martedì 21 ottobre 2025

Il caffè che si beve come un vino

 

Specialty coffee, il caffè 

che si beve come un vino: 

la rivoluzione in tazzina

Lo specialty coffee è una rivoluzione culturale che unisce qualità, sostenibilità e storytelling. Dai microlotti alle torrefazioni italiane, conquista giovani e fine dining con aromi unici e un’esperienza sensoriale

    

Non è solo una moda importata dal Nord Europa: lo specialty coffee è un vero e proprio movimento culturale che coinvolge torrefattori, baristi, coltivatori e consumatori consapevoli. Un nuovo modo di pensare il caffè, dalla pianta alla tazzina.

Specialty coffee, il caffè che si beve come un vino: la rivoluzione in tazzina

Il metodo V60, uno dei simboli dello specialty coffee, esalta gli aromi unici della materia prima

A coniare il termine fu Erna Knutsen (1921-2018), pioniera norvegese che nel 1974, sulle pagine di Tea & Coffee Trade Journal, diede un nome a una nuova filosofia del gusto e della qualità.

Cosa significa davvero specialty coffee

Ma cosa si intende esattamente per specialty coffee? Si tratta di un caffè tracciabile e di qualità superiore, valutato secondo un rigoroso protocollo della Specialty Coffee Association (SCA), che assegna il titolo solo a caffè che superano gli 80 punti su 100.

Specialty coffee, il caffè che si beve come un vino: la rivoluzione in tazzina

Lo specialty coffee nasce da piccoli produttori e microlotti, con attenzione alla sostenibilità

La materia prima proviene da arabiche selezionate, spesso coltivate in microlotti da piccoli produttori, con grande attenzione alla sostenibilità e al rispetto del terroir. La tostatura, mai aggressiva, è pensata per esaltare aromi e caratteristiche uniche.

I metodi di estrazione e degustazione

Lo si gusta in filtro, utilizzando metodi di estrazione manuale come V60, Aeropress, French Press, o nella variante a freddo del cold brew. Ma soprattutto, si racconta: ogni tazza custodisce una storia, un’origine, un volto.

Perché conquista i consumatori

Perché è sostenibile: garantisce prezzi equi ai coltivatori e spesso nasce da agricoltura biologica.
Perché è esperienziale: si degusta come un vino, andando alla ricerca di note fruttate, floreali, speziate, mai standardizzate.
Perché è narrativo: parla di luoghi, cooperative, metodi.
E perché dialoga con i giovani, che lo amano per la sua estetica instagrammabile, l’anima etica e il respiro internazionale.

I grandi marchi e lo specialty coffee in Italia

Anche i grandi brand del settore si stanno avvicinando al mondo specialty.

  • Lavazza, con la collezione 1895 Coffee Designers, propone miscele da degustare nel flagship store torinese di San Tommaso 10 o presso Guido Gobino.

  • Costadoro offre una gamma dedicata - tra cui Humura Rwanda, Perù Juan e Messico Crux - disponibili per espresso, filtro o moka.

  • Caffè Vergnano, storica torrefazione fondata a Chieri nel 1882, ha inserito selezioni monorigine di alta qualità nella linea 1882, con crescente attenzione alla filiera trasparente e al profilo sensoriale.

  • Kimbo ha lanciato una linea premium, la Sapiente, disponibile online, che include anche miscele sorprendenti come Stupore, 100% Robusta.

Anche Tuttocapsule, brand italiano specializzato nella distribuzione di caffè porzionato, ha introdotto grazie a Ialty gli Specialty Coffee by Pagliero-Roasted in Barolo: due monorigine provenienti da Brasile e Perù.

Specialty coffee e nuove generazioni

In Italia, patria dell’espresso e della moka, lo specialty coffee si sta radicando soprattutto grazie alle nuove generazioni di baristi e torrefattori.

Specialty coffee, il caffè che si beve come un vino: la rivoluzione in tazzina

Il cold brew rappresenta il lato fresco e innovativo dello specialty coffee

Città come Milano, Torino, Roma, Firenze e Napoli ospitano una rete di coffee shop indipendenti che promuovono un’idea di caffè più lenta, consapevole e artigianale, in dialogo con il mondo del vino.

Specialty coffee e fine dining

Non solo coffee shop: anche i ristoranti fine dining cominciano a proporre specialty coffee in pairing con dessert o, in modo ancora più creativo, in abbinamento salato.

Segno che la rivoluzione in tazzina è appena cominciata.

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