Il mondo sta vivendo una fase di estrema fragilità, nel quale l’Italia ricopre un ruolo molto più grande e importante dello stretto stivale che vediamo sulla cartina, fondato e cresciuto nel tempo sulla qualità che il Paese ha saputo esprimere in ogni campo, compresi ristorazione e accoglienza. Dovremmo essere orgogliosi di tutti questo, mentre, invece, soffriamo da tempo di una negatività diffusa che avvelena, alimenta pessimismo, impigrisce e frena le ambizioni, portando a sottovalutare capacità e potenzialità che abbiamo in ogni campo, con la conseguenza di alimentare flusso migratorio di oltre 700mila giovani che hanno lasciato l’italia, nella quale non vedono alcun futuro.
Una seria sconfitta a cui noi non possiamo assistere da testimoni impotenti. Dobbiamo invertire questa tendenza. Serve tornare a credere e voler bene all’Italia e dobbiamo offrire alle prossime generazioni il piacere di vivere in questo Paese, le opportunità di lavorare e di credere nella grandezza italiana, evitando di contrapporsi su ogni dettaglio, perdendo la visione complessiva e unitaria del nostro futuro.
L’Italia occupa soltanto lo 0,53% della superficie mondiale, ma accoglie una fetta molto più grande delle bellezze culturali del mondo: basti pensare ai 4.492 siti museali. Per stare in campo enogastronomico, abbiamo eccellenze uniche: 1.100 vitigni riconosciuti, 538 cultivar di olive, l’aceto balsamico, formaggi e salumi straordinari, il tartufo e lo zafferano e ora riusciamo anche ad esportare il caviale. Abbiamo, oltre a questo, la lingua più bella e ricca del mondo, artigiani capaci di produrre tessuti, con i quali la moda italiana ha conquistato i mercati di tutto il mondo. E una ristorazione amata e copiata in tutto il mondo. In generale, abbiamo a disposizione un arsenale socio culturale senza paragoni che testimonia la grandezza dell’Italia, che noi per primi non sempre riconosciamo.
Occorre allora tornare a credere in noi stessi. Nella nostra storia, nella nostra cultura, nelle nostre arti e nei nostri mestieri. Rimettere al centro l’uomo, la persona, la genialità e la purezza dei nostri ragazzi. Dobbiamo restituire loro il sogno del futuro e non essere pessimisti: dipende solo da noi.
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