Deidda (Fipe):
«Somministrare
cibo deve avere
regole uguali
per tutti»
«Stesso mercato, stesse regole». Il vicepresidente di Fipe - Federazione italiana pubblici esercizi Giancarlo Deidda torna sulla questione “somministrazione di cibo” approfondendola.
La discussione è sorta nel momento in cui il Consiglio di Stato ha emesso una sentenza che consente a locali come una gelateria di disporre di sedie e tavolini, nonostante l’assenza di personale predisposto. La questione appare tecnica, ma è piuttosto semplice e concreta: un conto è somministrare cibo o bevande, ovvero servirle al cliente per un consumo che non avviene nell’area di quello stesso locale; un conto è essere un pubblico esercizio che, oltre a somministrare cibo e bevande, predispone anche dei servizi per garantire alla clientela il consumo in loco.La partita si gioca nelle regole e, appunto, nei doveri del locale in oggetto tra divieti di somministrazione ai minori, obbligo di avere personale per il servizio, obbligo di avere i servizi igienici e molte altre clausole più tecniche a cui adempire. Chiaro che se una gelateria può offrire un “servizio” come tavolini e sedie senza però tenere conto degli obblighi, genera una sorta di concorrenza sleale nei confronti di quei pubblici esercizi che hanno lo stesso servizio, ma supportato dalle regole (e dai costi) di cui sopra.
Giancarlo Deidda
«Credo che non sia la presenza o meno di un cameriere a fare la differenza tra un locale di pubblico esercizio e un altro luogo dove si consumano cibi e bevande - ha detto Deidda - ma sia ben altro. Non è corretto in questo momento creare delle differenze; perchè le leggi non riguardano anche chi vuole in qualche modo entrare nel mercato della somministrazione? Perchè non dovrebbero valere per loro anche le norme sulla sorvegliabilità? Perchè non dovrebbe valere - come per i nostri esercizi - gli obblighi di non servire ai minori di 18 anni? E poi l'avere i bagni a disposizione dei clienti nei locali dove avviene la somministrazione di alimenti e bevande. Ridurre tutto alla presenza o meno di personale vuol dire che stiamo tendendo a fare della nostra grande attrattiva gastronomica, che passa attraverso la ristorazione e i bar di qualità, ad un processo di dequalificazione del sistema. Diventiamo tutti alimentaristi o altro».
In chiusura, Deidda tiene a sottolineare: «Non siamo contro ad un’evoluzione del sistema, ma se le regole dove si fa la somministrazione passano per quelle norme che noi dobbiamo rispettare, chiunque fa la somministrazione - assistita o non assistita - deve rispettarle».
di Federico Biffignandi
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