionali scritto meglio, anche se Milano accoglie già altre pizzerie gourmet e per fare la differenza ci vuole una marcia in più, che qui non c'è ancora. Da sottolineare con grande plauso la scelta degli ingredienti, presidi Slowfood o direttamente provenienti dai fornitori campani di famiglia. Super i pomodorini gialli che che campeggiano sulla classica pizza che però non nasconde una base troppo acquosa.
Il locale è luminoso, piacevole e ben arredato, pregevoli i sottopiatti dedicati in maiolica napoletana, come il forno della pizza che merita la foto di rito. Insomma, in attesa di un necessario aggiustamento del tiro e di frigoriferi funzionanti (il vino bianco non era disponibile) per godere dell'arte di Giuseppe Vesi torniamo a via dei Tribunali. Per Milano attendiamo il match di ritorno.
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di Andrea Radic
vicedirettore
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