Roséxpo, cala il sipario
e si fa il punto
I rosati necessitano
di una Doc dedicata
Roséxpo ha fatto il punto della situazione sulle vendite dei rosati, chiarendo che il futuro di questa tipologia dipende dal passaggio da moda a denominazione. Per la prossima edizione si vuole puntare più sull'estero
Chiude Roséxpo, e per l'occasione si tirano le somme e si indaga il mercato dei rosati. Il vino rosato non è più “donna”, ma piace proprio a tutti. La notizia arriva da Lecce dove per il quarto anno consecutivo si è celebrato Roséxpo il salone internazionale dei vini rosati. Secondo un’indagine condotta da Nomisma Wine Monitor comprano rosè le donne per il 73% e gli uomini per il 67%. Una passione che si sta unificando ma che ancora oggi non raggiunge gli standard della cugina Francia dove la Provenza resta il maggior attrattore per i winelovers.
«Grazie a Tannico Intelligence - ha spiegato nel corso del convegno Marco Magnacavallo - è possibile stigmatizzare un andamento e targhettizzarlo. Una vendita, quella dei rosati, che inizia a liberarsi dalla naturale stagionalità e che registra un picco di vendite per i vini di Provenza (20%) ai quali seguono proprio quelli della Puglia (17%); a seguire Sicilia (14%), Abruzzo (11%), Sardegna e alto Adige (9%), Lombardia e Toscana all’8% e fanalino di coda la Campania con il 4%. I rosati, sempre dallo studio dei dati di Tannico, sono il vino delle fasce più adulte. Lo acquistato poco i più giovani mentre è più presente nel carrello virtuale di chi ha più di 55 anni».
Diverso, invece, l’impatto sulle tavole dei ristoranti, dove secondo l’esperienza di Enrico Pierri, titolare del noto ristorante Il San Lorenzo di Roma, «sono i giovani dai 30 ai 35 anni a spendere più denaro per acquistare una bottiglia di vino importante, perché acquistano ciò che conoscono». E ha chiosato Massimo Maccianti, direttore generale di Vino & Design «se il mercato non conosce un vino è perché il produttore non conosce il mercato».
Ma da cosa dipende l’acquisto di una bottiglia? A spiegarlo il professor Vincenzo Russo dello Iulm di Milano che sulle emozioni che provoca un vino ci ha fondato i suoi studi universitari. «La decisione di acquisto di una marca di vino in enoteca, al supermercato, al ristorante o sul web - ha detto il professor Russo - è guidata spesso da “scorciatoie”, ovvero da esperienze pregresse o da meccanismi di facilitazione della decisione (la marca, il prezzo, l’etichetta, la bottiglia)». Da dove ripartire allora? «Colore, bottiglia etichetta» ha suggerito Pierri e un giusto equilibrio tra corretti investimenti sulla comunicazione senza perdere una antica tradizione che però deve imparare a leggere l’evoluzione del mercato e i suoi target di riferimento.
Roséxpo, oltre alle riflessioni sui canali di marketing e di promozione, è stata festa del vino rosè. Più di 190 etichette provenienti da diversi Paesi. Sono state 91 le aziende vitivinicole italiane che hanno partecipato alla due giorni di intensi banchi d’assaggio e ben 49 le aziende straniere che dall’Australia alla Moldavia hanno portato la loro identità e la loro storia.
Preziosa anche quest’anno la collaborazione con il Concours mondiale de Bruxelles, ma anche la collaborazione avviata con brand importanti della distribuzione che sono stati intermediari con i vini del mondo, da Vino&Design a Velier, da Gaja a Les Caves des Pirenes, da Food & Beverage a Vranken Pommery Italia, «proprio per dare un carattere di internazionalità a una manifestazione che non vuole fermarsi nei confini provinciali - ha detto Ilaria Donateo - ma che al contrario vuole stimolare il continuo confronto sia nei banchi d’assaggio sia nei seminari di degustazione che costituiscono un momento privilegiato di approfondimento».
