Il complesso marmoreo,
opera di Gagini
Patrimonio
rinascimentale
in restauro
Due splendide statue marmoree rinascimentali, opera di Antonello Gagini, sono in corso di restauro a Bagaldi in Calabria, grazie al lavoro di Pasquale Faenza e degli studenti della scuola dell'Aquila
La Chiesa di San Teodoro Martire di Bagaladi, piccolo centro all'interno del Parco Nazionale dell'Aspromonte, custodisce lo splendido complesso scultoreo della Santissima Annunciazione datato 1504 e attribuito ad Antonello Gagini. Pasquale Faenza, restauratore e storico dell'arte, sta lavorando al recupero delle splendide statue marmoree, anche grazie al contributo degli studenti dell'Accademia di Restauro dell'Aquila, per restiruirle alla fruizione dei visitatori entro la fine di settembre.
«Una delle opere più importanti del rinascimento del sud Italia - spiega Pasquale Faenza - gioiello del patrimonio calabrese, sulla quale stiamo lavorando con dettagliate analisi per quanto riguarda i materiali, le tecniche e i problemi conservativi».
Gagini fu un artista formatosi alle scuole fiorentine, probabilmente con Benedetto da Maiano e con tutto ciò che dell'arte fiorentina arrivava in Calabria alla fine del '400, senza escludere suoi trascorsi con Brunelleschi e a Roma con lo stesso Michelangelo. Il gruppo marmoreo è di eccezionale fattura, ritrae le figure della Madonna e dell’Angelo a grandezza naturale poste a destra e a sinistra di un leggio e sovrastato da un bassorilievo incassato nella parete. Tardo gotica la Madonna e già rinascimentale l'Arcangelo.
Il committente dell'opera fu Jacopo Verduci, un prete greco che scelse un artista fiorentino rinascimentale in un momento in cui la Calabria era ancora fortemente grecanica e caratterizzata da arte bizantina. Una sorta di ibridismo culturale, un territorio che dialoga tra cultura latina e greca. Il gruppo marmoreo è realizzato in marmo bianco di Carrara e conquista il visitatore sia per le notevoli dimensioni, sia per il pregnante misticismo che le due statue esprimono con un notevole gioco di sguardi ed espressioni.
«Abbiamo scoperto, grazie al restauro - aggiunge Faenza - anche l'utilizzo delle tinte indaco e cinabro passati con degli olii, una tecnica innovativa».
«Una delle opere più importanti del rinascimento del sud Italia - spiega Pasquale Faenza - gioiello del patrimonio calabrese, sulla quale stiamo lavorando con dettagliate analisi per quanto riguarda i materiali, le tecniche e i problemi conservativi».
Gagini fu un artista formatosi alle scuole fiorentine, probabilmente con Benedetto da Maiano e con tutto ciò che dell'arte fiorentina arrivava in Calabria alla fine del '400, senza escludere suoi trascorsi con Brunelleschi e a Roma con lo stesso Michelangelo. Il gruppo marmoreo è di eccezionale fattura, ritrae le figure della Madonna e dell’Angelo a grandezza naturale poste a destra e a sinistra di un leggio e sovrastato da un bassorilievo incassato nella parete. Tardo gotica la Madonna e già rinascimentale l'Arcangelo.
Il committente dell'opera fu Jacopo Verduci, un prete greco che scelse un artista fiorentino rinascimentale in un momento in cui la Calabria era ancora fortemente grecanica e caratterizzata da arte bizantina. Una sorta di ibridismo culturale, un territorio che dialoga tra cultura latina e greca. Il gruppo marmoreo è realizzato in marmo bianco di Carrara e conquista il visitatore sia per le notevoli dimensioni, sia per il pregnante misticismo che le due statue esprimono con un notevole gioco di sguardi ed espressioni.
«Abbiamo scoperto, grazie al restauro - aggiunge Faenza - anche l'utilizzo delle tinte indaco e cinabro passati con degli olii, una tecnica innovativa».
di Andrea Radic
vicedirettore
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