Chiuso, intanto, il bilancio della quarta edizione di Roséxpo, già si delinea il progetto per il 2018. «Vogliamo confrontarci sempre più con l’estero - conclude Ilaria Donateo - e già da subito avvieremo dei contatti per portare a Lecce giornalisti stranieri». Quindi, appuntamento dal 15 al 17 giugno 2018 a Lecce con il Salone internazionale dei vini rosati.
Articolo pubblicato inizialmente il 9 giugno, aggiornato alla chiusura della manifestazione il 15 giugno.
Per informazioni:
www.rosexpo.it
www.degustosalento.it
«Grazie a Tannico Intelligence - ha spiegato nel corso del convegno Marco Magnacavallo - è possibile stigmatizzare un andamento e targhettizzarlo. Una vendita, quella dei rosati, che inizia a liberarsi dalla naturale stagionalità e che registra un picco di vendite per i vini di Provenza (20%) ai quali seguono proprio quelli della Puglia (17%); a seguire Sicilia (14%), Abruzzo (11%), Sardegna e alto Adige (9%), Lombardia e Toscana all’8% e fanalino di coda la Campania con il 4%. I rosati, sempre dallo studio dei dati di Tannico, sono il vino delle fasce più adulte. Lo acquistato poco i più giovani mentre è più presente nel carrello virtuale di chi ha più di 55 anni».
Diverso, invece, l’impatto sulle tavole dei ristoranti, dove secondo l’esperienza di Enrico Pierri, titolare del noto ristorante Il San Lorenzo di Roma, «sono i giovani dai 30 ai 35 anni a spendere più denaro per acquistare una bottiglia di vino importante, perché acquistano ciò che conoscono». E ha chiosato Massimo Maccianti, direttore generale di Vino & Design «se il mercato non conosce un vino è perché il produttore non conosce il mercato».
Ma da cosa dipende l’acquisto di una bottiglia? A spiegarlo il professor Vincenzo Russo dello Iulm di Milano che sulle emozioni che provoca un vino ci ha fondato i suoi studi universitari. «La decisione di acquisto di una marca di vino in enoteca, al supermercato, al ristorante o sul web - ha detto il professor Russo - è guidata spesso da “scorciatoie”, ovvero da esperienze pregresse o da meccanismi di facilitazione della decisione (la marca, il prezzo, l’etichetta, la bottiglia)». Da dove ripartire allora? «Colore, bottiglia etichetta» ha suggerito Pierri e un giusto equilibrio tra corretti investimenti sulla comunicazione senza perdere una antica tradizione che però deve imparare a leggere l’evoluzione del mercato e i suoi target di riferimento.
Roséxpo, oltre alle riflessioni sui canali di marketing e di promozione, è stata festa del vino rosè. Più di 190 etichette provenienti da diversi Paesi. Sono state 91 le aziende vitivinicole italiane che hanno partecipato alla due giorni di intensi banchi d’assaggio e ben 49 le aziende straniere che dall’Australia alla Moldavia hanno portato la loro identità e la loro storia.
Preziosa anche quest’anno la collaborazione con il Concours mondiale de Bruxelles, ma anche la collaborazione avviata con brand importanti della distribuzione che sono stati intermediari con i vini del mondo, da Vino&Design a Velier, da Gaja a Les Caves des Pirenes, da Food & Beverage a Vranken Pommery Italia, «proprio per dare un carattere di internazionalità a una manifestazione che non vuole fermarsi nei confini provinciali - ha detto Ilaria Donateo - ma che al contrario vuole stimolare il continuo confronto sia nei banchi d’assaggio sia nei seminari di degustazione che costituiscono un momento privilegiato di approfondimento».
Chiuso, intanto, il bilancio della quarta edizione di Roséxpo, già si delinea il progetto per il 2018. «Vogliamo confrontarci sempre più con l’estero - conclude Ilaria Donateo - e già da subito avvieremo dei contatti per portare a Lecce giornalisti stranieri». Quindi, appuntamento dal 15 al 17 giugno 2018 a Lecce con il Salone internazionale dei vini rosati.
Articolo pubblicato inizialmente il 9 giugno, aggiornato alla chiusura della manifestazione il 15 giugno.
Per informazioni:
www.rosexpo.it
www.degustosalento.it
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